14 Marzo 2024

Rosella Cardano: gratitudine per la ricerca del senso libero di essere donna

di Luciana Tavernini


Ho conosciuto Rosella Cardano nel gennaio del 1990 nel gruppo Dalla relazione madre-figlia alla relazione tra donne che coordinavo all’Associazione Melusine. Nel gruppo ascoltava molto e parlava poco, mentre nella relazione con me, che si è protratta per diversi anni, si apriva. Leggeva molto, soprattutto libri di donne, partecipava agli incontri aperti alla Libreria delle donne e qualche sera si fermava a dormire da me. Cercava, come dice Luisa Muraro, di dare giorno per giorno un senso libero al suo essere donna e per farlo esplorava relazioni femminili. Per lei avevo scritto questa poesia:


– Rosa, Rosina, Rosella –

saltelli

su una corda tesa

impavida

contro il cielo vuoto,

canticchi

– sembra senza darci peso –

un mandala sottile

di parole

un labirinto azzurro

in filigrana

di cui cerchi la chiave.


Poi ho cambiato casa e ci siamo perse di vista. Lei continuava a seguire, attraverso la rivista Via Dogana e i libri che via via venivano pubblicati, le riflessioni sul presente che le donne della Libreria di Milano mettevano in circolo. Se ne nutriva e ha voluto dimostrare la sua riconoscenza lasciando la sua eredità i suoi “amatissimi libri” e la sua casa proprio alla Libreria, perché questo luogo di incontro aperto, di invenzione di pratiche di libertà femminile, di pensiero in presenza sul mondo possa, anche col suo aiuto, continuare a esistere. Lo ha fatto con l’aiuto di un’altra donna, la sua amica Anna Denes, da lei conosciuta fin dalla fine degli anni Settanta mentre preparava la tesi. Un modo generoso, come quello della scrittrice Bibi Tomasi, che con la sua eredità ha permesso la ristrutturazione della Libreria e al cui tavolo di lavoro parlano con noi le ospiti invitate negli incontri pubblici, non solo a partire dai libri che hanno scritto.

Rosella viveva a Galliate, vicino a Novara, dove era nata il 20 febbraio 1956, scriveva poesie che l’aiutavano a fermare il suo sentire e a rafforzare ciò che l’aiutava a vivere. Infatti scriveva: «Mi sento come Ipazia fatta a pezzi ho l’arma della poesia e della parola femminile». Negli ultimi anni ne aveva inviate alcune alla pagina facebook La biblioteca femminista, ora intitolata a Donatella Massara, una delle fondatrici che ci ha lasciate lo scorso settembre. Donatella, qualche mese dopo la morte di Rosella avvenuta il 22 agosto del 2021, le aveva pubblicate nel sito da lei curato Donne e conoscenza storica perché non si perdessero.

Tra queste il delicato Autoritratto in cui Rosella apre la descrizione di sé così: «Sensibile come rugiada su una foglia/ appena curva, me ne sto su un ramo/ di albicocco con sana ignoranza/ sudicio trastullo». Lei, che aveva studiato filosofia all’Università statale di Milano e aveva provato su di sé quello che nel libro Il piacere femminile è clitorideo la storica María-Milagros Rivera Garretas nomina come «violenza ermeneutica dell’Accademia», segnala come il restare presso di sé sia giudicato un «sudicio trastullo» e come le sia necessaria trovare «una lingua/ saliva d’amore più verbale» che riscatti l’infanzia e i suoi dolori. Da qui, nelle altre liriche si delinea un percorso in cui troviamo momenti di solitudine come in Crudele cecità dei parchi, di valorizzazione di sé come in Ali carnee infantili in cui si afferma «io, abbecedario gioioso del mio mondo/ amato» o di rapporto quasi mistico con la natura come in Quiete d’anima in cui il giallo di un campo di grano è «l’abbraccio solare/ che mi accarezza gli occhi/ nella penombra/che si chiama vita».

Sono otto poesie da leggere al link http://www.donneconoscenzastorica.it/2022/01/27/testi-politica-delle-donne-autoritratto-poesia-di-rosella-cardano/

Qui invece ne propongo alcune da lei copiate a macchina e su cui ritornava spesso correggendo.

Ci parlano di genealogia femminile, di piacere clitorideo, dell’amore che non nasconde l’orrore ma non ce ne rende succubi, della pace che si costruisce col lavoro sul simbolico.


A MIA NONNA

Eri la magnolia piena di sole,

golosa, bevevi la luce e l’ombra degli anni;

negli angoli bui di ancestrali cortili ti ubriacavi

di nenie profumate;

a chi passava accanto porgevi petali e colori che avevi dipinto

quando il cielo era più limpido e ancora non avevi

quel viso di bimba affamato di vita,

tra la pelle del viso caduta,

per la stanchezza di un dio persecutore in ombra straziata,

nel corpo a riccio, la tua ultima ribellione alla morte…

Eri la magnolia aperta alla risata, ora ti sento afferrare da

un lontanissimo sonno, gravidanza di un sogno mortale.

Al mistero io guardo e, ancora ti vedo in un angolo di vita

chiedere l’amore di figlia in figlia…


ANTILOGICA: LIBERTÀ VAGINALI

Tra le mie gambe

nonché nel mio umido pensiero sei perla

non ha sussiego, né urla da ossessa, sei…

Domandi timida, inquieta, forse smarrita, perché? Come?

Nel corallino mondo sei perla, spasimo di luce, scintilla istintuale…

Tra le mie gambe sussurri “ancora voglio vivere”

spensierata, paga di sole.

Dimenticare vuoi chi dall’intelletto e dalle sue alte sfere fa abuso

di infimo potere…


SPIRITUALITÀ

C’era un’ombra ad Auschwitz…

ma io sarò stella, cometa, futuro…

e sempre amore, amore, amore

in primavere, ancora.


PACE

A Luisa e alla cara Bibi Tomasi

Non più violenza,

la culla della poeta è allegria e mestizia,

così soave una forsizia

dice sì alla vita tra inverno e primavera.

Non più violenza,

ma penna per gli intrigati giorni

descrivere accennando,

così è la vita frastuono e silenzio, è alba è sera,

tempesta, arcobaleno, primavera…

Non più violenza,

ma miti le parole

giuochi, incanti e fole…

Ricordo ero un animale

barrivo col mio naso…

vezzosa mi inchinavo, in stelle birichine,

la culla della poeta è allegria e mestizia…

Ricordo è una vita, vita è ricordare…


(www.libreriadelledonne.it, 14 marzo 2024)

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