4 Marzo 2022

Russia-Ucraina: i nostri politici e i loro giornalisti, chiamiamoli con il loro nome

di Paola Mammani


Ho provato un grande disagio nell’ascoltare le dichiarazioni di quasi tutti i politici nostrani, sull’aggressione di Putin all’Ucraina. Sgomenti, accorati, come se non avessero nessuna parte nella vicenda. Eppure Sergio Romano, ex-ambasciatore presso la Nato e l’Unione Sovietica, da tempo addita le gravi responsabilità dell’Europa nel non contenere l’aggressione più o meno esplicita che l’ampliamento dell’Alleanza atlantica a tanti paesi dell’est europeo, ha rappresentato per la Russia. Lo dice da anni dalle pagine del Corriere*.  Negli ultimi giorni lo ha ripetuto su altri quotidiani,** il Corriere essendo più impegnato con le solite firme da prima pagina a stigmatizzare il comportamento di Putin e soprattutto, a me pare, a definire amici di Putin tutti coloro che si azzardano a dare credito a quelle riflessioni. Che sono state ripetute sabato scorso, 26 febbraio, sulle colonne de il Fatto Quotidiano, da Barbara Spinelli che ha indicato i punti essenziali della politica aggressiva ed imprevidente degli USA e degli stati europei, incapaci di trattare degnamente con la Russia e con Putin. Con questo dolendosi anche delle proprie posizioni assunte ai tempi della guerra nel Kosovo. E invece loro, no! Nessuno ha da rammaricarsi, da ravvedersi di alcunché. Quasi tutti indignati, a ripetere quanto sono bravi e buoni a condannare l’aggressore e ad essere al fianco degli aggrediti, ora anche con le armi, esplicitamente e alla luce del sole, con l’Europa intera. Ma loro erano lì, a ricoprire le più alte cariche nelle istituzioni europee, a presenziare nei governi e nel Parlamento nazionale per impedire tutto questo. Per trattare degnamente e proficuamente con il più grande stato confinante con l’Unione europea, cui tanti e profondi interessi ci legano. Erano là, sui quotidiani, con il potere della penna, per renderci avveduti del pericolo e per indicare rimedi in tempo utile e pretenderne l’attuazione.

Non ho nulla in contrario, in via di principio, a che le analisi di Romano e Spinelli, vengano discusse o anche smentite, ma mi piacerebbe sentire l’aspirazione a concepire una politica estera altra. Invece continuo a leggere le solite firme, di inguaribili ammalati di anticomunismo, di studiosi di storia per molti versi miti e cortesi, e di altri, variamente competenti, tutti dediti all’intemerata, perfino al dileggio fino alla ridicolizzazione di quanti cedono alla tentazione di cercare ragioni, spiegazioni, alle scelte di Putin. Tentare di individuare torti o responsabilità, Dio non voglia, nei comportamenti dell’Occidente, della UE, degli Usa o della Nato, sembra essere solo cialtronaggine o malafede. Come se non fosse sempre questa, l’unica sensata via d’uscita dalle difficoltà più gravi: guardare a quello che si può e si deve correggere, dal luogo in cui si è. Per dirla con le parole di Barbara Spinelli – Ammettere i nostri errori sarebbe un contributo non irrilevante alla pace che diciamo di volere -. O con quelle del premio nobel Giorgio Parisi che, ripercorrendo i rapporti est/ovest per la regolazione degli esperimenti nucleari, con evidente riferimento all’oggi, afferma– …se non si fa uno sforzo sincero per capire le ragioni dell’altro, è molto difficile arrivare ad un accordo che poi sia rispettato da tutte le parti… -.***

E invece i loro scritti sono zeppi di espressioni come “Zar folle”, “autocrate sempre più isolato e fuori controllo”, in una lunga giaculatoria di autoassoluzioni. Leggo con attenzione e tristezza le loro argomentazioni che hanno sempre il sapore di contro-argomentazioni – alla lettera, contro qualcuno, come per un regolamento di conti – e non riesco a liberarmi da una parola che mi assedia: guerrafondai. Un’esagerazione? Non mi pare, perché se con il pensiero e la penna non si cerca di trovare le ragioni e i motivi fondati che hanno innescato l’aggressione, sarà difficile individuarne una via d’uscita durevole.


* Russia e sanzioni, se la Nato diventa un ostacolo per l’Europa – di Sergio Romano
** Intervista a Sergio Romano: “L’Ucraina sia neutrale come la Svizzera”


(www.libreriadelledonne.it, 2 marzo 2022)

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