25 Marzo 2013

Valerie Solanas sono io.

di Laura Giordano

“In questa società la vita, nel migliore dei casi, è un noia sconfinata e nulla riguarda le donne”, queste sono le parole con cui nel 1967 Valerie Solanas apre il suo Manifesto S.C.U.M, che letteralmente significa feccia, ad indicare coloro che si ribellano al sistema. In realtà  è l’acronimo di: “society for cutting up men”, ossia: società per l’eliminazione dei maschi.

Stiamo parlando di una delle più note femministe americane che nel suo Manifesto attacca in modo duro, provocatorio e privo di formalismi, le basi della società americana, tutta impostata sulla dominanza del maschio, del denaro e del potere. Valerie vive in una società che, come lei stessa dice, è stata “trasformata dal maschio in un mucchio di merda”, per questo ritiene che sia necessario eliminare il maschio e conseguentemente la violenza.  Nel suo Manifesto scrive: “ il maschio è totalmente egocentrico, intrappolato in se stesso, incapace di trasporto, di identificazione con gli altri, di amore, di amicizia, di affetto, di tenerezza…usa l’intelligenza come un mero strumento al servizio delle sue pulsioni e dei suoi bisogni”. Si tratta di un libro che in poche intense pagine ci fa vedere come alcuni valori su cui si basa la nostra civiltà, come i diritti o la famiglia,  siano in realtà privi di libertà per le donne e come siano giocati dal sistema a favore del mantenimento dello status quo.

Valerie ha messo al centro del suo lavoro politico e della sua stessa vita, la lotta al sistema patriarcale, lotta praticata col desiderio di arrivare a una società in cui le donne non siano più ai margini. Con passione e rabbia rifuggendo dal rischio della noia in cui la società la relegava, tutto questo contando solo su se stessa.

La scommessa radicale di Valerie richiama la scommessa politica più attuale delle Pussy Riot. La loro lotta va al cuore del problema, i simboli del potere, svelando la strategia di Putin e del Patriarca che hanno sfruttando la religione ortodossa e la sua estetica per convincere i russi che il potere di Putin è  un potere che proviene da Dio stesso in modo da legittimarne qualsiasi decisione. Si sono esibite all’interno della Cattedrale di Cristo Salvatore con la canzone “Madre di Dio, spazza via Putin”. Volevano  violare l’integrità dell’immagine mediatica del potere costituito rivelandone la sua falsità.

Le Pussy Riot sono un gruppo di femministe separatiste che hanno messo al centro del loro lavoro politico il fatto di essere donne. A differenza di Valerie Solanas hanno puntato sulla forza delle loro relazioni e sull’autorità che ne proviene. Riconoscono l’importanza del partire da sé ma anche il valore del riconoscimento di autorità reciproco, pratica radicale che ha caratterizzato il femminismo europeo degli anni 70, successivo a Valerie Solanas.

Una maestra del femminismo delle origini, Carla Lonzi, nel 1974 nel libro intitolato “Sputiamo su Hegel” scrive: “Il femminismo ha inizio quando una donna cerca la risonanza di sé nell’autenticità di un’altra donna perché capisce che il suo unico modo di ritrovare se stessa è nella sua specie”.

E’ in queste parole che cambia il modo di vivere la relazione tra donne che diventa importante per il riconoscimento reciproco e per ciò che da questo ne deriva.

Sia le Pussy Riot che Valerie Solanas lottano in modo radicale contro il patriarcato della loro società ma mentre le prime possono contare su quanto appreso rispetto all’importanza della relazione tra donne, Valerie si è mossa prima e ha dovuto combattere da sola affrontando tutte le difficoltà di una società interamente misurata sugli uomini e finendo per essere ricordata più come la pazza femminista che ha sparato ad Andy Warhol che, correttamente, come esempio di femminista radicale.

Partire dalla relazione tra donne non significa eliminare, separarsi o escludere l’uomo, significa dare valore e riconoscere autorità alle donne, per stare in relazione con gli uomini diversamente senza dover pensare di eliminarli come unica soluzione per avere libertà nella società di oggi.

Frequentando la Libreria delle donne di Milano, all’interno della redazione del sito, ho costruito nuove relazioni significative, ho imparato a darmi importanza e ad autorizzarmi ritrovando nel riconoscimento delle altre la forza per portare nel mondo quello che sento dentro di me, il mio desiderio politico, con tutta la fatica che questo comporta nei miei rapporti quotidiani, con donne e con uomini. Pochi capiscono le mie parole, ma io insisto anche se certe volte mi sento dare della pazza che rincorre cose inutili quando ad esempio uso il femminile  parlando di un’avvocata. Queste mie insistenze fanno parte della mia lotta femminista radicale, lotta che posso combattere senza gesti estremi, grazie anche alla violenta lotta radicale di Valerie Solanas e al sostegno che ho imparato a trovare nelle donne che mi sono vicine.

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