9 Luglio 2018

Lettera aperta a Susanna Camusso sui “nuovi diritti”

di Arcilesbica nazionale

 

Cara Susanna Camusso,

l’Ufficio Nuovi Diritti della Cgil si è espresso a favore dell’utero in affitto il 25 giugno scorso, a poca distanza da un’altra sua improvvida esternazione a favore della prostituzione. A poco varrebbe dire che si tratta di prese di posizione che non impegnano il tuo intero sindacato, specie in assenza di altre dichiarazioni su questi temi da parte della Cgil.

Sulla surrogazione di maternità c’è un silenzio di tanta sinistra che non è più giustificato: sono ormai note le implicazioni del fenomeno dal punto di vista della salute e della dignità delle donne oltre che di sfruttamento economico.

La surrogazione di maternità non è un nuovo diritto, ma un nuovo asservimento, un assoggettamento della gravidanza al mercato, in quanto sottomette la maternità alla produzione e fa della gestante stessa una materia prima.

Non è neppure una tecnica, ma un istituto giuridico che non può esistere senza regolamentazione. È infatti tale regolamentazione che rende possibile l’accesso al corpo femminile riproduttivo per una committenza globale. Non è vero che senza regolamentazione si avrebbe un far west riproduttivo. In questo caso un mercato nero dei bambini non avrebbe senso, poiché i committenti vogliono che i bambini e le bambine siano anagraficamente regolari, ben diversamente da ciò che accade in tutti gli altri mercati neri.

La surrogazione di maternità non è un lavoro, perché l’interno del corpo femminile non è un posto di lavoro in cui siglare contratti. Solo la forte regressione nella posizione delle lavoratrici sul mercato globale può spingere a deformare i concetti di libertà e di autodeterminazione in quello di libertà di acconsentire al proprio sfruttamento e di accettare la monetizzazione della vita umana. Ma la libertà di rinunciare ai diritti, alla salute e alla dignità non è libertà.

L’esternalizzazione della gravidanza non va regolamentata, va abolita, perché riduce le donne a corpi di servizio – non per niente chiamate “portatrici”: contenitori di materiale genetico altrui, assumono il rischio biologico conto terzi per denaro, anche nel tanto decantato Canada, dove furbescamente si parla di “rimborso spese”.

Le vere nuove forme di filiazione e di famiglia sorgono entro legami di amicizia e responsabilità tra le persone. Chi pretende il diritto alla surrogazione di maternità, chi va a farla all’estero e poi rientra nel suo paese, anche in Italia, per imporre la trascrizione del certificato di nascita vuole solo la garanzia di poter far fabbricare una creatura a marchio genetico controllato, avendo dalla sua certezze legali.

Si rievoca il baliatico o il bambino della famiglia numerosa affidato agli zii senza figli per normalizzare la surrogazione di maternità presentandola come pratica tradizionale, omettendo tuttavia di ricordare che si trattava di pratiche dettate dalla povertà o soluzioni a difficoltà impreviste della vita, mentre qui i bambini vengono commissionati per essere staccati dalle donne che li hanno partoriti. La surrogazione di maternità non ha tradizione, è una nuova frontiera della riduzione degli esseri umani a cose. La surrogazione di maternità non è progresso, è solo annessione tecnologica dell’umano.

La surrogazione di maternità non è autodeterminazione, perché le donne che vi si prestano rinunciano per contratto a disporre di sé, essendo, per contratto, obbligate a sottomettersi alle decisioni dei committenti su tutti gli aspetti della gravidanza, compreso un eventuale aborto di feti gemellari.

La surrogazione di maternità è ad alta invasività, dato che prevede l’impianto di ovocita estraneo alla gestante, al fine di recidere il legame genetico con il nascituro: per privare la madre di ogni diritto su chi nascerà, la si tratta con pratiche mediche pericolose. La surrogazione di maternità è un crimine contro le donne.

A malapena, dunque, serve aggiungere che la surrogazione di maternità non è di sinistra e tale non diventa solo perché qualcuno che si dice di sinistra pretende di utilizzarla.

Ci auguriamo di sentire dalla Cgil che gli esseri umani non devono nascere su commissione né per denaro, non devono essere separati alla nascita dalla madre per evitare di rafforzare il loro naturale attaccamento e le donne non devono essere ridotte a macchine riproduttrici: è una soglia di civiltà.

Proprio per questo ci chiediamo quali rapporti abbia l’Ufficio Nuovi Diritti con la Cgil e ci auguriamo che un sindacato di sinistra sappia distinguere fra l’avanzata del mercato e l’indisponibilità della vita umana.

 

Cristina Gramolini, Presidente di ArciLesbica

e la Segreteria Nazionale

Giovanna Camertoni, Silene Gambino, Lucia Giansiracusa, Raffaella Natalello, Sara Rinaudo, Roberta Vannucci

 

(Facebook, 9 luglio 2018)

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