5 Luglio 2020
Guerre di Rete

Cybersicurezza – Il lockdown ha fatto crescere gli stalkerware?

di Carola Frediani


Tre aziende di antivirus hanno segnalato, in corrispondenza della pandemia, un incremento degli stalkerware, ovvero di quei software di sorveglianza che sono usati per spiare sui messaggi, le chiamate, le attività online di un partner (o un familiare). Malwarebytes, Avira ed ESET hanno infatti notato una crescita di segnalazioni di questi software poco dopo che vari governi hanno introdotto misure di distanziamento sociale e lockdown, riferisce Cyberscoop. Ad esempio, tra gennaio e maggio, la rilevazione di stalkerware sui dispositivi di clienti da parte di Malwarebytes e Avira è aumentata rispettivamente del 190 e del 99 per cento. E anche ESET ha visto un incremento nei primi mesi del 2020. Difficile interpretare correttamente questa crescita, dal momento che il panorama degli stalkerware è estremamente frammentato, viaggia sottotraccia, e che non tutte le aziende di antivirus segnalano un aumento (anzi, Kaspersky va in controtendenza) per cui bisognerebbe valutare la base utenti da cui arrivano questi dati. Tuttavia, inquieta la possibilità che ci sia stato un incremento nello stesso periodo in cui, secondo alcune analisi, sarebbe cresciuta anche la violenza domestica. E nel periodo in cui le persone facevano molta più fatica a stare fuori casa.
Con stalkerware si intende una serie di software che si collocano in una zona grigia. Molti si presentano come app o strumenti di parental control o per monitorare il dipendente, ma sono spesso progettati per restare invisibili a chi utilizza il dispositivo e questo ne agevola un utilizzo malevolo, segreto o vessatorio. E per installarli non serve essere un hacker della NSA, perché basta avere accesso fisico al dispositivo della vittima (cosa piuttosto facile per un partner, o ex ecc).


(Guerre di Rete – una newsletter di notizie cyber a cura di Carola Frediani N.77, 5 luglio 2020)

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