5 Maggio 2022
In Genere

L’agricoltura deve ripartire dalle donne

di Redazione Ingenere.it


Sono le donne, soprattutto le straniere originarie di Romania e Bulgaria, a vedere violati i propri diritti più elementari nel settore agricolo dell’area che comprende le provincie di Matera, Taranto e Cosenza. A dirlo è il rapporto Cambia Terra. Dall’invisibilità al protagonismo delle donne in agricoltura, appena diffuso da Actionaid, che mette insieme i dati e le storie raccolti dal 2016 a oggi in quella «vasta zona del Sud Italia dove il clima e la terra fertile favoriscono le coltivazioni di ortofrutta, dalle fragole all’uva da tavola fino agli agrumi» spiega il rapporto, che è stato coordinato da Rossana Scaricabarozzi e si è avvalso della collaborazione di numerose e qualificate esperte, tra cui Stefania Prandi, giornalista e fotoreporter che già in passato si è occupata della questione.

«Sono le donne a essere richieste per garantire maggiore cura per le stagioni di raccolta e lavorazione della frutta più delicata» spiega Actionaid nella nota che ha accompagnato la pubblicazione del rapporto. «Nelle campagne le donne arrivano a guadagnare anche solo 25/28 euro al giorno mentre gli uomini ne ricevono 40. Inoltre, la pratica dei datori di lavoro sleali di dichiarare in busta paga un numero inferiore di giornate rispetto a quelle lavorate impedisce alle donne non solo di accedere all’indennità di infortunio, malattia e disoccupazione agricola, ma anche a quella di maternità».

Il rapporto ha intervistato 119 donne impiegate in agricoltura di origine rumena e bulgara all’interno del programma lanciato da Actionaid nel 2016 per indagare e intervenire sulle condizioni di vita e di lavoro delle donne in agricoltura in Puglia, Basilicata e Calabria, e tutelare i loro diritti.

Il programma, spiega Actionaid, è nato in risposta alle molteplici forme di violazioni dei diritti umani delle donne lavoratrici, e ha la mission di coinvolgere direttamente le operaie del settore agricolo rendendole protagoniste di un processo di costruzione «di risposte sostenibili alle loro esigenze, attraverso forme di collaborazione e di responsabilità condivisa a livello comunitario».

Un impegno che ha coinvolto istituzioni, sindacati, associazioni locali, imprese agricole, associazioni di datori di lavoro, partner della società civile per produrre un cambiamento concreto nella vita delle donne braccianti.

«Le operaie agricole non possono più essere escluse o lasciate ai margini degli interventi delle istituzioni, a oggi attuati senza una chiara prospettiva di genere. Continuare a farlo significa non mettere fine deliberatamente alle violazioni dei diritti e alle violenze che subiscono» spiega Grazia Moschetti, responsabile dei progetti di Actionaid nell’Arco Ionico, e secondo cui va cambiato proprio il modello agricolo.

Il rapporto raccoglie dettagliate schede e infografiche, descrive le pratiche di empowerment dispiegate dal programma Cambia Terra e fornisce un’analisi delle politiche istituzionali in corso, Piano nazionale di ripresa e resilienza incluso, per tracciare una mappa e una fotografia dell’esistente e iniziare a pianificare interventi più efficaci in futuro a partire da sei punti fondamentali raccolti in un “manifesto delle donne” che lavorano in agricoltura.


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(Ingenere.it, 5 maggio 2022)

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