12 Aprile 2020

Vi erano là anche molte donne: l’arcivescovo e le donne

di Emanuela Mariotto


Nel racconto dei Vangeli sono le donne che accompagnano Gesù al sepolcro, sostandovi fino a sera, non i discepoli che erano fuggiti. Alle donne l’arcivescovo di Milano, monsignor Delpini, nell’omelia del Venerdì Santo, chiede di aiutarci a capire «per quale via si possa entrare nel mistero, come si possa rimanere fedeli, come si possa morire senza morire. Dovrebbero esserci donne a parlare questa sera di fronte a questa croce. Dovrebbero esserci donne». Ma, nella chiesa gerarchica maschile, le donne non ci sono, non hanno il sacramento della predicazione. Allora l’arcivescovo presta loro la sua voce, che definisce “impropria” e porta sull’altare le parole di poetesse, filosofe, mistiche: Maria Luisa Spaziani, Vincenza Capitanio, Madeleine Delbrel, Etty Hillesum, Emily Dickinson, Alda Merini, Angela da Foligno, Anna Achmatova.

Non le conosco tutte. Le loro parole sono dense, dicono l’indicibilità del mistero, il cambiamento che la visione della croce impone e, una volta conosciuto il Crocifisso, si sa tutto.

Si salva il mondo non offrendogli la felicità, ma dando un senso alla sua sofferenza. Di questo sa Etty Hillesum che, nel campo di sterminio si rivolge a Dio «tu non puoi aiutare noi, ma siamo noi a dover aiutare te e, in questo modo, aiutiamo noi stessi».

La preghiera aiuta nell’angoscia? si chiede Emily Dickinson. Ad Angela da Foligno, in meditazione sulla Croce, Dio si rivela con queste parole «Io non ti ho amata per scherzo» e per Madeleine Delbrel percorrere con Gesù la via della passione è una vocazione.

Ognuno di noi attende la passione, dice l’arcivescovo e, in questi giorni angosciosi che stiamo vivendo, vengono, invece, “le pazienze”, tutte le piccole e grandi difficoltà da affrontare e superare in questo periodo di quarantena. È “la passione delle pazienze”. Io le chiamo “le piccole resurrezioni quotidiane”.

Per le donne del sepolcro arriva, infine, la sera. La notte le attende. È cupa Anna Achmatova «Sapevo che tutto è già perduto / la vita un tremendo inferno», ma non rinuncia alla speranza, l’alba di Emily Dickinson che non si sa quando possa venire, ma a cui lei lascia aperta ogni porta affinché «abbia ali come uccello / oppure onde, come spiaggia».

Leggetela per intero questa omelia, è magnifica.


(www.libreriadelledonne.it, 12 aprile 2020)

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