12 Ottobre 2017

Lui non ci sta. Messaggio di un uomo a Umberto Varischio, Pietro Grasso e Paolo Di Paolo 

di Edoardo Botteri

Tre uomini hanno di recente preso posizione contro la violenza degli uomini sulle donne: Varischio sul sito della Libreria delle donne, Grasso in TV e Di Paolo sull’Espresso. Il loro è un mea culpa unanime che si può riassumere in un concetto: ogni uomo è corresponsabile della violenza maschile sulle donne, anche se non la agisce in prima persona. Grasso chiede scusa a nome di tutti gli uomini per l’ennesimo femminicidio. Varischio scrive: “sono corresponsabile delle violenze agite da altri perché maschio”. Di Paolo suggerisce che anche l’uomo più mansueto fa violenza sulle donne.

Ogni uomo, quindi, è colpevole in quanto uomo? Io mi sottraggo volentieri al senso di colpa, perché è un sentimento depressivo che mi opprime e limita il mio agire. La violenza che gli uomini fanno sulle donne non mi fa sentire corresponsabile, bensì responsabile di migliorare le cose: riconoscendo i miei atti di violenza, interrogandomi sui motivi di quegli atti e cercando il confronto con uomini e donne per educarmi alle relazioni. Liberiamoci dai sensi di colpa, e non inculchiamone di nuovi in chi non ne ha, soprattutto nei giovani maschi, che non devono chiedere scusa per essere maschi, ma devono sentirsi liberi e forti per poter operare un cambio di civiltà.

La violenza è l’ombra della forza, e ogni uomo che voglia sentirsi libero deve lottare affinché l’ombra non prenda il sopravvento. E’ un conflitto interiore, più presente negli uomini che nelle donne, forse per biologia o per storia, o per entrambe. Ma non è gusto dire che io e uno stupratore siamo corresponsabili della violenza agita da lui, io e lui condividiamo il rischio di arrendersi all’ombra.

Grasso dice che il problema della violenza maschile sulle donne parte dagli uomini e solo gli uomini possono risolverlo. Io penso invece che non si possa fare a meno del coinvolgimento delle donne, non solo in quanto vittime di violenza e portatrici di esperienze e saperi imprescindibili, ma anche in quanto soggetti di ogni relazione uomo-donna, violenta oppure no. Mi trovo infatti d’accordo con Melandri quando scrive che la violenza c’entra con l’amore “[…] per tutte le ambiguità e contraddizioni che si porta dietro, così come c’entra una fragilità maschile che va interrogata alla luce della consapevolezza nuova che abbiamo oggi di un potere – dell’uomo sulla donna – innestato e confuso profondamente con le esperienze più intime, come la sessualità, la maternità, i legami famigliari. […] Possessività e paura degli abbandoni nell’amore non sono solo dell’immaturità maschile, ma di entrambi i sessi”. Parlare di intreccio fra amore e sopruso non significa fornire un alibi alla violenza maschile, ma significa andare alla radice del problema per affrontarlo in modo efficace. Uomini e donne insieme.

(www.libreriadelledonne.it, 12 ottobre 2017)
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