21 Settembre 2021
L’Express - Feministpost.it

Appello-denuncia di un gruppo di intellettuali francesi contro l’autodeterminazione di genere di bambine/i


Non possiamo più tacere su quella che consideriamo una grave deriva in nome dell’emancipazione del “bambino transgender” (che dichiara di non essere nato nel “corpo giusto”). I discorsi radicali legittimano le richieste di cambiamento di sesso sulla base della semplice percezione, presentata come verità. Ma questo al costo di un trattamento medico o addirittura chirurgico per tutta la vita (rimozione di seni o testicoli) sul corpo di bambini o adolescenti. È questo fenomeno e il suo alto profilo mediatico a preoccuparci, e non le scelte degli adulti transgender.

Forse pensando di fornire una risposta, il governo scozzese il 12 agosto ha emesso nuove linee guida per l’inclusione LGBT, in base alle quali i bambini, dall’età della scuola primaria, potranno cambiare nome d’uso e sesso a scuola senza il consenso dei genitori. Senza il loro consenso e anche senza che i genitori siano informati se il bambino lo richiede.

Si fa credere ai bambini che una ragazzina possa trasformarsi in un maschietto e viceversa per averlo deciso senza neanche il parere degli adulti, e lo si fa sempre più precocemente.

Quello che sta accadendo nei Paesi a noi vicini potrebbe accadere molto rapidamente in Francia: la diffusione proteiforme di queste convinzioni ha portato a un notevole aumento di richieste di cambio di sesso tra i bambini e in particolare tra gli adolescenti. Secondo Jean Chambry, psichiatra infantile responsabile del CIAPA (Centre Intersectoriel d’Accueil pour Adolescent) di Parigi, fino a una decina di anni fa c’erano circa dieci richieste all’anno; nel 2020, le richieste sono state una decina al mese (solo per la regione dell’Ile-de-France). Chambry parla di un’accelerazione preoccupante nelle risposte medicalizzanti a queste richieste di transizione.

Discorsi banalizzanti sostengono che potremmo fare a meno della realtà biologica, della differenza sessuale tra uomini e donne, in favore di singolarità scelte basate unicamente sulla “percezione di sé”. Questi discorsi ideologici fuorvianti sono trasmessi sui social dove molti adolescenti in crisi d’identità vengono a cercare soluzioni al loro malessere. In nome dell’“autodeterminazione” – slogan che piace a tutti i progressisti – “io sono libero/a di scegliere il corpo che voglio” – bambini e adolescenti vengono convinti di poter cambiare sesso con l’aiuto di trattamenti ormonali o addirittura di interventi chirurgici mutilanti. Questa retorica, diffusa da attivisti in molti paesi occidentali, utilizza sofismi destinati a ingannare.

Come siamo arrivati a questo punto? E abbiamo (ancora) il diritto di reagire senza essere insultati o minacciati? In che senso questi diritti all’autodeterminazione rappresenterebbero un progresso nella realizzazione di sé? Questo fenomeno, il “bambino transgender”, è in realtà una mistificazione contemporanea che deve essere denunciata con forza perché si tratta di un indottrinamento ideologico. Vorrebbero farci credere che, in nome del benessere e della libertà di ogni individuo un bambino, liberato dal consenso dei suoi genitori “reazionari”, sarebbe in grado di “scegliere” la sua cosiddetta identità di genere.

Ma il bambino è un essere in costruzione, prima di raggiungere uno stadio di maturità il suo divenire è in continua evoluzione. C’è unanimità sull’argomento tra neuroscienziati, specialisti dello sviluppo, psicoanalisti, psichiatri infantili, pediatri e tutti gli specialisti della prima infanzia.

Il bambino e ancor di più l’adolescente è sottoposto a una pressione che porta alla destabilizzazione mentale, alla rottura con la famiglia se questa non lo sostiene e con tutti coloro che rifiutano di condividere il suo punto di vista. Questa pressione genera un discorso antisociale e accusatorio; un idioma specifico o addirittura una neolingua viene imposta a coloro che circondano questi giovani che spesso si esprimono con un linguaggio stereotipato, come se avessero perso ogni pensiero critico (che è una caratteristica del controllo ideologico).

Denunciamo questo furto dell’infanzia. Oggi è urgente informare il maggior numero possibile di cittadini, di tutte le professioni, di tutti gli schieramenti, di tutte le età, su quello che domani potrebbe apparire come uno dei più grandi scandali sanitari ed etici a cui avremo assistito senza dire una parola: la mercificazione del corpo dei bambini. Persuadendoli del fatto che gli è stato “assegnato” un sesso alla nascita, e che possono cambiarlo liberamente, questi bambini vengono patologizzati per tutta la vita: consumatori a vita di prodotti chimici ormonali commercializzati dalle compagnie farmaceutiche, consumatori ricorrenti di sempre più operazioni chirurgiche nel perseguimento del sogno chimerico di un corpo fantasmatico. Attualmente, i paesi che erano favorevoli alla transizione medica prima della maggiore età stanno vietando i trattamenti ormonali per i minori (Svezia, Regno Unito e alcuni stati americani).

Questo dogmatismo porta a una grande confusione, tanto che nessuno sa come agire e far sentire la propria voce, spesso per timore di certe associazioni LGBTQI+. Ma questo acronimo comprende persone molto diverse, alcune delle quali, come noi, sono preoccupate per le derive attuali. Altre sono soggette alla legge del silenzio che regna in questo ambiente. Il documentario svedese Trans train (visibile qui, parte 1 e parte 2) mostra come giovani adulti, abbandonati a se stessi e minacciati se parlano pubblicamente, dichiarano di aver subito pressioni dalle loro comunità trans quando hanno espresso dubbi o hanno “detransizionato” (pentiti del processo di transizione sociale e/o medica che appare loro come una risposta sbagliata alle loro domande o al loro malessere).

Regna la confusione, largamente alimentata allo scopo di manipolare l’umanità nel suo substrato più profondo: la sua evoluzione, la sua temporalità, le sue peregrinazioni e i suoi dubbi. In nome del rifiuto di una presunta assegnazione di sesso, stiamo assistendo imbarazzati e senza capire nulla, a un’assegnazione di identità. Così Claude del Club des cinq, una volta descritta come un maschiaccio, è ora presentata come transgender. Potremmo riderci sopra se non fosse sintomatico della nostra epoca, colpita da radicalismi politici che prevaricano qualunque dibattito.

No, in nome della protezione dei bambini non possiamo più tacere! Ci rifiutiamo di accettare che, in nome dei “diritti della persona”, si metta in discussione questa base comune – l’universalismo dei diritti – che costituisce il fondamento dell’umanità.


Seguono numerose firme di mediche e medici, tra cui endocrinologhe, ginecologhe, pediatri; psichiatre/i, psicoanaliste/i, giuriste/i, docenti e altre, altri.


 (L’ExpressFeministpost.it, 21 settembre 2021)

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