12 Novembre 2018
Rebel Network

Applicate la 194, le parole non bastano

di Rebel Network

Care amici e amiche,

vi rivolgiamo una  richiesta davvero sentita di aiutarci a diffondere e firmare la petizione che la ginecologa non obiettrice Silvana Agatone, nostra splendida amica e socia fondatrice, e altre 3 coraggiose ginecologhe hanno scritto.
Si tratta di una petizione preziosa perché per la prima volta delle persone coinvolte negli Enti Ospedalieri si espongono così tanto, in una raccolta di adesioni che finora (è stata lanciata da qualche giorno) ha raccolto le firme di più di  9 mila persone.

In molte/i ci hanno detto: non servono le petizioni. E, invece, come avete visto per la manifestazione del “No Pillon”, le petizioni servono ancora eccome. Fare informazione in canali che non siano solo quelli delle/degli attiviste/i, parlare alla gente, parlare anche ai decisori, invitare all’azione. A questo crediamo che questa petizione serva, oltre a sostenere il grande coraggio di queste quattro donne.

Per questa ragione, vi chiediamo di spingerla sui vostri social network o attraverso mail e messaggi mirati.

Vi ringraziamo per quanto vorrete fare e a prestissimo

https://www.change.org/p/applicatela194-giuliagrillom5s-le-parole-non-bastano

 

Associazione di promozione sociale Rebel Network

C.F. 93154150424

 

Egregia Ministra Grillo,

siamo 4 ginecologhe non obiettrici. Da sempre ci prendiamo cura di ogni paziente, nel rispetto della sua dignità e del suo diritto alla libertà riproduttiva.

Abbiamo letto le sue dichiarazioni in cui rassicura che la legge 194 non sarà oggetto di revisione.

Sappia Ministra che sempre più spesso accade che:

– quando vuoi interrompere la gravidanza, non trovi negli ospedali medici che ti sostengano e diano seguito alla tua scelta;

– se vuoi abortire, vieni giudicata e pressata da chi dovrebbe rispettare la tua decisione e permetterti di viverla in tranquillità e sicurezza;

– non riesci ad usufruire dell’aborto farmacologico, perché in Italia è consentito solo fino a 49 giorni di gravidanza, invece che fino a 63, come in tutti gli altri paesi del mondo.

Tutto questo per noi è inaccettabile.
Come inaccettabile è stata la tragedia di Valentina Milluzzo, morta a 32 anni in un ospedale a Catania, dove pare che di 12 medici obiettori nessuno sia voluto intervenire per praticare un aborto d’urgenza.

Ministra, da anni assistiamo a una continua chiusura dei luoghi dove le pazienti possono sottoporsi a interruzione di gravidanza volontaria.

Nel 2015 su un totale di 614 ospedali solo 385 effettuavano l’aborto (ovvero solo il 59,4%).
Nel 2016, da 385 si è passati a 371 e da allora continuano a diminuire.

Nella realtà, quindi, poco più della metà degli ospedali garantisce il rispetto della legge.

Inoltre delle strutture che danno la possibilità di usufruire della legge 194 solo una piccolissima percentuale permette alle donne che scoprono di avere un feto gravemente malformato di sottoporsi ad aborto dopo i 90 giorni di gravidanza.
Nel 2016, in tutto il Lazio, su un totale di 41 ospedali, solo 20 garantivano la possibilità di abortire in sicurezza e di questi solo 6 praticavano l’aborto per malformazioni del feto.

Tutto questo vuol dire che, a meno che una donna non sia ricca, il diritto di abortire diviene una ricerca affannosa da provincia a provincia e talvolta da regione a regione, con il rischio di arrivare fuori tempo nei pochissimi ospedali dove vi sia un ginecologo disponibile.

In questo penoso scenario, lo Stato accetta l’obiezione anche di medici e infermieri che dovrebbero assistere le pazienti prima, durante e dopo l’intervento.
L’obiezione di coscienza di anestesisti e personale di sala operatoria che dovrebbero garantire la sicurezza delle donne, provoca di fatto umiliazione e abbandono della paziente che richiede l’IVG. Tutto ciò disattende in maniera clamorosa l’articolo 9 della legge 194/78 che obbliga tutti gli Enti ospedalieri a garantire l’effettuazione delle interruzioni volontarie di gravidanza. Il personale ospedaliero in molte strutture sanitarie subisce pressioni e mobbing per firmare l’obiezione.

No, non possiamo accettarlo.

Lei ha sottolineato che, in quanto Ministra della salute, sia suo dovere adoperarsi perché la legge sia applicata in ogni sua parte e in tutto il territorio nazionale.
Non ci basta la rassicurazione che la legge non sarà sottoposta a revisione.

Per garantire i diritti di ogni donna, la strada è una sola:

  • lei deve disporre l’erogazione del servizio IVG in ogni ospedale, istituendo la presenza obbligatoria di ginecologi non obiettori 24 ore su 24, così da garantire piena applicazione alle disposizioni della legge;
  • lei deve sanzionare le direzioni sanitarie che non assicurano piena assistenza a chi ne ha bisogno e diritto;
  • lei deve istituire una helpline nazionale e gratuita con un servizio di assistenza attivo 24 ore su 24, gestito direttamente dal Ministero della Salute, per informare e accompagnare le donne respinte da medici/ospedali obiettori così che possano ottenere l’IVG a cui hanno diritto.

La legge 194 è una legge di civiltà, voluta da tante e tanti cittadini italiani. Non vogliamo che le ragazze e le donne ricomincino a morire di aborto clandestino.

È compito suo, Ministra, tutelare il diritto alla salute delle donne e che oggi, uomini e donne, le chiedono di difendere firmando questa petizione.

Silvana Agatone – Ginecologa Presidente LAIGA Libera Associazione Italiana Ginecologi per l’applicazione della Legge 194/78 e socia fondatrice della rete nazionale di politica femminista “Rebel Network”

Elisabetta Canitano – Ginecologa non obiettrice Vita di Donna
Concetta Grande – Ginecologa non obiettrice socia Laiga
Giovanna Scassellati – Ginecologa non obiettrice – Responsabile UOSD salute riproduttiva Ospedale San Camillo

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