28 Novembre 2020
Uomini in cammino

25 novembre 2020

di Beppe Pavan


Riceviamo e pubblichiamo una importante presa di posizione maschile uscita sul Supplemento a UinC (Uomini in Cammino) 4/2020, newsletter online (La redazione del sito).


Le misure di prevenzione anti-covid ci hanno imposto di celebrare la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza maschile sulle donne con modalità diverse dal solito, soprattutto niente manifestazioni di piazza. A Pinerolo l’assessora e vicesindaca Francesca Costarelli ha letto e trasmesso in filodiffusione nel centro storico della città – sabato 21 e mercoledì 25 – le riflessioni e i messaggi di associazioni e gruppi che gestiscono centri antiviolenza (EMMA/Svolta Donna, AnLib, Liberi dalla Violenza) o si impegnano a vari livelli per promuovere la presa di coscienza e il superamento della cultura patriarcale (AdamEva, commissione Pari Opportunità, LOFT giovani, associazione Sciascia di Bricherasio, Uomini in Cammino, gruppo Donne Cdb e Oivd, Fidapa, Donne Cgil-Cisl-Uil, Zonta).

Il giorno dopo – 26 novembre – sono stato invitato a presentare il nostro gruppo Uomini in Cammino durante un incontro online convocato dal gruppo SAE (Segretariato Attività Ecumeniche) di Milano e intitolato «Il virus più pericoloso». Trascrivo di seguito il testo del mio intervento, che ha ricevuto una reazione molto positiva, con corollario: molte donne hanno chiesto di ricevere il foglio Uomini in Cammino, per restare in contatto con noi e per diffonderlo.


Il gruppo Uomini in Cammino è nato all’interno della comunità cristiana di base (cdb) di Pinerolo nel 1993. A poco a poco è cresciuta la mia/nostra consapevolezza che la conversione a cui ci chiama il Vangelo di Gesù significa “cambiamento di vita” ed è pratica sessuata, diversa per le donne (uscire dal silenzio, dalla sottomissione, affermare la propria libertà di autodeterminazione ecc.) e per gli uomini (scendere da ogni piedestallo su cui ci ha issati la plurimillenaria cultura patriarcale). A poco a poco tutti gli uomini della nostra attuale piccola cdb Viottoli sono diventati uomini in cammino. E questo seme si è diffuso anche in altre cdb italiane.

Ieri era il 25 novembre: la cosa che continua a colpirmi negativamente è che non sento mai usare l’aggettivo “maschile” accanto alla parola “violenza” da parte di chi presenta la “giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne”. Così si continua a parlare soprattutto, quasi esclusivamente, delle donne che subiscono la violenza maschile, dei centri antiviolenza per le donne eccetera.

La protezione e la messa in sicurezza delle donne sono la priorità assoluta, sia chiaro!

Ma in questa giornata dovremmo parlare soprattutto di prevenzione (eliminazione della violenza) e, quindi, di chi commette questi atti di violenza: sono gli uomini; parlare di prevenzione significa parlare di come aiutare gli uomini a cambiare le loro modalità di stare nelle relazioni, abbandonando prepotenze, aggressività agite, violenze di ogni tipo…

Questo facciamo nei gruppi di autocoscienza maschile come Uomini in Cammino, il primo nato in Italia: sono luoghi di autoformazione personale attraverso lo scambio di racconti e di pensieri; sono gli unici luoghi collettivi in cui impariamo a poco a poco a uscire dalle nostre afasie e parliamo di noi, ci riveliamo a vicenda, scopriamo che ci piace e ci fa bene parlare delle nostre emozioni, dei nostri sentimenti… superando i pregiudizi e la paura del giudizio altrui.

Le nostre regole sono: parlare a partire ciascuno da sé; ascoltare con attenzione; non giudicare mai. A poco a poco il gruppo si rivela spazio di grande intimità tra uomini e gli scambi affrontano temi delicati e molto intimi, come la bellezza, le difficoltà e le perdite delle relazioni…

Il cambiamento che avviene, che è avvenuto nella mia vita, è cammino di felicità. Di questo sono riconoscente a mia moglie Carla e al femminismo, che lei mi ha fatto incontrare. Il femminismo è, per me, non solo il movimento di liberazione delle donne dal giogo patriarcale. È anche l’alternativa al patriarcato, l’approdo del cammino di uscita dal patriarcato, conveniente anche per noi uomini, che ne soffriamo il peso insopportabile nonostante tutti i suoi dividendi in privilegi. È il nuovo mondo possibile: l’ordine simbolico della madre, improntato alla nonviolenza, all’inclusività, alla convivialità di tutte le differenze… È il regno di Dio, per dirla con linguaggio biblico. Anche noi uomini dobbiamo diventare femministi! Ringrazio Maria Soave Buscemi che mi ha permesso di sdoganare questo termine, che finora era proibito applicare agli uomini.

Questo cammino di cambiamento si traduce in prevenzione della violenza maschile sulle donne, perché impariamo la bellezza e la convenienza di relazioni libere e rispettose della libertà di chi sceglie ogni giorno di stare con noi/con me liberamente e non per paura o per costrizione.

E possiamo diventare modelli migliori, come adulti di riferimento, per i cuccioli che crescono: i nostri figli e nipoti biologici, ma anche i bambini e i ragazzi con cui veniamo in contatto nella quotidianità o negli incontri a scuola. E sta accadendo che ragazzi ventenni stiano prendendo la parola contro il bullismo. Stiamo cercando di stimolare la nascita di un gruppo di uomini giovani, peer to peer…

Per finire, propongo tre piste di impegno, che sento come esigenze sempre più urgenti:

  1. dar vita a Gruppi Uomini in ogni città e in ogni territorio, per moltiplicare le opportunità di cambiamento offerte a un numero sempre crescente di uomini. Ci sono Gruppi Uomini nati grazie al forte e tenace stimolo di donne: sia questo un costante impegno comune!
  2. Quante volte sento dire: bisogna cominciare a educare i bambini, fin dalla più tenera infanzia, dalla scuola primaria… Certo, ma chi può fare questi interventi educativi, se non adulti e adulte? Ma adulti e adulte devono essere formati/e in modo adeguato, perché “si vende ciò che si possiede”… Per questo è necessario che lUniversità formi, in modo trasversale, tutti e tutte, ma in modo specifico i/le docenti, alla competenza in relazioni di cura e nella cura delle relazioni, nel rispetto delle differenze e della libertà, eccetera. Nella scuola tutti e tutte passiamo molti anni della nostra vita: nel giro di qualche generazione potremo avere adulti e genitori migliori nel prossimo futuro. Il ruolo educativo della scuola è decisivo in questo senso. E so che ci sono già iniziative che vanno in questa direzione.
  3. Le Istituzioni – governo e Servizio Sanitario Nazionale a tutti i livelli, in primis – si assumano in prima persona la gestione dei servizi di prevenzione della violenza maschile sulle donne, non delegandola al volontariato: prendersi cura della “salute” della popolazione è un loro preciso dovere istituzionale. Contemporaneamente implementino iniziative di smascheramento della cultura patriarcale ancora dominante: argomento su cui si fanno spesso tante parole, ma poco altro. Infine, per eliminare la violenza maschile sulle donne devono cominciare a considerare come reati la prostituzione e la pornografia, che sono pratiche violente e matrici di violenza negli adolescenti, che si autoeducano a una sessualità violenta sui siti porno fin dagli 8/9 anni, come dicono le ricerche più recenti (v. il libro Crescere uomini di Monica Lanfranco).

Grazie per avermi ascoltato.


(Uomini in Cammino, novembre 2020)

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