16 Agosto 2021
Fanpage

Afghanistan: «Non possiamo semplicemente andar via»

di Annalisa Cangemi


Il Pd propone l’attivazione immediata di corridoi umanitari. Gli eurodeputati dem hanno scritto alla presidente della Commissione Ue Von der Leyen, al presidente del Consiglio europeo Charles Michel e all’Alto rappresentante Josep Borrell per chiedere un Consiglio Ue straordinario, per aiutare i profughi in fuga dall’Afghanistan, ormai in mano ai talebani, dopo il ritiro delle forze Usa e Nato. In particolare donne, bambini e minoranze invise al regime integralista sono le categorie più in pericolo.

Da parte del presidente del Consiglio Draghi è arrivata una rassicurazione sull’impegno dell’Italia, che lavorerà insieme ai partner europei per «proteggere i cittadini afghani che hanno collaborato con la nostra missione» e «per una soluzione della crisi, che tuteli i diritti umani, e in particolare quelli delle donne». Mentre a livello europeo ci sono Paesi, come l’Austria, intenzionati a mantenere la linea dura sui rimpatri dei cittadini afghani, l’Italia è tra i primi Paesi a chiedere corridoi umanitari, chiedendo all’Europa di schierarsi apertamente per la protezione internazionale e per offrire asilo ai cittadini afghani che lo chiedono, bloccando le espulsioni.

«L’Europa deve assumere un ruolo decisivo, insieme alla comunità internazionale, davanti alla riconquista dell’Afghanistan da parte dei talebani, con le terribili conseguenze interne al Paese e quelle esterne sull’assetto della regione e degli equilibri internazionali», si legge nel testo della lettera della delegazione Pd in Europa. «Vi chiediamo pertanto una azione decisa e coraggiosa, forte nell’emergenza di queste ore e lungimirante per il futuro di quel Paese e di quella regione […]. L’Europa non può essere inerte o pavida. Chiediamo un’iniziativa politica immediata, più ampia dell’intervento di evacuazione in atto, perché si abbia una risposta comune europea, convocando immediatamente un Consiglio europeo straordinario» e mettendo in campo «una proposta per creare canali di accesso e corridoi umanitari, con una particolare priorità per le donne, i minori e le famiglie».

Cecilia D’Elia, portavoce della Conferenza delle donne del Pd e componente della Segreteria, contattata da Fanpage.it, è convinta che la proposta non cadrà nel vuoto, vista anche la forte presa di posizione di Palazzo Chigi: «Anche il ministro Guerini ha detto che il volo che oggi ha riportato in Italia 70 persone, tra personale diplomatico e cittadini afghani che hanno collaborato con il contingente italiano, non sarà l’unico, ce ne saranno altri. Sicuramente altre persone saranno trasferite in Italia con un ponte aereo. Noi come Conferenza delle democratiche e come Pd viviamo ore di grande sgomento, per quello che può succedere e per questo disastro politico e umanitario».

«La prima preoccupazione – ha detto D’Elia a Fanpage.it – è quella di garantire protezione internazionale alle cittadine e ai cittadini che si sono anche fidati di noi in questi anni, hanno collaborato con noi, partecipando a percorsi di empowerment, anche sul tema della violenza contro le donne. Non possiamo semplicemente andarcene, abbiamo una responsabilità. Sono sopraffatta dalle telefonate di militanti che mi chiedono “che possiamo fare?”. Noi chiediamo all’Italia e all’Europa una riunione urgente, perché l’Ue abbia un ruolo importante in questa fase, di garanzia di corridoi umanitari, di protezione internazionale, e di investimento nella società civile, per chi rimane. Poi si tratterà anche di riflettere sugli errori fatti». Il segretario del Partito Democratico Enrico Letta lo ha detto molto chiaramente, con un tweet: «La fuga da Kabul è il dramma di un popolo. Un ventennio di scelte sbagliate di cui anche noi purtroppo siamo stati parte. L’Occidente esce a pezzi. E siamo solo all’inizio nel conto dei disastri».

«Nell’immediatezza noi dobbiamo dare soccorso e solidarietà – ha aggiunto D’Elia – Ma vorrei segnalare anche una grande offerta di disponibilità da parte di donne italiane, che si dicono pronte ad accogliere spontaneamente donne afghane, se dovessero arrivare. Lasciare militarmente quel luogo non significa lasciarlo totalmente, perché anche per avere i corridoi umanitari bisogna fare dei ponti, e quindi serve una presenza lì che li possa garantire».

A proposito della condizione delle donne i talebani hanno annunciato una svolta (purtroppo già smentita da diverse testimonianze): nel nuovo Emirato islamico alle donne sarà permesso di lavorare, andare a scuola, uscire di casa da sole. «C’è una storia e un’esperienza che ci dice il contrario, su questo bisognerà vigilare – ha detto D’Elia – ma soprattutto in questo momento dobbiamo aiutare chi chiede di andare via, chi può essere esposta a ritorsioni da parte dei talebani, per aver lavorato per i diritti delle persone: le donne in primis, ma anche la comunità LGBT+, giornalisti, insegnanti, studenti, operatori sanitari. La situazione è ancora confusa, è stato un vero e proprio collasso».


(fanpage.it, 16 agosto 2021)

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