5 Giugno 2024
ND NoiDonne

La guerra è un suicidio. Votiamo contro la guerra

di Giovanna Cifoletti*


Nel gennaio scorso uno studio diffuso nei media, poi confermato, calcolava che l’offensiva israeliana aveva causato nei primi due mesi di guerra l’emissione di oltre 280.000 tonnellate di CO₂. Si tratta una quantità superiore alle emissioni annuali per la vita quotidiana di venti Paesi. Difficile immaginarlo, e ora si deve moltiplicare almeno per quattro. Il bilancio delle emissioni di carbonio della ricostruzione di Gaza potrebbe essere cento volte superiore. Facciamo un esperimento mentale: immaginiamo di mettere fianco a fianco Milano e Napoli. La popolazione della striscia di Gaza era pari alla loro somma, su una superficie appena superiore a questa somma. Mettiamoci poi virtualmente a Sesto San Giovanni, o a Procida, di fronte a questo agglomerato urbano e assistiamo ai bombardamenti a tappeto per otto mesi, all’invasione di terra con carri armati e bulldozer che radono al suolo edifici per creare la striscia cuscinetto e la nuova strada divisoria tra nord e sud. Milano e Napoli che vanno in fumo. Chi vorrebbe essere là a respirarlo? Eppure sono i vicini, è Israele, che respira questo fumo, a dichiarare di voler continuare la guerra. Ci sono poi le macerie tossiche, piene di amianto, che costituisco ormai la terra di Gaza, 37 milioni di tonnellate. Si dice che ci sono più macerie a Gaza che in tutta l’Ucraina, ma Gaza è ben più piccola, quindi ci sono in media tre quintali di macerie al metro quadro. C’è poi un numero imprecisato di bombe inesplose (dal 10 al 15% di quelle esplose, 25 mila tonnellate […]) e infine si parla di una quantità enorme di rifiuti non gestiti a causa dei successivi spostamenti degli abitanti in questa guerra che, confondendo Hamas con la popolazione civile, somiglia a una caccia al topo. Si calcola che la bonifica richiederà quindici anni. Già tutto questo dovrebbe far comprendere agli Israeliani che la guerra in queste proporzioni è un suicidio per tutto il territorio. L’inquinamento provocato in così breve tempo non può disperdersi. Eppure ancora adesso non c’è intenzione di fermarsi, secondo Netanyahu «bisogna finire il lavoro», cioè il suicidio. In Israele ci sono critiche alla gestione della guerra, ma il presupposto di fondo è che la guerra sia «necessaria per la sopravvivenza di Israele», e il disastro ambientale è così poco sentito che c’è chi ha parlato di lanciare anche la bomba. La terra di latte e miele ai particolati attuale diventerebbe terra di latte e miele agli isotopi. Del resto il rischio c’è già, come abbiamo imparato dalla guerra in Ucraina, poiché questa guerra intensiva si svolge in presenza della centrale e della bomba in Israele. Ormai tutte le guerre sono di annientamento, anche se fatte “contro Hamas” o “per la difesa dei confini”, perché sono di fatto contro i civili e contro il pianeta.
[…]

È ormai impossibile distinguere tra i popoli semiti che circondano Gerusalemme. Si rischierebbe allora di annientare altri ebrei e il loro habitat. È un modo per dire che siamo ormai tutti dalla stessa parte. Una verità che noi europei viviamo già di fatto nel Mediterraneo che si riscalda indipendentemente dalla cartina politica. E l’abbiamo vissuta in Europa e nel mondo rispetto alla pandemia. Se non vogliamo più partecipare al completamento di questo suicidio né di altri, l’unica cosa che possiamo fare è votare contro la guerra e affinché l’Europa diventi quello che stava per diventare dopo la seconda guerra mondiale, una forza diplomatica contro la guerra.


(*) École des hautes études en sciences sociales, Parigi; Disarmisti Esigenti, Milano


(ND NoiDonne, 5 giugno 2024)

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