30 Maggio 2023
Avvenire

L’appello. 500 firme a sinistra per dire no alla maternità surrogata

di Marco Iasevoli e Antonella Mariani 


Un documento condiviso tra intellettuali, amministratori locali, politici di area Pd e femministe per fermare un fenomeno globale. Tra le firme Aurelio Mancuso, Goffredo Bettini e Giorgio Gori


Un appello firmato per ora da oltre 500 intellettuali, sindaci e amministratori locali, ex parlamentari, sindacalisti e femministe per dire «no» alla maternità surrogata. La rete No Gpa (Gestazione per altri), attiva dal 2019, riesce a sfrondare le differenze politiche e a lanciare un appello forte all’Europarlamento e al Parlamento nazionale, alla vigilia di giorni che si annunciano caldi per l’esame della proposta di legge, targata Fdi, sul “reato universale” di utero in affitto.

Ma l’iniziativa ha presa soprattutto nel centrosinistra e nel Pd, all’indomani di una sconfitta alle amministrative che diversi osservatori hanno attribuito anche all’eccessiva insistenza della nuova segreteria Schlein sui “diritti individuali”. E non è un caso se diversi esponenti di primo piano della mozione Bonaccini, che ora siedono in Direzione nazionale, rilanciano l’iniziativa di No Gpa per rafforzare la richiesta ufficiale di una «discussione aperta» nel Pd. È il caso, ad esempio, di Stefano Lepri e dei cattodem.

Ma ciò che colpisce nel testo di No Gpa è che i firmatari sono quasi tutti di area progressista, andando quindi oltre il mondo cattolico: spiccano nomi di peso nel firmamento del Pd, come gli ex parlamentari Goffredo Bettini, Eugenio Comincini, Valeria Fedeli. C’è un gruppetto nutrito di sindaci (Gori di Bergamo, Micheli di Segrate, Cosciotti di Pioltello) e un pattuglione di femministe come Francesca Izzo e Cristina Comencini. Un paio di nomi “pesanti” sono, sempre in ambito femminista, quelli delle filosofe Adriana Cavarero e Olivia Guaraldo.

Dall’associazionismo e dal volontario arrivano adesioni importanti come quella di Elisa Manna (Caritas) e Gianni Bottalico (già presidente Acli).

L’appello, cui si può aderire su change.org e che è coordinato dall’ex segretario di Arcigay Aurelio Mancuso, proclama che «la maternità surrogata offende la dignità delle donne e i diritti dei bambini». I firmatari chiedono ai parlamentari italiani ed europei di confermare il “divieto assoluto” previsto nella legge 40/2004 sulla procreazione assistita e di lavorare per arrivare al bando. «La Gpa è una pratica intollerabile e va contrastata in ogni ambito», si legge nel documento.

Due osservazioni. La prima è che al momento non risulta abbiano firmato parlamentari del Pd in carica, a parte Valeria Valente e Luana Zanella, che hanno annunciato la loro adesione. La sensazione, dicono fonti dem, è che si voglia evitare il frontale con Schlein per non metterla ulteriormente in difficoltà e arrivare a una “retromarcia” condivisa su questo tema. La seconda osservazione è che si suggeriscono strumenti internazionali ma non si menziona l’unica proposta di legge già approdata alla discussione parlamentare, quella che, a firma Fratelli d’Italia, chiede che l’utero in affitto diventi un reato universale, cioè punibile se commesso da un cittadino italiano anche all’estero. Probabile che questa vasta area di sinistra che si oppone alla Gpa voglia marcare la differenza con il centrodestra che persegue lo stesso obiettivo ma da punti di partenza e invocando strumenti giuridici diversi.

L’appello, infatti, chiede ai Parlamenti nazionali, e in particolare di quei Paesi come l’Italia che già vietano la maternità surrogata, di sostenere le reti giù attive a livello internazionale, quelle alleanze che «chiedono la messa al bando della maternità surrogata».

C’è una sottolineatura anche sui “diritti dei bambini” nati da utero in affitto all’estero: per loro è necessario «un quadro giuridico certo», come del resto hanno chiesto la Cassazione e la Corte di Costituzionale in diverse sentenze.

L’appello dei 500 arriva all’indomani della sconfitta elettorale del Pd di Elly Schlein e pone una spina nel fianco alla segretaria. Non nuovo, per la verità, perché sul tema della Gpa anche una parte dei suoi l’ha più volte sollecitata a prendere posizione, finché lei ha dovuto precisare di essere personalmente favorevole ma di non avere inserito questo tema nel programma perché «ci sono diverse sensibilità».


Qui di seguito il testo dell’appello


LA MATERNITÀ SURROGATA È UNA PRATICA CHE OFFENDE LA DIGNITÀ DELLE DONNE E I DIRITTI DEI BAMBINI


Come ha scritto la Corte Costituzionale nella sentenza n. 79 del 23 febbraio 2022, riprendendo le sentenze n. 272 del 2017 e n. 33 del 2021, la surrogata «[…] offende in modo intollerabile la dignità della donna e mina nel profondo le relazioni umane, assecondando un’inaccettabile mercificazione del corpo, spesso a scapito delle donne maggiormente vulnerabili sul piano economico e sociale.» A questi principi chiediamo la politica si attenga nel confermare il divieto di maternità surrogata nel nostro paese e, come sottolinea sempre la Corte Costituzionale, arginando la pratica con uno: «sforzo che richiede impegni anche a livello internazionale». E non solo perché la maternità surrogata lede i diritti delle donne, ma perché mercifica e offende la dignità dei bambini e delle bambine. Condividiamo appieno questi richiami dell’Alta corte, che individua il centro della questione: la GPA è una pratica intollerabile, e va contrastata in tutti gli ambiti a cominciare dalle istituzioni europee e dall’ONU. Sono già attive a livello internazionale reti e alleanze che chiedono la messa al bando della maternità surrogata, queste azioni devono essere sostenute dagli Stati, a partire da quelli che con chiarezza vietano la maternità surrogata. È in Parlamento, dove si formano le leggi e si individuano i percorsi normativi, che oltre a confermare la contrarietà alla maternità surrogata e prevedere un maggior controllo sull’applicazione della norma, occorre spingere a livello UE e ONU per una messa al bando di tale pratica in sede internazionale. E al tempo stesso vanno risolte questioni che necessitano di un quadro giuridico certo nell’interesse preminente dei bambini, così come sollecitato da Cassazione e Corte Costituzionale.


(Avvenire.it, 30 maggio 2023)

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