4 Dicembre 2020

Vivere, lavorare, morire in remoto

di Laura Minguzzi


La morte della madre di una cara amica della Libreria delle donne di Milano mi ha colpito dolorosamente, non perché la conoscessi bene, ma ha dato un volto alla morte nel tempo presente, tempo della pandemia. Il volto della solitudine. Una donna comune, sua madre, che ha sofferto come tante, tanti, dell’impossibilità di vivere in presenza della figlia e del figlio il distacco dalla vita. Eppure aveva scelto di dedicare la sua vita alla famiglia. Una donna che, pur non essendo malata di Covid-19, è stata portata d’urgenza in ospedale, e lì, a causa della meccanica dei protocolli ne ha subito le regole emergenziali. Mi ha toccato perché il lungo legame di amicizia personale e politica con la figlia mi ha portato col pensiero più prossima alle tante persone che in questi lunghi mesi hanno vissuto questa stessa disumana esperienza. Non potere fare visita, vedere la persona, nemmeno la stanza, il luogo dove si somministrano le cure. Non potere scambiare una parola per telefono. Dal giorno dell’improvvisa partenza un taglio netto e poi la fine imprevista. Non poter essere vicine alla persona cara al momento della morte è l’altra faccia della medaglia dell’impasse, del vicolo cieco in cui sembrano versare le fondamenta essenziali del vivere sociale: la vita scolastica, il lavoro, la cultura, la città eccetera. In un flash ho rivissuto la notte in cui è morta mia suocera, alcuni anni fa, in casa, dopo una breve malattia, quando mi ha voluta accanto a sé e pur essendo moribonda mi ha preso la mano, me l’ha stretta e mi ha detto «Ti voglio bene». Parole che contano. Io non avevo potuto darle molto aiuto materiale durante la malattia abitando in un’altra città, aveva una famiglia di badanti che se ne prendeva cura quotidianamente oltre alla figlia e alla nipote. Per me è stato importante quel momento e quelle parole mi hanno dato molta forza. Ho sentito che con quel gesto l’accompagnavo a oltrepassare il confine in modo umano. Ci legava un’empatia silenziosa ma profonda: sua madre e mia nonna materna erano morte in tempo di guerra sotto i bombardamenti. Così mia madre e lei rimasero orfane in giovane età. Ricordi della sua vita a cui mi aveva accennato conoscendo il mio amore per la storia.


(www.libreriadelledonne.it, 4 dicembre 2020)

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