3 Aprile 2020
Duoda Web

La pandemia come opportunità di comprensione globale

di María Milagros Rivera Garretas


L’epidemia ormai globale di coronavirus è iniziata, a quanto pare, in Cina, un grande paese di molti paesi con una capacità produttiva gigantesca. Anche un vaccino contro il coronavirus sembra essere stato progettato in Cina. Lo prendo come un dato astrale che mi segnala qualcosa che è di ordine simbolico, dell’ordine del significato (appare nei romanzi di Jane Austen): che il problema e la soluzione nascono nello stesso luogo, nelle stesse viscere. Per questo penso che la pandemia che stiamo vivendo sia un’opportunità di comprensione globale, non un nuovo incitamento alla competitività.

La politica delle donne non intende la vita come una lotta, né dialettica né totale, ma come sinapsi, come collaborazione, che è molto diverso dalle sinossi o sintesi che insegnavano a scuola quando ero bambina e che non sono riuscita a imparare. La politica di partito, invece, dà priorità alla competitività e alla lotta per il primo posto nella lista. Sembra un cliché, ma è ancora lì, nei rantoli della fine del patriarcato. Sento già dire dai commentatori politici che la Cina, avendo subito il coronavirus prima dell’Europa e avendo, a quanto pare, meno leggi a tutela della giustizia sociale, coglierà l’occasione per arrivare a mettersi davanti all’Occidente nella classifica mondiale. Ma questo non è il mondo che voglio e per il quale vivo e desidero.

La politica delle donne di oggi ha il suo più vicino e geniale precedente nella cultura della conversazione (Benedetta Craveri, Lia Cigarini) delle Preziose del XVII e XVIII secolo. Le donne amano la conversazione (ora con zoom o quello che serve, lo stendibiancheria, il cortile, la tavola, le carte, le corti d’Amore) perché la conversazione è versare con, con versioni diverse. È sempre dispari e effimera, non gerarchica né piramidale, e lascia la sua impronta nel sentire, nell’anima e nella coscienza di chi vi partecipa, donne o uomini, ciascuno a suo modo. La conversazione è diversa dal dialogo, e secondo me migliore, più esposta alla intelligenza dellAmore (Margherita Porete), perché non è «parola che attraversa», non attraversa nulla ma aumenta, amplia il piacere di parlare e genera autorità femminile, che è diversa dal potere.

Se l’epidemia di cui soffriamo è globale, globale deve essere la comprensione che genera. Non un’ultima e disperata possibilità di far rivivere la vecchia arroganza maschile, più propria del patriarcato estinto che del presente. Con la pandemia, la natura ha preteso di essere soprannaturale. Vorrei tenerne conto, parlarle, non cercare di dominarla ancora una volta. Nella politica delle donne, il soprannaturale non consiste nell’avere il potere di distruggere la natura o nel dare più mezzi alla «scienza» se questa scienza non è divina, ma nell’aprire una dimensione di comprensione umana, personale, comune, in cui ci sia sempre il due.

Perché la natura, rispetto alla macchina, è sessuata, sempre e ovunque (Luce Irigaray). La creatura umana che la abita è donna o uomo, perché è così che viene data alla luce da sua madre. Questo è il principio della politica delle donne, un principio necessario che è ancora assente dalla politica maschile nei suoi rantoli della fine del patriarcato, anche se vi sono delle donne. Ma lì le donne non sono veramente a loro agio, ci stanno strette, perché i partiti politici sono nati proprio contro le Preziose. La donna, madre o no, viene sempre prima, è lì da prima (Suor Juana Inés de la Cruz), e apre alla conversazione, alla parola, insegnandoci a parlare.


(Traduzione di Clara Jourdan, www.libreriadelledonne.it, 2 aprile 2020. La pandemia como oportunidad de entendimiento global, Duoda web, 24 marzo 2020, http://www.ub.edu/duoda/web/es/textos/1/255/)

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