28 Dicembre 2018
Corriere della Sera

Corpi senza libertà

di Luisa Muraro

 

Meno di un anno fa, a Milano, in una stanza d’affitto, una giovane donna di 19 anni, Jessica Valentina F., è stata uccisa dall’uomo che le aveva affittato la stanza. E che voleva fare sesso con lei. Lui era un dipendente dell’Azienda tramviaria milanese. Domanda: com’è possibile che in tempo di pace un onesto lavoratore in una città come Milano si sia reso colpevole di un simile misfatto? Immagino che la psicologia, sempre pronta a rendere servizio, si consideri chiamata a rispondere. La domanda invece riguarda l’intera nostra civiltà, a partire da Aristotele.

Fra lui e lei, a difendere lei e lui stesso dalla prepotenza del desiderio maschile, non c’era un imperativo dotato di efficacia simbolica, niente di paragonabile, per fare un esempio, al rispetto della proprietà privata che s’impara ancora bambini. La farragine di norme, obblighi e convenzioni che, nel regime patriarcale, hanno regolato l’accesso degli uomini al corpo femminile, oggi non vale più. Il principio dell’inviolabilità del corpo femminile, d’altra parte, non si è imposto nella cultura maschile.

In altre parole, alla nostra civiltà manca da sempre una teoria della libertà femminile, con effetti di disordine simbolico che si sono trasmessi nei secoli fino a noi.

Stesso discorso per la procreazione. Esiste, misconosciuto, un principio di libertà secondo cui non si può vietare né obbligare una donna a diventare madre: la relazione materna comincia con il sì della donna. Con la legge 194 sull’interruzione volontaria della gravidanza, la nostra legislazione l’ha finalmente recepito. Non così la Chiesa cattolica che, di conseguenza, si trova in una crescente difficoltà nel rivolgersi alle donne, aggravata dalle nuove (e disinvolte) tecnologie in materia di riproduzione.

Quale libertà per le donne? Non può bastare quella che discende da diritti inventati da uomini tra uomini e poi estesi alle donne, per cui si arriva a formule insensate come il “diritto di aborto”, o ambigue, come la disponibilità del proprio corpo sui mercati del sesso e della fertilità. La libertà, io dico in generale, precede la conquista dei diritti e viene con la forza che si sprigiona dalla relazione con un’altra (o un altro) da sé, nel corrisposto amore della sua e mia libertà. Parlo a partire dalla mia esperienza nel movimento femminista, dove più importante del femminismo sono la relazione e la fiducia.

(Corriere della Sera – Liberi tutti, 28 dicembre 2018)

Print Friendly, PDF & Email