7 Gennaio 2021

Una lettera di Maria Carla Baroni


Ho molto apprezzato, sul sito, il testo di Vera Gheno sulla questione dei nomi delle professioni al femminile: sono gli stessi argomenti che utilizzo anch’io dagli anni ’90. Una raccomandazione che mi sento di fare è cercare di sensibilizzare sempre e ovunque, in qualunque contesto e ambiente, al doppio linguaggio di genere: io lotto per questo in un arco molto vasto di soggetti, perché frequento moltissimi soggetti di varia natura e martellando qualcosa si riesce a ottenere. È una lotta di sostanza, non di forma. Segnalo un altro libretto utilissimo, il numero 4 della serie prodotta nel 2016 dall’Accademia della Crusca e da La Repubblica sull’italiano intitolato “Sindaco e sindaca: il linguaggio di genere”.

Mi è piaciuto molto anche il testo di Silvia Motta: non mi ha detto nulla di nuovo, in quanto sono femminista, ma ha ribadito in modo particolarmente chiaro alcuni concetti, come ad es. quello di parità. Dissento sul lavoro da casa, che per me è dannoso soprattutto per le donne ma non solo: da quando è massicciamente usato (e in questo periodo non si può fare diversamente) sono aumentati i femminicidi e altre forme di violenza domestica, varie coppie a causa della convivenza forzata per tutto il giorno sono “scoppiate”, le persone in età lavorativa che vivono sole sono private di qualsiasi forma di socialità, la sindacalizzazione è resa ancor più difficile (e non era proprio necessario) e, anche se giuridicamente il lavoro da casa consente autogestione degli orari di lavoro, in pratica se non ti connetti alle 8.30 o altro orario consentito anche quando sei in presenza, vieni mazzolato/a dal datore di lavoro, che controlla facilmente l’orario di inizio e non va a controllare se, iniziando più tardi, magari lavori fino alle 20 o alle 21.

È vero che l’autorità femminile è attualmente presente come mai è stato prima, ma a mio parere è fondamentale ricordare che l’autorità femminile è sempre stata presente fin dalla più remota antichità in ruoli di potere – non poi così pochi –, nelle scienze (vedere il libro di Sara Sesti e Liliana Moro “Scienziate nel tempo”), nella poesia (Saffo), nella letteratura dal XV secolo, a partire da Christine de Pizan, in politica ampiamente intesa dalla fine del XVIII secolo. Le donne hanno “inventato” l’agricoltura e l’unico uomo da cui l’ho visto ricordare è Giorgio Galli.

Per influire dobbiamo allearci tra donne nei luoghi dove operiamo, scrive Silvia: è quello che faccio da anni come responsabile nazionale politiche di genere del Partito Comunista Italiano e anche in altre sedi. È con questo intento che avevo promosso il convegno del 3 ottobre “Donne e politica ieri oggi e domani: uniamoci per essere libere tutte” (https://falcerossa.com/2020/11/10/donne-e-politica-ieri-oggi-e-domani-uniamoci-per-essere-libere-tutte/), che propone di tessere alleanze tra donne delle varie forme della politica, puntando soprattutto su CGIL e Non Una Di Meno.


Un abbraccio e buon anno, Maria Carla


(www.libreriadelledonne.it, 7 gennaio 2021)

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