Annarosa Buttarelli, filosofa e direttrice scientifica della Scuola di Alta Formazione Donne di Governo, tra i fondatori del Festivaletteratura di Mantova, commenta il progetto “Ritratti di donne” (l’Italia di oggi raccontata attraverso dieci storie di donne, protagoniste della scena culturale e creativa, ndr)
Professoressa Buttarelli, come legge e interpreta, alla luce della sua riflessione filosofica, un’iniziativa come “Ritratti di donne”?
Il progetto “Ritratti di donne” conferma una delle preziose novità dei nostri tempi che molti non esitano a definire “bui”. La novità consiste nel protagonismo femminile nella vita pubblica mondiale e, al contempo, nel passo avanti compiuto dal femminismo che si è incamminato a disegnare la cosiddetta “quarta ondata”.
Nel 2013, quando ho scritto “Sovrane. L’autorità femminile al governo” (il Saggiatore), ho festeggiato l’inizio della terza ondata italiana: la rinuncia a tenersi lontane dalle istituzioni patriarcali, avanzando la pretesa di avere voce in capitolo per trasformarle e crearne di nuove a radice femminile.
Ora, il passo ulteriore riguarda l’affermazione dell’autorità femminile nelle cose del mondo e soprattutto, nell’orientamento delle molteplici relazioni che lo costituiscono, comprese quelle donne-uomini. Le chiavi fornite dal pensiero e dalla politica della differenza sessuale sono, infatti, potenti strumenti, ineguagliabili e insostituibili, per mostrare come l’autorità genealogica femminile sia generativa del meglio e del “di più” per tutti e per tutte.
In Italia, possiamo dire di avere un enorme vantaggio poiché, dalle riflessioni di Carla Lonzi, all’esperienza della Libreria delle Donne di Milano alla Comunità Filosofica Diotima di cui faccio parte dal 1988, si è contribuito in modo sorprendentemente veloce a realizzare quello che abbiamo chiamato ordine simbolico della madre.
Questo vantaggio, tuttavia, non corrisponde ancora pienamente, in Italia, alla trasformazione dell’agire e del pensare delle donne che vanno a ricoprire posti decisionali o della rappresentanza. Si vede a occhio nudo che si accontentano di indugiare nell’ambiente della terza ondata, quella che ha infranto il famoso “soffitto di cristallo”. Non basta questa conquista, se non la si nutre di buoni rapporti tra donne e di una radicale trasformazione di sé, attraverso l’ingresso nell’ordine simbolico della madre.
In che modo questo genere di riflessione può tradursi in buone pratiche?
Per tutte le ragioni di cui sopra, ho creato la “Fondazione Alta Formazione Donne di Governo”, come luogo di formazione e trasformazione personale di donne e uomini che vogliono ragionare oltre le dicotomie e le esclusioni, oltre il binarismo radicale amico/nemico, essere/non essere, ecc. Dirigo scientificamente una realtà come la Scuola che sta lavorando intensamente in partnership con alcune università statali italiane, con amministrazioni locali, scuole, associazioni di medici e mediche, con numerose grandi aziende pubbliche e private. L’obiettivo è nutrire di una formazione differente e di qualità le donne che hanno la vocazione di governare decidendo e/o di governare orientando, perché sia possibile sviluppare una nuova forma mentis che vada oltre ogni patriarcato e fratriarcato (come amano dire alcune pensatrici politiche).
Cosa può raccontarci dell’esperienza, ormai più che ventennale del Festivaletteratura di Mantova, del cui gruppo fondatore fa parte? Cosa ha significato per la città e il territorio, oltre che per le autrici e gli autori coinvolti in tutti questi anni?
Il Festival Internazionale della Letteratura che abbiamo creato a Mantova, primo festival del genere in Italia, ha contribuito a rendere nota e ammirata la città in tutto il mondo. Si narra che in Marocco, negli USA, in Russia se si dice “sono di Mantova” rispondono “wow! La città di Festivaletteratura!”. Non è poco. Abbiamo inventato il rapporto diretto tra autori e autrici e il loro pubblico senza l’interfaccia della critica, dei cerimoniali, delle istituzioni. Siamo ancora una dei pochi festival del tutto indipendenti e diretto da noi sette volontari che l’abbiamo progettato e portato fin qui dopo 25 anni di lavoro. Abbiamo inventato un nuovo modo di fare politica culturale avanzata e sostenuta dai 700 ragazzi e ragazze volontari. Abbiamo creato 11 posti di lavoro fisso. In uno studio della Bocconi si certifica che per ogni euro che spendiamo ne generiamo 10 sul territorio. Autori e autrici dicono ancora oggi che a Mantova sono felici e che è il miglior festival d’Europa. Abbiamo generato un Archivio aperto alla consultazione che costituisce un valore culturale inestimabile. Ecc. ecc. Potrei dire molto di più. Aggiungo solo che Festivaletteratura nasce e prosegue in Italia l’opera di un altro mio progetto culturale (anch’esso durato 25 anni): la Scuola di Cultura Contemporanea, che ha vinto il Premio ANCI come miglior progetto culturale nazionale.
(italiana.esteri.it, 26 aprile 2021)