14 Aprile 2020

L’uscita delle donne dalla violenza domestica e dalla prostituzione: il dopo è ora

di Paola Mammani


Il calo di denunce, di segnalazioni a carabinieri e polizia, sms di donne che comunicano di essere nell’impossibilità di telefonare a motivo del controllo ininterrotto dei partner, fanno ipotizzare il peggio quanto a violenza degli uomini chiusi in casa con donne e bambini.

Viene da battere le mani alla fine della lettura dell’articolo di Annarosa Buttarelli pubblicato sulla 27esima ora del 6 aprile e reperibile su questo sito (v. anche l’articolo di Teresa Manente Non ne sarei uscita viva). Si festeggia l’allontanamento d’urgenza degli uomini violenti, i maltrattanti, dalle case dove hanno perseguitato donne, figlie e figli, che possono invece rimanere lì e tornare a vivere e a respirare liberamente.

Battiamo le mani al giudice che ha fatto uso di strumenti legislativi spesso ignorati, per allontanare di casa l’aspirante assassino, le battiamo a tutte quelle che hanno chiesto con forza che siano reperiti alloggi dove confinare i maltrattanti, ora che decine di alberghi sono vuoti.

Ma, lo sa Annarosa e lo sappiamo tutte, le donne che se ne occupano ce l’hanno detto, il più delle volte questa non è una strada praticabile. Non solo perché lor signori ritornano – nel passato anche il braccialetto elettronico non è bastato, sono riusciti talvolta a rintracciare le donne perfino negli alloggi segreti – ma anche perché spesso hanno compari, padri, fratelli che abitano sopra, sotto, a fianco della loro famiglia e sono della loro stessa pasta: pronti a prenderne il posto, a vessare la donna che ha denunciato il congiunto. L’unica via d’uscita allora è la fuga delle donne.

È per questo che ho ascoltato con interesse le richieste che Laura Boldrini, Lucia Annibali e altre hanno rivolto, durante il question time alla Camera di mercoledì 8 aprile, alla ministra Bonetti che si è detta impegnata a realizzarle: reperire al più presto alloggi per donne e bambini, ponendo fine alla scarsità di luoghi sicuri in cui ospitare le donne che lasciano la casa coniugale. E poi far arrivare ai centri antiviolenza non solo i fondi in bilancio per il 2019 (è la solita, triste storia dei fondi statali che arrivano dopo anni) ma anche inviare direttamente ai centri, i fondi previsti per il 2020, superando il passaggio per le Regioni.

Se le donne non possono uscire facilmente di casa, se possono portare con sé solo un bambino, e magari ne hanno più d’uno, è improbabile che fuggano proprio ora, ma proprio ora è essenziale riaffermarlo: è necessario che vi siano alloggi a sufficienza per le donne e le loro creature – a Berlino in questi giorni hanno requisito due alberghi a questo fine – e che i soldi non incappino nella burocrazia regionale!

E già che ci siamo – chiedo a quelle che sanno e hanno già percorso queste strade – non si potrebbe approfittare della contingenza per pretendere che sia avviata una campagna di invito alle donne ad uscire dalla prostituzione, garantendo loro un alloggio sicuro e degna accoglienza, permesso di soggiorno compreso, se necessario?

È ora il dopo, è ora o non è. Annarosa lo dice bene, sempre sulla 27esima ora, nell’articolo precedente, quello del 27 marzo, dedicato allo stesso tema, in cui denuncia la retorica del nulla sarà più come prima. Le trasformazioni o si vedono ora o non ci saranno. Sono d’accordo. Sull’imprevisto nulla possiamo, ma su quel che sappiamo della realtà, è ora che bisogna intervenire. Questi tempi, così tristi per la malattia e la morte che colpisce, possono essere un’occasione – anche questo si ripete, spero non invano – perciò mi auguro che le donne che sanno, dicano ora il più possibile, invochino ora ipoteche sulle attività che stanno per riprendere, sui finanziamenti che stanno per arrivare e lo facciano a voce forte e chiara.


(www.libreriadelledonne.it, 14 aprile 2020)

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