3 Novembre 2022

Nuovo fascismo o vecchio patriarcato?

di Umberto Varischio


I toni utilizzati e alcuni commenti – come, per esempio, quello di Radio Popolare di Milano in una corrispondenza serale da Roma sabato 23 ottobre – riguardanti l’elezione dei presidenti di Camera e Senato e l’incarico di presidente del Consiglio dei ministri dato a Giorgia Meloni, mi fanno pensare che in sottofondo ci sia la convinzione che si stia affermando una nuova forma di fascismo che si servirebbe di sovranismo e patriarcato.

Sono interpretazioni che mi lasciano molto perplesso: in primo luogo per il riferimento a una tragica epoca storica, che a differenza del periodo che stiamo vivendo, non si sostanziava solo di forme sociali e culturali, ma di specifiche strutture istituzionali e repressive che per il momento non sono all’orizzonte. Il fascismo come fenomeno storico e come l’abbiamo conosciuto nel secolo trascorso non è alle porte, e soprattutto non lo è nelle stesse forme di allora, anche se non possiamo fare a meno di preoccuparci di derive autoritarie e di criminalizzazione del diverso.

Sono, al contrario, convinto come veniva affermato nel Sottosopra del 1996, che «la fine del patriarcato non è e non sarà [certamente] una cosa da ridere», e che questo possa comportare, come scriveva Ida Dominijanni, la possibilità che «insieme ad esso crollino le strutture della vita associata che ad esso sono storicamente connesse; […] e che la virilità possa reagire in modo violento alla perdita del controllo sul corpo femminile». Ma quelli che stiamo osservando non sono i segnali di un nuovo totalitarismo, ma colpi di coda di un patriarcato alla fine, che è semmai la causa dello stato cose presenti, non uno strumento per realizzarlo.

Un patriarcato al suo termine come sistema di dominio degli uomini basato sul consenso, o sul silenzio-assenso, delle donne, che cerca di rivitalizzarsi basandosi sul profondo delle nostre emozioni e sentimenti di uomini, sulle pulsioni che anch’io, nel mio intimo, riconosco: una struttura sociale e di potere che di fronte alla molteplicità creativa e vitale che la libertà femminile rappresenta, cerca disperatamente di ricreare un ordine di vecchio stampo. Che può utilizzare anche richiami a forme politiche ormai centenarie, ma si sostanzia di queste pulsioni e si esprime, per esempio, a livello più generale, in Russia con il mito dell’uomo solo al comando e con la retorica guerrafondaia, ma anche in Ucraina con i continui richiami militaristi e con le parole d’ordine di eroismo, in Iran con la violenta e omicida repressione che tenta di negare la libertà alle donne, ma anche in Italia con la miseranda campagna elettorale che prima ha messo fortemente in dubbio la novità rappresentata da una probabile affermazione di una donna. Ed è in questo quadro che recentemente un patriarca in decadenza e un altro più giovane, ma che del primo sembra una caricatura in minore (entrambi emblemi del crollo del sistema sociale che rappresentano) hanno tentato di opporsi strenuamente a questa donna. Una donna che, certo, si nutre di cultura regressiva e reazionaria, e che per questo non mi piace assolutamente, ma che con il suo ruolo potrebbe promuovere in futuro, anche contro i suoi stessi desideri, la normalità di una donna ai massimi livelli decisionali anche in questo paese, segnando così un’indubbia novità sul piano simbolico. Una novità che viene contrastata non solo da un simbolico di stampo maschilista che cerca di negarla, ma anche attraverso strategie di contenimento o di paternalismo spinto, oltre che dalla stessa donna che la incarna, quando si nega in quanto portatrice di una differenza sessuale.

Mi chiedo se, invece di concentrarsi sulla denuncia continua del nuovo fascismo con modi che spesso originano dalla stessa matrice maschilista, come nel caso dell’appellarsi a una “vigilanza antifascista”, non sia il caso per noi uomini di costruire una “coscienza antipatriarcale” oppure una “consapevolezza antipatriarcale” che, oltre a prestare attenzione a (e contrastare) sviluppi legislativi e normativi nefasti che già stanno arrivando con il nuovo governo, prenda coscienza dei motivi profondi dei nostri comportamenti maschili. Non certo solo per descriverli e riconoscerli, ma per cambiarli.


(www.libreriadelledonne.it, 3 novembre 2022)

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