30 Ottobre 2019
lepersoneeladignita.corriere.it

Agacinski e Murphy, censura e violenza sulle femministe

di Monica Ricci Sargentini


Si fa sempre più teso il clima attorno alle femministe che reclamano l’inviolabilità del corpo femminile e la necessità di spazi riservati alle donne. Ieri sera la scrittrice Meghan Murphy è stata costretta a tenere una conferenza su «La società, la legge e le donne» con la polizia che presidiava la biblioteca pubblica di Toronto assediata dagli attivisti che accusano la donna di essere transofoba. La Bbc posta un video del giornalista della Global News, Kamil Karamali, in cui il pubblico esce dall’edificio scortato dalla polizia.

Ma cosa sostiene Murphy? E perché in una società democratica come il Canada c’è chi vorrebbe toglierle il diritto di parola?

La scrittrice, fondatrice di Feminist Current, ha contestato la nuova legge che proibisce la discriminazione sulla base dell’identità di genere sostenendo che la norma potrebbe mettere a repentaglio i diritti delle donne erodendo i “loro spazi sicuri”.

«La corrente dottrina degli attivisti trans non ci permette di escludere un uomo da uno spazio riservato alle donne se lui sostiene di essere una donna. Trovo che questo sia piuttosto pericoloso e inquietante» ha detto Murphy alla Bbc.

Ma se Murphy in Canada è riuscita almeno a parlare lo stesso non è accaduto alla filosofa femminista Sylviane Agacinski che, il 24 ottobre, avrebbe dovuto tenere una conferenza all’Università di Bourdeaux sul tema «L’essere umano al tempo della sua riproducibilità tecnica». L’ateneo, però, ha deciso di annullare l’evento «a causa delle minacce violente» che «impedivano di garantire la sicurezza dei beni e delle persone, oltre a un dibattito vivace ma rispettoso».

Una censura che non è piaciuta alla filosofa, da tempo in prima linea contro la maternità surrogata e la legalizzazione della prostituzione: «Non mi piace fare la vittima – ha spiegato a Le Figaro – ma non ho mai visto nulla del genere. Questo clima di intimidazione è del tutto nuovo».

Solidarietà a Sylviane è stata espressa da politici di tutti gli schieramenti: dal capolista dei Repubblicani in Francia in occasione delle elezioni europee François-Xavier Bellamy al gollista leader di Debout la France Nicolas Dupont-Aignan, dalla sottosegretaria alle pari opportunità Marlène Schiappa al leader de La France Insoumise Jean-Luc Mélenchon.

«Ma siamo ancora in democrazia? – si è chiesto Bellamy su Twitter – Incredibile che a un’intellettuale riconosciuta sia impedito di esprimersi in un’università soltanto perché è da tempo impegnata in una battaglia contro la commercializzazione dei corpi».

«Le minacce non possono rimpiazzare i dibattiti! – è il tweet di Marlene Schiappa – Sono in disaccordo con Sylviane Agacinski sulla Pma ma proprio per questo sostengo ferocemente la possibilità che la filosofa si esprima liberamente».

È indignato anche Mélenchon: «Vergogna per questo odioso settarismo. D’accordo o no, questa filosofa ha una grande mente, ci aiuta a pensare. E io sono d’accordo con lei sulla Gpa».


(lepersoneeladignita.corriere.it, 30 ottobre 2019)

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