10 Settembre 2020

Maria, la flautista magica di Minsk

di Laura Minguzzi


Maria Kolésnikova è una flautista e una donna politicamente impegnata. Presidente di un Circolo Culturale di Minsk, oggi è detenuta nella regione di Gomel. È stata arrestata dalle guardie di frontiera di Mozyr. Una fonte citata dall’agenzia Interfax-Ukraina dice che non ha attraversato la frontiera ucraina perché durante «il tentativo di deportazione di fatto all’estero contro la sua volontà ha strappato il passaporto». Maria è stata la responsabile della campagna elettorale di Viktor Babáriko, prima che fosse arrestato, poi stretta collaboratrice di Svetlana Tikhanóvskaja, candidata alle elezioni presidenziali del 9 agosto e reale vincitrice, costretta a riparare in Lituania l’11 agosto. Donne che hanno fatto conoscere in tutto il mondo la Bielorussia, paese sconosciuto ai più, se non a chi ama l’arte perché a Vitebsk è nato Marc Chagall, diventata un’enclave del mondo ex-comunista, dopo la caduta del muro di Berlino. Donne protagoniste non per caso di una rivoluzione simbolica. Dico non per caso perché in passato forte è stata la presenza di donne che hanno governato la regione e ricordo la figura storica di Eufrosinja di Polozk, badessa di due monasteri, non dimenticata, essendo stata proclamata santa e protettrice del paese. Dopo lo scisma della Chiesa d’Oriente (1054) esercitò con autorità un ruolo politico di mediazione fra le due chiese con l’intento di non interrompere le relazioni e gli scambi fra cattolici e ortodossi.

La flautista Maria Kolésnikova si è fatta beffe della polizia di frontiera e dei residui sovietici della polizia di Stato (KGB) con una mossa semplice e per questo simbolica. Li ha spiazzati col suo gesto di fare in mille pezzi il passaporto, rendendo così impossibile la messinscena della fuga di un’oppositrice. È stato uno svelamento frutto di un’idea semplice ma efficace. Prendersi gioco della burocrazia, dell’identità è stata una schivata che solo una donna poteva fare. La libertà vale più dell’identità, una bella lezione di libertà e di autorità femminili. Le donne bielorusse in primo piano stanno lottando con azioni pacifiche ed efficaci, ispirate dalla forza che il popolo bielorusso infonde loro grazie anche alla durata delle manifestazioni pubbliche che dopo il risultato scontato delle elezioni farsa che il paese non riconosce, si avvicendano nelle strade e nelle piazze. Formano catene tenendosi per mano per chilometri e chilometri, si vestono di bianco, offrono fiori, non cedono alle provocazioni violente. Queste donne libere pensano a un paese libero da un dittatore che sta giocando alla guerra come se il patriarcato non fosse finito.

Nel frattempo, secondo le ultime notizie le autorità bielorusse hanno comunicato che Maria Kolésnikova deve rispondere dell’accusa di “tentato colpo di Stato”. Il Consiglio di Coordinamento dell’opposizione bielorussa al regime di Lukashenko è ridotto a un solo membro: in seguito agli arresti e alle fughe all’estero delle ultime settimane è rimasta la sola Svetlana Aleksiévich, premio Nobel per la letteratura nel 2015, che ha subito ieri un tentativo di irruzione nel suo appartamento di Minsk da parte di uomini mascherati. Per questo un gruppo di diplomatici europei è corso in aiuto della scrittrice. La ministra degli esteri svedese Ann Linde ha twittato un’immagine dell’autrice a casa sua circondata da diplomatici. «Le molestie, gli arresti e l’esilio forzato dell’opposizione in Bielorussia sono una grave violazione delle proteste pacifiche contro il regime bielorusso. Sono felice di condividere questa foto scattata a Minsk con Svetlana Aleksiévich circondata da diplomatici europei» ha scritto Linde.


(www.libreriadelledonne.it, 10 settembre 2020)

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