2 Febbraio 2018

#WeToo, traditi dal linguaggio

di Chiara Calori

 

Gli uomini prendono parola sullo scandalo Weinstein e il movimento #MeToo. Non è la prima volta: proprio su questo sito due sono intervenuti, uno facendo autocritica, l’altro rifiutandone l’onere, entrambi cogliendo coraggiosamente la sfida del confronto. Ora due vip dicono la loro. Con il #WeToo si accodano al dibattito e Repubblica ne registra i commenti in un’intervista (di uno solo dei due, Michel Hazanavicius, regista di L’artista).

Questa è la lettura che ne do: la posizione è ambigua (buon risultato per uno che, come lui stesso dichiara, rifugge l’ambiguità!). Sì perché alla dichiarazione di intenti, immediata, senza riserve, di voler essere dalla parte delle donne, non segue in coerenza il resto delle affermazioni. Oscilla tra un “finalmente [le donne] parlano” e un voler evitare spargimenti di sangue in questa che “potenzialmente è una rivoluzione” (ma l’avverbio ci dice già che non ci crede poi tanto). Offre aperta solidarietà alle donne e al contempo prende le distanze (loro due uomini non sono come gli altri, porci e dominatori) e presenta proposte di cambiamento che vanno dal generico all’insultante. Servono rieducazione, nuovi valori e un dibattito civile (come se finora i toni fossero stati barbari) e, più specificamente, l’uscita delle donne da uno stato di vittimismo che spianerà le disuguaglianze tra loro, che finalmente saranno “tutte uguali, con uguale diritto di parola”.

È tutto sbagliato. Le donne, ora, in questo momento, in questa vicenda, non sono vittime, sono donne che parlano. E prima? Anche, ed è da tempo che lo fanno! Nessuno le ascoltava, e ora qualcuno inizia a farlo. Non lui evidentemente, che non parla di donne, parla di categorie (“tutte”), di standard (“uguali”, a cosa? su che piano?), di diritti astratti. Lo diceva Simone Weil: non esistono diritti, solo obblighi. “L’adempimento effettivo di un diritto non proviene da chi lo possiede, bensì dagli altri uomini che si riconoscono, nei suoi confronti, obbligati a qualcosa.” E stavolta il neutrale maschile è esatto. È questo obbligo il grande assente in tutto il discorso del #WeToo: in uno scandalo tanto sconvolgente per questi uomini, non li sfiora il pensiero di un loro coinvolgimento diretto e del loro dovere di fare qualcosa in prima persona. Alla fine l’intento non è affatto chiaro: voi anche…che cosa?

Forse è solo una maldestra rielaborazione di quanto già fatto coraggiosamente dalle donne finora, ripresentato loro sotto forma di saggi consigli. Forse è solo l’ennesima e irritante versione de gli uomini mi spiegano le cose.

(www.libreriadelledonne.it, 2 febbraio 2018)

Print Friendly, PDF & Email