12 Settembre 2022
Riforma.it

Contrasto delle chiese alla prostituzione

di Claudia Angeletti


Durante i lavori del Consiglio ecumenico delle Chiese, riservati strettamente ai/lle delegate, la Ekd, Chiesa Evangelica della Germania che unifica sia le chiese luterane che quelle riformate, e in particolare la Chiesa Evangelica del Baden, la regione dove si trova la città di Karlsruhe, hanno organizzato un fitto programma di “cultura e incontri”, su temi di rilievo per le chiese e per i/le cittadine/i. Tra questi nell’ambito tematico Donne, uomini, famiglia e diversità di genere” è stato organizzato un laboratorio/workshop sull’argomento “Come possono le chiese contribuire alla prevenzione della violazione dei diritti umani nel settore della prostituzione? Come possiamo avere un impatto sulla nostra legislazione per prevenire il traffico di esseri umani destinati alla prostituzione?”.

Principale ispiratrice dell’evento è stata la pastora Claudia Roloff, preoccupata da anni della situazione creatasi in Germania dall’approvazione di una legge regolamentarista (2000) che, legalizzando la prostituzione, ha visto un incremento abnorme della domanda di prestazioni sessuali a pagamento. Pertanto, insieme ad altri soggetti (associazioni per i diritti umani e anche partiti politici), sta avanzando la richiesta di adottare invece una legge abolizionista sul modello nordico, che punisca il cliente e predisponga tutto quanto è necessario per reintegrare nella società le donne/ragazze prostituite, perlopiù senza il loro consenso.

L’invito a chi scrive a presentare la situazione della piaga della prostituzione in Italia è stato determinato dall’apprezzamento del quaderno dei “16 giorni contro la violenza 2021”, che per la prima volta avevamo tradotto in tedesco.

Nel mio intervento introduttivo al laboratorio, ho quindi presentato le riflessioni elaborate dalla Fdei (Federazione delle donne evangeliche in Italia) e dall’Oivd (Osservatorio Interreligioso sulla Violenza contro le Donne): 1. una definizione della prostituzione come violenza sulle donne/ragazze, strettamente connessa alla tratta di esseri umani, una mercificazione del corpo femminile, né sesso (se sessualità è un rapporto vissuto in libertà e reciproco amore), né lavoro (se lavoro è una partecipazione umana alla co-creazione di una nuova terra dove regni la giustizia), bensì sfruttamento per il guadagno di biechi affaristi senza scrupoli; 2. compiti delle chiese: superare il pregiudizio e la condanna moralistica nei confronti delle prostitute, persone fra le più fragili, ferite nel corpo e nell’anima, riconoscere invece il nostro peccato di indifferenza, silenzio e talvolta complicità con l’acquisto di sesso da parte dei maschi, rileggere la Bibbia e le sue storie di prostitute con occhi di donna, utilizzare a questo scopo la teologia femminista, evidenziare nella predicazione l’aiuto che Dio ha dato alle donne coinvolte in situazioni di questo tipo, ricordare che nel Vangelo Gesù si è identificato con le vittime del sistema patriarcale di dominio annunciando un regno di Dio dove le prostitute entreranno prima dei cosiddetti benpensanti (Matteo 20,31), educare bambini, giovani e uomini adulti all’affettività e a una sana sessualità. Infine mettersi in rete anche a livello europeo con le associazioni laiche e femministe per favorire un cambiamento anche della legislazione del proprio paese, laddove non funzioni; 3. ho presentato le proposte che giacciono in Parlamento in Italia, alcune tese a cancellare la buona, ma poco applicata legge Merlin e a introdurre un modello regolamentarista, altre invece (come quella della senatrice Alessandra Maiorino) che propongono un’abolizione della prostituzione sul “modello nordico”, rafforzando la legge Merlin (1958).

Che quest’ultimo tipo di proposta legislativa sia da sostenere lo ha dimostrato la dettagliata relazione di suor Viviane Wagner, attivista del Mouvement du Nid che dagli anni ’30 persegue la costruzione di un mondo senza prostituzione, sia operando a livello sociale con luoghi di rifugio (nidi) per le prostitute, sia in tempi più recenti impegnandosi a livello politico per chiedere una legge abolizionista. Che è stata ottenuta il 13 aprile 2016, grazie a un’azione insistente condotta insieme a tutte le associazioni per i diritti umani, a sindacati, a singoli politici spesso donne, che ha pian piano modificato l’opinione pubblica. Nelle scuole francesi ad esempio è stato diffuso massivamente un fumetto molto realistico (Pour toi Sandra) che mostra il meccanismo sottile e perverso tramite il quale anche le ragazze francesi possono trovarsi coinvolte in giri di sfruttamento sessuale, sfatando una certa visione glamour offerta da alcuni film o altri media. La legge francese ha avuto risultati eccellenti: dall’inizio della sua applicazione non si sono registrate più morti di prostitute, numerose fra loro hanno beneficiato dei percorsi di uscita, numerosissimi i “clienti” multati o che hanno scelto di partecipare a stage di sensibilizzazione, a pagamento; l’84% della popolazione tra i 18 e i 24 anni ritiene questa un’ottima legge, l’81% delle donne vede nella prostituzione una violenza contro le donne, alcune prostitute hanno intentato processi contro i loro prostitutori (termine introdotto nel vocabolario), ottenendo un buon risarcimento in denaro, oltre alla condanna al carcere degli sfruttatori. Tutto questo naturalmente ha avuto un costo per lo stato, compensato però dalla confisca dei beni degli sfruttatori arrestati. Quanto alle chiese, la Conferenza dei Vescovi (cattolici) si è impegnata nel 2018 con un documento che ha informato le chiese sulle reali cause della prostituzione e l’ha messa in prospettiva con la rivelazione biblica vetero e neo-testamentaria, sottolineando come Gesù guardò a queste donne di cattiva reputazione con amore e misericordia, permettendo loro di ritrovare la propria dignità.

L’intervento finale della Dr. Brigitte Schmid-Hagenmaier, psicoterapeuta specializzata in traumatologia e nel trattamento di prostitute durante i percorsi di uscita dalla prostituzione, e vice-presidente del Comitato Donne del Partito Socialdemocratico del Baden-Württemberg ha illustrato nel dettaglio e cifre alla mano i danni fisici e mentali multipli che provoca la violenza subita dalle donne in questa attività sessuale che avviene nel 95% dei casi senza il loro consenso: il 65% soffre di PTS (stress post-traumatico), il 50% di altri disordini mentali che si aggiungono, la quasi totalità delle donne fa uso di droghe e di alcool, è usuale un dolore cronico addominale, per non parlare dei numerosi decessi per malattie sessualmente trasmesse.

Di grande interesse anche la puntualizzazione sulle posizioni politiche che hanno rispettivamente in Germania vari settori dell’opinione pubblica, partiti e associazioni varie: un gruppo consistente approva la prostituzione e l’attuale legge regolamentarista in vigore, sostenendo che il mercato ha una domanda che porta ricchezza e che la prostituzione è nient’altro che “sex-work” legalizzato (in realtà anche nei luoghi legali moltissime donne/ragazze sono state prima oggetto di tratta), mentre alcuni settori femministi, pur ritenendo la prostituzione una forma di violenza, ritengono legittima quella volontaria in quanto libera scelta della donna, infine chi vorrebbe cambiare la legge lo fa sia in nome dei diritti umani delle donne e dell’idea innegabile di violenza, ma anche considerando che la prostituzione è un peccato contro il corpo di esseri umani, fatti a immagine di Dio, donne e anche uomini e vorrebbe quindi riaffermare questo imprescindibile valore cristiano nella società.

«Il Sinodo del Baden, interpellato a prendere una posizione pubblica in questa direzione, ha recentemente discusso la questione, rimandando però una delibera netta in favore dell’adozione di una legge abolizionista sul “modello nordico”, per evitare una divisione con la Diaconia che vede il modello nordico come conservatore, da una parte, e per timore di essere additati dall’opinione pubblica come poco aderenti ai valori cristiani, dall’altra» mi ha detto la pastora Roloff in conclusione del nostro workshop. «D’altronde lo stesso fatto che questo tema che riguarda milioni di persone trafficate e messe sul mercato della prostituzione non abbia trovato uno spazio centrale nell’ambito del Consiglio Ecumenico significa che non c’è ancora consapevolezza dell’emergenza mondiale che esso rappresenta» ha continuato con accento critico. «Grazie all’insistenza di un gruppo di donne, pastore e non, di Karlsruhe che sono intenzionate a modificare l’attitudine di ambigua prudenza del Sinodo (e in prospettiva anche del Consiglio), si è trovato uno spazio per il nostro workshop nel Centro Gender, che ci ha dato la sala più grande, ma ha schiacciato il nostro evento tra altri due workshops paralleli. Uno di questi condotto da un africano sul tema dell’ascolto e della guarigione ha dirottato gli africani, mentre sarebbe stato interessante sentire le esperienze di chi vive nei paesi da cui provengono in Europa la maggior parte delle prostitute, come la Nigeria».

In conclusione, «chi ha partecipato ha apprezzato i nostri interventi e ha confermato la sua volontà di impegnarsi nelle proprie chiese tedesche a condividere le informazioni ricevute sia sulle leggi italiane, sia su quella francese e le prospettive di speranza che essa ha portato», ha affermato Roloff: «con la nostra determinazione riusciremo a far capire che essere contro la prostituzione non è affatto una posizione anti-liberale, né moralistica, bensì un contrasto alla violenza in nome della giustizia sociale e per un’idea di sessualità basata sulla vera libertà e quindi sul consenso».

«Infatti l’esperienza in Francia» ha detto Viviane Wagner «insegna che una legge abolizionista protegge realmente le donne dalla violenza».


(https://riforma.it/it/articolo/2022/09/12/contrasto-delle-chiese-alla-prostituzione-un-argomento-divisivo, Riforma.it, 12 settembre 2022)

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