9 Gennaio 2020

Piazza Fontana non finisce il 12 dicembre

di Erika Zippilli e Luisa Muraro


Carissime,
raramente mi è capitato di trovarmi in disaccordo con Luisa Muraro. Tuttavia questa volta il suo articolo su Piazza Fontana qualche perplessità in me la suscita. Vi dico perché.
Luisa scrive che sostenere che la strage fu di Stato è una trappola nella quale siamo caduti, la strage fu in realtà opera dei fascisti veneti di Ordine nuovo.
Una trappola?
Io credo invece che fu proprio lo Stato intero, il suo Saragat, il suo Rumor, le sue questure, il suo PCI colpevolmente silente, la sua magistratura e le sue alleanze straniere e non “apparati deviati” a spostare il processo a Catanzaro, a spezzettarlo in tante inchieste diverse, a depistare per infine seppellirlo definitivamente a Bari dopo quarant’anni. Fu lo Stato a fabbricate i passaporti per consentire la fuga ai fascisti veneti. E oggi è ancora lo Stato ad equiparare la vedova dell’assassino alla vedova dell’assassinato per bocca di Mattarella (il quale, per la sua storia personale, non si sarebbe dovuto permettere tale ambiguità). Il dolore delle vedove sarà pure stato simile, ma i rispettivi mariti simili non lo furono davvero.
Se non fu lo Stato, allora dovremmo accettare che i fascisti veneti e Ordine Nuovo avevano un potere ben superiore allo Stato. Ergo, a partire dal 1969 l’Italia è da ritenersi uno stato fascista?

Un caro saluto e AUGURI di cose belle e buone per l’Anno 2020!
Erika Zippilli



Cara Erika Zippilli, tu cogli un punto importante della questione. Il libro del Corriere della sera, La strage di Piazza Fontana (che io critico per una certa reticenza) è accurato e così scrive nella Cronologia: giugno 1970 La casa editrice Samonà e Savelli pubblica La strage di Stato, autori Tizio Caio Sempronio, che sono dell’estrema sinistra, e altre persone mai identificate; il libro ottiene un grande successo di vendite (pp. 234-235). Alcuni hanno poi giustamente notato: ma quel libro svela cose che nel giugno 1970 nessuno poteva conoscere se non quelli che c’entravano in prima persona. Tizio Caio e Sempronio non hanno voluto dire la loro fonte. Chi poteva essere? Risposta: qualcuno che sapeva le cose e doveva offrire un bersaglio quasi vero e sicuramente attraente (cioè lo Stato) alla sinistra che non credeva nella versione ufficiale e poteva avvicinarsi troppo alla verità. Bisognava distrarci dalla ulteriore ricerca della verità e ci voleva qualcosa di convincente. Quale verità? A questo allude il titolo del mio articolo: si può dirla? potete dirla? Per quello che è sicuramente documentato, risulta a me che ci fu allora, all’interno dello Stato, un grave scontro la cui posta in gioco era l’ordinamento democratico costituzionale. Qui, secondo me (ma non sono certo la sola a pensarlo!) c’entrano gli Usa e la loro lotta accanita contro il comunismo e tutto quello che poteva portare in quella direzione, che non era per forza l’Unione Sovietica, ma era e rimane il superamento dell’economia sedicente liberale basata sul sedicente libero mercato (sul profitto). Possiamo dirlo? Solo così la strage di piazza Fontana diventerebbe parte di una ricostruzione sensata e convincente. Grazie di avermi dato l’occasione di tornare su quell’argomento,


Luisa Muraro


(www.libreriadelledonne.it, 9 gennaio 2020)

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