9 Agosto 2020

Salvare un attimo di meraviglia per la legge Zan

di Donatella Massara


Quando è circolata la notizia che stava per essere approvata una legge come quella Zan un attimo di stupore mi ha preso. Proprio un attimo. Di meraviglia. Poi mi sono rimessa in strada. Ma certo, con tutto il dibattito o meglio scontro che c’è stato sulla rete sui trans le trans sulla differenza sessuale piuttosto che di genere interviene anche il parlamento. Poi non ci sono stati i passi fatti per ottenere il matrimonio fra gente dello stesso sesso? È bastato un attimo e dalla legge per il divorzio a quella che permetteva l’aborto e quella faticosa contro la violenza sessuale ecco che siamo alla legge che condanna l’omotransfobia.

Il nostro parlamento ha visto grandi cambiamenti: svecchiamento anagrafico prima di tutto e poi una specie di sinistra -comunque una sinistra- al governo, con una presenza femminile che stranamente continua a essere scarsa anzi sempre meno significativa ecco non poteva che cimentarsi anche in una legge contro l’omotransfobia. Una volta le fobie le curavano le analisi adesso sono vietate per legge. È un mondo un poco strano che avanza. Un mondo però maschile. Maschile perché intorno al tema della sessualità c’è uno scontro fra maschi ai quali la parola delle donne non arriva? Non che non ci siano donne nel movimento lgbt è che non le vedo visibili come donne. Il femminismo quello che ha prodotto grandissimi cambiamenti nella società non è materia di scambio, in questo caso. È il femminismo invece che ha prodotto le grandi trasformazioni sociali liberando onde di libertà e di liberazione femminile che hanno trovato modo di diventare materia solida nella società. Anche la legge contro l’omotransfobia così come il matrimonio omosessuale derivano dal femminismo. Non avrebbero avuto accesso alla parola legislativa se prima non ci fosse stata la modificazione simbolica con il senso forte che ha nelle esistenze delle donne. Ma chi può dirlo? Lo può dire il grande numero di persone di sesso femminile che si riconoscono nel femminismo, un movimento che agisce pubblicamente dalla metà del XIX secolo. Che un piccolo gruppo Facebook che amministro con Loretta Meluzzi conti quasi 22000 iscritte in sei anni è un risultato che merita considerazione. 

Sono soprattutto gli uomini che hanno agito sul piano della lotta politica, della battaglia legale per il riconoscimento dei diritti. È stato il partito radicale a promuovere le campagne per il divorzio e via dicendo. Le donne si occupano delle donne e dei corpi femminili da difendere vedi la battaglia politica per la libertà di aborto. È la differenza sessuale e non di genere la soglia da passare per ragionare e praticare la politica femminista. Sono i temi che mi riguardano da vicino. I temi che concernono l’affermazione giuridica della identità sessuale mi riguardano meno. La mia battaglia politica è nella società pubblicamente espressa dalla mia esperienza. L’intervento della deputata americana contro il linguaggio sessista di un nemico politico va nel senso della differenza sessuale. Perché ha il coraggio -giusto dirlo- di affrontare una posizione che ha segnalato quanto c’è di umiliante nell’uso sessista dei riferimenti a un essere di sesso femminile. E ha dato il posto dell’umiliazione a chi l’ha attaccata. Dovere attaccare su un insulto che afferisce alla sfera sessuale invece che a quella politica è umiliante bisogna saperci fare. Anche su Nilde Iotti presidente della Camera sono stati usati nomi sessisti. Umiliante sentirli dire occorre attaccarli. Queste battaglie mi riguardano di più. Non c’è pericolo che queste lotte servano agli uomini per affermare il potere delle lobbies. Sulle questioni di diritto delle identità lgbt io vedo una lotta di potere e non mi interessa molto parteciparvi. Però non posso trascurare quel moto di meraviglia che questa legge ha suscitato in me. È una legge imprecisa che insieme ai diritti lgbt vuole introdurre anche le donne. Imprecisa al massimo e che però così forse cerca di correggere quella definizione di identità di genere che porta via tanta politica femminista agita per affermare la soggettività femminile e il senso libero della differenza sessuale. Tutto vero, inoltre di quale pratica politica parliamo con la legge Zan dove il femminismo non ha nominazione? Il femminismo con la sua tradizione di pratica politica in rapporto alle leggi? L’essere sopra la legge non sotto. 

Eppure quell’attimo di meraviglia non lo trascuro. È con la meraviglia che mi sono detta: bene che siano punibili comportamenti parole ideologie politiche contro l’omosessualità.


(www.libreriadelledonne.it, 9 agosto 2020)

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