26 Marzo 2020
Duoda Web

Benvenuta l’abolizione della prostituzione

di Ana Mañeru Méndez


Per la prima volta condividiamo in tutto il pianeta un male con lo stesso nome, il coronavirus. Oltre a cercare di rimediarvi, confido che ci aiuti a capire e risolvere molti altri problemi, nascosti sotto parole che sono diventate vuote: uguaglianza, mercato, libertà, progresso, avanzamento, globalizzazione e sviluppo. Il virus è arrivato con la velocità e l’apparente immaterialità del virtuale, ma con il peso della più pura materialità dei corpi, che consiglia di lavarsi le mani, come ci hanno insegnato nell’infanzia le nostre madri per prevenire i contagi.

Questo male è diventato senza discussione urgenza mondiale. Potrebbe essere perché ha a che vedere con la vita e la morte, ma molti mali di vita e morte non hanno raggiunto finora un protagonismo globale né hanno provocato questa unanimità, inedita e inaudita, che tanto sorprende. Affinché tale accordo universale non si fermi alla superficie, conviene ricordare che alla radice di questo e di quasi tutti i mali che patiamo c’è la violenza maschile contro le donne, planetaria, persistente e letale senza limiti nell’ordine simbolico e materiale. Un male che affligge tutta la popolazione e rispetto al quale non si investe in vaccini, forse perché sappiamo già quello che occorre fare perché sparisca ma bisogna che ci impegniamo a metterlo in pratica. È una violenza che disprezza l’origine femminile e materna di ciascuna creatura, della vita. Una violenza che quando è esercitata, essendo tanto brutale, toglie il veto a qualsiasi altra violenza: le guerre, le diverse forme di schiavitù contemporanea, la distruzione della natura, l’appropriazione illimitata di beni da parte di una minoranza a prezzo della sofferenza e della morte di milioni di persone. E ciascuno aggiunga qui tutte le violenze che conosce e anche che esercita. Tutte hanno la stessa radice.

Bisogna frenarlo “costi quel che costi”, sentiamo nelle notizie sul coronavirus, e in questo caso la paura ci guida ad accettare ciò che comandano coloro che dirigono la scena, scena già letale anche prima in molti casi, soprattutto per donne, bambine e bambini. In pochi giorni sono rimaste allo scoperto molte delle crepe di questo mondo con cui conviviamo ogni giorno volendo ignorare che ci sono. È chiaro, insomma, che la scienza non spiega tutto e non sempre dice la verità e che la tecnica è limitata e usata di frequente contro il bene comune. E che viviamo in maniera insensata in molti sensi. Una volta svelato questo, come nella fiaba in cui “il re è nudo”, c’è un fermarsi e una chiamata di cui dobbiamo approfittare per recuperare il senso comune e la sapienza accumulata dalle madri durante migliaia di secoli, quella che ha permesso di creare e mantenere le vite senza fantasie di onnipotenza.

È chiaro anche che nessuno verrà a salvarci se non salviamo, ciascuno, ciò che abbiamo di valore, la vita, la parola, le relazioni, la fiducia, la natura e l’impegno alla trasformazione di sé, che è quello che trasforma il mondo.

Perciò mantengo la speranza che questa crisi misteriosa che ha smosso il mondo scoperchiando problemi diversi contribuisca a risolvere molte cose che mi importano. Confido nel fatto che ora si renda visibile, perché ci orienti, il cambio di civiltà portato dalla fine del patriarcato, un avvenimento senza precedenti messo al mondo dalle donne e ormai celebrato da alcuni uomini.

Questo cambio si intravvede nelle raccomandazioni di coloro che si incaricano ufficialmente di frenare il virus. I loro consigli coincidono con quelli propri dell’ordine simbolico della madre dai tempi remoti: misure di igiene elementare, acqua e sapone, non tossire né starnutire vicino a qualcuno, mantenere le distanze che preservano i corpi dall’infettarsi, consumare e viaggiare solo il necessario, aiutare, accudire, mantenere la calma, rispettarsi, essere responsabile, smettere di accumulare senza limiti credendo che il denaro ci proteggerà da tutto.

Io spero che oltre al virus, contingente e temporaneo, cada finalmente la cosa più importante, insostenibile e mortale della nostra società che persiste tanto da sembrare atemporale: la violenza di tanti uomini contro le donne, il cui pilastro più fermo è la prostituzione.

Con l’arrivo del virus posso finalmente sognare a occhi aperti e vedere i postriboli da strada e i cosiddetti bar alternativi e i bordelli, chiusi, e multati se aprono, come avrebbe dovuto essere da tempo. Finalmente i prostitutori e i prosseneti non avranno licenza di violare i corpi femminili e saranno castigati per i loro delitti. Non posso quasi crederci. Che felicità. E le donne prostituite finalmente libere e con gli aiuti che spettano loro per essere state vessate impunemente. Tutta la società è in debito con loro perché abbiamo convissuto senza rimediarvi con questo virus che è il delitto più antico del mondo, un virus terribile che le distrugge e che infetta la vita quotidiana di donne e uomini, perché ci abitua a vivere nella barbarie. Benvenuta finalmente l’abolizione della prostituzione. Benvenuto tutto ciò che ne deriverà.


(www.libreriadelledonne.it, 26 marzo 2020. Traduzione dallo spagnolo di Clara Jourdan del testo: Bienvenida la abolición, Duoda web, 18 marzo 2020, http://www.ub.edu/duoda/web/es/textos/10/253/)

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