8 Novembre 2019

Transessualità: le necessarie mediazioni

di Luisa Muraro


Forse per caso, forse invece no, un mercoledì sera sul canale 9 della tv ho visto una puntata del nuovo programma di Daria Bignardi, L’assedio. L’ospite protagonista, un uomo ancora giovane dal viso gradevole e pronto al sorriso, si faceva notare per la fascia tricolore che gli traversava il petto. Era un sindaco, dunque, di cui abbiamo saputo che è stato eletto al primo turno e con larga maggioranza in una lista civica di persone giovani.

Vi parlo di lui perché la sua vicenda, tutt’altro che conclusa, fa capire benissimo che cosa vuol dire saper fare le necessarie mediazioni e non pretendere di avere tutto in nome dei diritti.

Nato che era una bambina, così fu cresciuto da una madre contenta di avere una figlia e da un patrigno tutt’altro che scontento di vederla crescere come un “maschiaccio”. Arrivata all’adolescenza si trovò a disagio in un corpo di sesso femminile e, a vent’anni, si confidò con la madre. Ma lei gli rispose, ridetto con parole mie: ho messo al mondo una figlia e non voglio perderla. Il racconto continua che lui (tale ormai si sentiva di essere) tentò d’immaginarsi come un uomo che doveva travestirsi da donna. Ma gli restava e forse cresceva la sofferenza interiore. La sua compagna (agli occhi del paese formavano una coppia lesbica) lo spinse a decidersi e, arrivato ai trenta, si risolse a fare la transizione, ossia l’indispensabile per assumere a tutti gli effetti il genere sessuale cui si sentiva di appartenere. E così è andata. È andata bene anche perché, lo dice lui, a quel punto la madre lo sostenne in pieno e, insieme a suo marito, il patrigno, lo aiutò a farsi accettare nel paese, con il risultato che sappiamo.

Morale della favola, ha senso parlare di un ordine simbolico della madre che precede quello della legge. Quello della relazione materna è un ordine primario che non rende superfluo il secondo: la vicenda del sindaco ospite di Daria Bignardi non sarebbe stata possibile senza la fine della persecuzione legale della transessualità. Ma il punto fondamentale resta ed è che appellarsi ai diritti, per quanto sacrosanti, non sostituisce l’accettazione.


(www.libreriadelledonne.it, 8 novembre 2019)

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