7 Ottobre 2020

Vanity Fair: ingenuità o provocazione?

di Giorgia Baschirotto


Tu che lavori nel campo della moda, che cosa pensi del numero di Vanity Fair “Le donne italiane” affidato a Francesco Vezzoli? 


Ingenuità o provocazione? Mi piace pensare che la scelta di Francesco Vezzoli di scattare una persona transgender per la copertina del numero di Vanity Fair da lui curato, “Le donne italiane”, sia una scelta mirata, consapevole, volta a suscitare una reazione e ad alimentare un dibattito.

Mi piace pensare che questo numero sia non una reale, seppur spiacevole, dedica alle donne, quanto un invito a reagire e a rifiutare rappresentazioni stereotipate, patinate e in questi termini non necessarie, come non è necessario il bisogno di riconoscimento e la valorizzazione delle donne da parte del mondo maschile ed editoriale in quanto ennesima forma di subalternità. 

Le donne hanno già ampiamente affermato il loro valore e manifestato la loro autorità, e continueranno a farlo con forza senza il bisogno di essere ricordate e vezzeggiate da l’ennesimo settimanale, il quale riflette la presunzione di poter dare uno spazio speciale alle donne come se si trattasse di una minoranza da esaltare e proteggere. Una “minoranza” che rappresenta più della metà dell’umanità e le cui battaglie e conquiste non possono essere confuse o confrontate con quelle di alcune comunità come quella trans, nella speranza di accaparrarsi il consenso di lettori che senza troppo senso critico si lasciano trarre in inganno dall’unione di termini oggi molto di moda come “inclusività” e “transizione”. 

Mi piace pensare che l’abuso di parole come “emozioni”, “empatia” ed “estetica”, assieme alle lacrime dipinte sui manifesti femministi da Vezzoli, sia un’insolente parodia, un’esortazione a dire “basta!” o piuttosto a riderci su, con l’elegante superiorità di chi non accetta né concepisce definizioni. 

Spero di non sbagliarmi.


(www.libreriadelledonne.it, 7 ottobre 2020)

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