18 Settembre 2021
Feminist Post

Il tempo delle transizioni facili per i minori è finito

di Marina Terragni


La Corte d’appello inglese ha parzialmente ribaltato la sentenza che aveva dato ragione alla giovane detransitioner Keira Bell (qui la sua storia) contro la Tavistock Clinic che quando aveva 16 anni l’aveva frettolosamente avviata alla terapia con bloccanti della pubertà.

Con una sentenza pilatesca e meramente formalistica, la Corte ha rilanciato la palla ai medici: tocca a loro, e non ai Tribunali, stabilire se un/una minore può accedere a questa “terapia” con bloccanti ormonali. Devono essere i medici e non i giudici a prendersi la responsabilità di decidere se il minore possieda o meno la cosiddetta Gillick Competence, ovvero la maturità necessaria a valutare le conseguenze di trattamenti ormonali, che sono irreversibili.

I transattivisti hanno accolto con soddisfazione la sentenza, ma il tempo delle transizioni facili per i minori è comunque finito. Come si sta vedendo in tutto il mondo (leggere qui) a fronte del crescente numero di ex bambine/i gender non conforming che una volta adulte/i si pentono dei cambiamenti irreversibili causati dai puberty blocker, soprattutto a fronte del rischio di cause per danni – follow the money – sempre più frequentemente medici e cliniche stanno adottando un principio di cautela. Quindi sarà sempre più difficile che un/una minore sotto i sedici anni venga avviata/o sperimentalmente alla transizione secondo il principio “affirmation only” – in sostanza, ‘i blocker non si negano a nessuna/o’ . In sintesi, la platea di bambine/i trattate/i con bloccanti è destinata in ogni caso a ridursi.

L’epoca in cui si agiva in modo deresponsabilizzato per seguire un’ideologia e non la corretta prassi medica, si è conclusa. Keira Bell, che ha chiesto di potersi rivolgere alla Corte Suprema, ha commentato: «Il mio caso ha aperto un dibattito globale, anche se resta molto da fare. È una fantasia profondamente preoccupante che un medico possa credere che un bambino di dieci anni possa acconsentire alla perdita della propria fertilità».


(Feminist Post, 18 settembre 2021, col titolo: Ormoni ai bambini: i giudici UK se ne lavano le mani. La sentenza della Corte d’appello sul caso Keira Bell)

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