14 Giugno 2022
volere la luna

La guerra in Ucraina: c’è chi dice no

di redazione


Mentre la guerra continua con il suo carico di morti, feriti e profughi, il mondo è percorso da inni alla guerra, più o meno espliciti e più o meno accompagnati da parole di circostanza sulla necessità che “un giorno” si arrivi alla pace. Anche nel nostro Paese è così e la sinistra con l’elmetto non di distingue dalla destra. Contemporaneamente nel teatro di guerra, in Russia, in Bielorussia e in Ucraina c’è chi, a costo della vita, lavora concretamente per la pace: sono gli obiettori di coscienza, che disertano l’arruolamento e il campo di battaglia. Nessuna fonte ufficiale ne parla ma sono decine di migliaia: per loro la pace è più importante degli opposti nazionalismi.

Alcuni in Europa hanno cominciato a rompere il silenzio ufficiale e a chiedere per loro un appoggio e iniziative concrete.

Va in questa direzione l’appello rivolto ai parlamentari europei dall’International Fellowship of Reconciliation (IFOR), dalla War Resisters’ International (WRI), dall’European Bureau for Conscientious Objection (EBCO) e Connection eV (Germania) che ha avuto l’adesione di sessanta altre organizzazioni per la pace, i diritti umani e i rifugiati provenienti da tutta Europa, tra cui il Movimento Nonviolento. L’appello – che contiene anche una bozza di risoluzione del Parlamento europeo (qui la versione italiana) ‒ muove dalla premessa che, secondo il diritto internazionale, i militari e le donne che combattono per la Russia in questa guerra stanno conducendo un’operazione illegale, che verosimilmente anche la Bielorussia sta partecipando alla guerra al fianco della Russia e che in entrambi i Paesi le persone che si rifiutano di partecipare alla guerra molto probabilmente dovranno affrontare un serio procedimento giudiziario, che le qualifica per la protezione ai sensi della Direttiva UE in materia. Eppure negli Stati membri la stragrande maggioranza delle persone colpite non ha ancora ricevuto alcuna garanzia di tale protezione. Si presume che tra le 300.000 persone che hanno recentemente lasciato la Russia a causa della guerra, ci siano molti uomini che cercano rifugio all’estero per evitare di essere mandati in guerra. Negli ultimi mesi circa 20.000 uomini bielorussi hanno lasciato il Paese per evitare il reclutamento. Allo stesso modo ci sono obiettori di coscienza ucraini che non vogliono combattere in questa guerra; circa 3.000 uomini hanno chiesto asilo nella sola Moldavia. Ad ogni cittadino registrato in Ucraina entro il 24 febbraio 2022 è attualmente concesso il soggiorno umanitario nell’Unione Europea, ma è incerto cosa accadrà agli obiettori di coscienza ucraini quando questa disposizione scadrà. La conclusione dell’appello è che i paesi europei devono accogliere queste persone in fuga dallo sforzo bellico senza burocrazia, e garantire loro un diritto permanente di soggiorno. E questo non solo in base a principi umanitari ma perché il diritto umano all’obiezione di coscienza è stato riconosciuto, tra l’altro, dall’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa e dal Parlamento europeo e deve essere garantito a tutti, in ogni dove.

Una posizione analoga, con riferimento agli obiettori ucraini, è stata assunta in Italia dall’Associazione giuristi democratici, che ha diffuso un documento in cui si legge: «In Ucraina, dall’inizio della invasione russa, vige la legge marziale e il divieto di lasciare il Paese per tutti gli uomini tra i 18 e i 60 anni. Il governo di Mosca, da parte sua, ha previsto la coscrizione obbligatoria dal primo aprile al 15 luglio 2022 per i giovani tra i 18 e i 27 anni. L’escalation militare sta investendo le popolazioni civili anche sotto questo aspetto. Per questa ragione, facciamo appello al governo ucraino affinché venga allentata questa misura fortemente restrittiva della libertà personale, garantendo che gli uomini di cittadinanza ucraina che per qualsiasi ragione ‒ personale, familiare, politica, religiosa, culturale ‒ vogliano uscire dal Paese possano farlo in assoluta sicurezza. In tal senso, chiediamo al Presidente della Repubblica, al governo e ai parlamentari italiani ‒ indipendentemente dalla loro appartenenza politica e dalla posizione assunta sul conflitto Russia/Ucraina ‒ di adoperarsi presso il governo ucraino affinché un tale provvedimento, in linea con la migliore tradizione giuridica europea in tema di libertà individuali e di obiezione di coscienza, venga assunto al più presto» (è possibile aderire all’appello ai link info@giuristidemocratici.it e https://chng.it/J2rZFgTH).


(Volere la luna, 14 giugno 2022)

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