5 Luglio 2021
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È morta Raffaella Carrà

di redazione


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«La grande artista si è spenta alle 16.20 di oggi, 5 luglio, dopo una malattia che da qualche tempo aveva attaccato quel corpo così minuto eppure così pieno di energia», fanno sapere i suoi cari. Un male fisico vissuto nella più assoluta riservatezza: «L’ennesimo gesto d’amore verso il suo pubblico e verso coloro che ne hanno condiviso l’affetto, affinché il suo personale calvario non avesse a turbare il luminoso ricordo di lei».

Presentatrice, cantante, ballerina e attrice: una vera e propria pop star che, recentemente, il Guardian aveva definito «icona culturale che ha rivoluzionato l’intrattenimento italiano». «Stavolta la carrambata l’hanno fatta a me! Non mi aspettavo un tale riconoscimento»: così la “Raffa nazionale”, grandiosa e umile, aveva commentato il tributo riservatole dalla testata britannica.

Nella sua lunghissima carriera l’artista – che da poco aveva compiuto 78 anni – ha venduto oltre 60 milioni di dischi e conquistato 22 dischi d’oro e di platino, scrivendo la storia della televisione italiana con programmi come Canzonissima, Milleuci, Fantastico, Carramba! Che sorpresa, Pronto, Raffaella? e il più recente A raccontare comincia tu.

Nata a Bologna durante la Seconda guerra mondiale da “un papà playboy e assente” e da “una madre separata”, iniziò subito “a rigare dritto”, come raccontò qualche tempo fa durante la sessantunesima edizione del Festival dei Due Mondi: «Io e i miei fratelli avevamo la libertà più totale, ma mia madre e soprattutto mia nonna Andreina sapevano sempre tutto quello che succedeva». A quattro anni indossava già scarpette e tutù, ancora inconsapevole del fatto che proprio la danza avrebbe costituito una parte fondamentale della sua scintillante carriera.

Ma fu il cinema, e non la televisione, ad aprirle le porte del mondo dello spettacolo. «Iniziai nel 1950, a nove anni – ricordava – con Mario Bonnard (il film era Tormento del passato, ndr) e poi gli studi al Centro Sperimentale di Cinematografia il giorno e le prove a teatro, l’Eliseo, la sera. Volevo fare la coreografa, ho faticato molto. Non ho la laurea, ma adesso posso dire di avere la laurea della vita». L’avventura cinematografica continuò con Mario Monicelli ne I compagni e con Frank Sinatra ne Il colonnello Von Ryan, «ma il cinema – diceva – non faceva per me: è noioso e le attrici che lo fanno, con quei ritmi assurdi e levatacce di prima mattina, sono delle eroine».

Negli anni ’70, stupì l’opinione pubblica col Tuca Tuca e mostrando l’ombelico in televisione: «Era il 1970 e l’Italia impazzì, perché tutto era proibito. Le ragazze volevano andare in giro come me. Non ero bella, ma sentivo di avere una certa personalità. Volevo vivere di idee, volevo fare la coreografa e inventare spettacoli senza esserne protagonista», disse. «La mia carriera – aggiunse – è stata una sorpresa continua: non ho mai chiesto di fare le cose, sono accadute».

Donna fuori dal comune eppure dotata di spiazzante semplicità, non aveva avuto figli ma di figli – diceva sempre lei – ne aveva a migliaia, come i 150mila fatti adottare a distanza grazie ad Amore, il programma che più di tutti le era rimasto nel cuore. Le esequie, fanno sapere i cari, saranno definite a breve. Nelle sue ultime disposizioni, Raffaella Carrà ha chiesto una semplice bara di legno grezzo e un’urna per contenere le sue ceneri. Nell’ora più triste, sempre unica e inimitabile, come la sua travolgente risata.


(huffingtonpost.it, 5 luglio 2021)

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