26 Marzo 2022

Loro lo sanno

di Paola Mammani


La maggioranza dei politici, dei giornalisti e di tutti quelli impegnati a fare opinione pubblica, continua e intensifica i toni cupi e violenti della polemica contro quanti si sforzano di capire che cosa si sarebbe potuto fare per evitare l’orribile aggressione di Putin all’Ucraina e che cosa sarebbe possibile fare per trovare una soluzione al conflitto. E inoltre, se si sarebbe dovuto evitare l’invio di armi all’Ucraina, per non dire del repentino progetto di riarmo dell’Europa. Comincio a pensare che l’obiettivo di tanto accanimento, sempre unito a gran sfoggio di erudizione, sia la gente comune, la maggioranza, milioni di donne e uomini pochissimo convinti della giustezza di quanto sta avvenendo. È il loro giudizio che deve essere screditato come quello di opinionisti della domenica, strateghi da bar e via insultando. Sono da intimidire, dovrebbero sentirsi inadeguati, inesperti, mai abbastanza informati. Serve questo svilimento e disprezzo di tipo culturale, pseudo-intellettuale, per invalidare il sentire profondo di una popolazione mediamente acculturata e infelicemente consapevole di avere pochi strumenti per incidere sulla dura realtà di questo momento. Chi può e vuole aiutare le vittime dell’aggressione sa come farlo e sa a chi rivolgersi. Ma quel 78% di intervistati dall’Ipsos* che «[…] ritiene che dovremmo evitare a ogni costo l’entrata in guerra dell’Italia […]» è sul piano della politica che sente di riuscire a contare poco o nulla. Ancora l’Ipsos: «[…] intervenire indirettamente a fianco dell’Ucraina inviando armi sarebbe, per il 35% degli italiani, rispettoso dell’articolo 11 della Costituzione Italiana, invece, per il 36% non lo sarebbe. In questo caso, il 29% degli intervistati non si esprime». Sospetto che politici, giornalisti, esperti vari sappiano bene che cosa pensa il 29% che non si esprime.

Siamo milioni, intenti a pensare più o meno alla stessa cosa, a come uscire dall’angolo di questa brutta storia. Prima o poi potrebbe arrivare l’idea giusta e per questo hanno lanciato una preventiva campagna d’attacco. Loro, i politici, gli esperti, lo sanno che mai come ora ci sono apparsi inadeguati e perfino incolti. Chi mai vorrebbe un primo ministro che parla della pace come di un’illusione e che invita i politici a tirar dritto su opinioni, pareri, posizioni assunte in un passato anche recente, nei riguardi di Putin e della Russia? Come se tale discussione pubblica fosse un inutile attardarsi invece che un’occasione politica per elaborare analisi e proposte.

Loro lo sanno che potremmo sul serio cominciare a dirgli che stanno decidendo di cose per cui non hanno alcun mandato. Potremmo sul serio dichiarargli la guerra e cominciare a porle noi le condizioni per rimanere nell’Unione europea e nella Nato, con buona pace di Draghi e di Letta.

Qualche esempio: non si entra nell’Unione europea se si pratica la Gpa, come in Ucraina, o con una Costituzione che permette di inquadrare in un esercito regolare una formazione nazista come il battaglione Azov. Oppure: esce immediatamente dall’Unione europea chi tratta l’aborto come fa la Polonia ed esce dalla Nato chi attua legislazioni simili, come molti stati degli USA. E potrei continuare, potremmo e potremo! Se assumeremo il senso della vita della maggior parte delle donne come metro per decidere delle cose che contano. È a donne riunite che Papa Francesco ha espresso il suo giudizio inappellabile sul riarmo: la pazzia!

Penso che la metafora della guerra sia linguisticamente efficace per dar conto della volontà che si apra un conflitto politico duraturo e irreversibile, come mi auguro avvenga.


(*) https://www.ipsos.com/it-it/guerra-russia-ucraina-sondaggi-ultime-notizie-monitoraggio-ipsos-opinioni-italia


(www.libreriadelledonne.it, 26 marzo 2022)

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