19 Aprile 2018
Lettera Donna

A Federico Barakat, che oggi avrebbe compiuto 18 anni

di Cristina Obber

È stato ucciso dal padre il 25 febbraio 2009, per punire sua madre. Il 18 aprile gli è stato intitolato il parco giochi di San Donato Milanese. Sulla targa: Vittima di figlicidio.

Oggi Federico Barakat avrebbe compiuto 18 anni.È stato ucciso poco prima di compiere nove anni, il 25 febbraio 2009.

È stato ucciso da un padre violento, con 30 coltellate, durante un incontro protetto [?] nella sede asl di San Donato Milanese.

La corte di Cassazione ha assolto gli operatori che ne avevanno la custodia e che regolamentavano gli incontri con il padre nonostante le denunce plurime della madre, Antonella Penati, nei confronti di un uomo che lei sapeva essere pericoloso per sé ma anche per l’incolumità di suo figlio.

Oggi il caso è al vaglio della Corte dei diritti umani di Strasburgo alla quale Antonella si è rivolta. La Corte ha posto un’interrogazione al governo italiano e si è in attesa di una risposta.

È significativo che oggi, sulla targa che intitola il parco giochi ubicato di fronte al luogo dove venne ucciso, Federico sia indicato come vittima di figlicidio, perché è un riconoscimento dovuto, a lui e alla madre, che ben sapeva che quell’uomo voleva farle del male e per farlo non avrebbe esitato a fare del male al figlio. Questo è il figlicidio, un altro modo per compiere un femminicidio.

Antonella aveva paura, ma veniva definita una madre alienante (in nome della cosiddetta sindrome di alienazione parentale o Pas, non riconosciuta scientificamente ma applicata di fatto nei nostri tribunali) che voleva allontanare padre e figlio, intromettersi nel loro rapporto. E questo succede tutti i giorni nel nostro Paese dove non si crede alle donne e si garantisce invece un rapporto con i figli anche ai padri violenti, perché il padre è sempre il padre, si dice, dimenticando cosa sia la responsabilità genitoriale.

Il figlicidio è femminicidio: lo dice a gran voce da nove anni Antonella Penati che ha fondato l’associazione «Federico nel cuore» per difendere i diritti di tanti bambini e bambine, che non vengono ascoltati così come non vengono ritenute attendibili le loro madri.

L’associazione ha chiesto da tempo al governo italiano di istituire una giornata nazionale (il 25 febbraio) intitolata al figlicidio, per ricordare tutte le vittime della violenza dei propri padri, ma ancora non ha ricevuto risposta.

Questa targa è un primo passo affinché la violenza sia riconosciuta per ciò che è, affinché si dia alle cose il loro nome.

Se le istituzioni fossero state preparate a farlo, oggi Federico festeggerebbe i 18 anni con la sua mamma e i suoi amici.

(www.letteradonna.it, 19 aprile 2018)

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