di Marina Terragni
Il Consiglio Comunale di New York ha preso la decisione, senz’altro storica, di iscrivere all’anagrafe bambine e bambini come Gender X –ovvero non femmina e non maschio- su semplice richiesta dei genitori. Per procedere all’iscrizione come Gender X e non come femmina o maschio non sarà necessario alcun parere medico, basterà l’espressa volontà degli adulti (alla neonata-neonato non sarà certo possibile richiedere che cosa ne pensa).
Anche gli adulti potranno chiedere di modificare il proprio genere sui documenti senza alcuna certificazione medica che accerti disforia di genere.
Commentando con grande soddisfazione la notizia a Radio Popolare, Gabriele Piazzoni, segretario nazionale di Arcigay, ha sostenuto che il provvedimento servirà soprattutto per i “tanti bambini intersessuali”, che nascono con caratteri sessuali non chiaramente definiti.
Le cose non stanno affatto così:
- il provvedimento non riguarda i bambini diagnosticati come intersessuali –non serve, appunto, alcuna diagnosi medica, la novità sta qui- ma potenzialmente tutte le bambine e i bambini nate e nati con organi sessuali perfettamente conformati e corrispondenti al genere femminile e maschile. Come viene detto espressamente, basta che i genitori per ragioni tutt’altro che mediche non intendano registrare la nata/il nato come del genere corrispondente al sesso biologico. Questo pone un enorme dilemma etico: che cosa fonda il supposto diritto dei genitori a non tenere conto del sesso biologico della figlia e del figlio e di optare invece per l’indeterminazione di genere, ovvero di farlo crescere né femmina né maschio a dispetto della verità del suo corpo? Esiste una potestà genitoriale che possa spingersi fino a questo punto di invasività nella vita della figlia e del figlio, vita che non appartiene MAI ai genitori? Si tratta di una violenza inaccettabile su un essere umano inerme. Piazzoni giudica il provvedimento del consiglio di NYC come una decisione “semplice, rivoluzionaria e che non toglie niente a nessuno”. Probabilmente è semplice e rivoluzionaria, ma potrebbe togliere molto a bambine e bambini che per ragioni meramente ideologiche e unilaterali e a prescindere dalla verità del loro corpo verranno classificati come X.
- Le nate e i nati intersessuali non sono affatto “tanti”, come sostiene Piazzoni, ma costituiscono un’esigua minoranza valutata tra lo 0,05 e l’1,7 per cento. Le variazioni percentuali dipendono dal fatto che la definizione di intersessualità è un ombrello piuttosto vasto che copre un’ampia serie di anomalie, dall’ermafroditismo vero e proprio alla sindrome di Swyer, alla sindrome di Morris. Mentre l’ermafroditismo puro è diagnosticabile alla nascita –il nato presenta organi sessuali incerti- altre sindromi non lo sono affatto: per esempio nel caso della sindrome di Morris avremo un corpo geneticamente maschile che a causa di un’insensibilità agli androgeni si sviluppa come assolutamente femminile. In gran parte dei casi, quindi, la condizione di intersessualità si potrà constatare solo al momento dello sviluppo o comunque molto tempo dopo la nascita.
- Il sesso biologico è un fatto e l’identità di genere un costrutto: non serve affatto negare la realtà del proprio corpo per comportarsi, vestirsi, vivere come meglio si ritiene e amare chi si ritiene. Negare la realtà del corpo è un fatto violento e non necessario.
- Negare la verità del corpo alimenta gli enormi profitti di Big Pharma e Big Fertility, che hanno tutto l’interesse a rivenderti il corpo come un prodotto
- Negare la verità del corpo –le sue potenzialità, i suoi limiti- è una pratica maschile. Su questa pratica si fonda l’intero edificio patriarcale. Negare la verità del corpo è una mossa drammaticamente misogina.
Come può Arcigay salutare con entusiasmo questa roba?
(marinaterragni.it, 13 settembre 2018)