13 Luglio 2021
Feminist Post

Metic Report: l’Europa spinge sull’identità di genere

di Silvia Guerini


Scavalcando la sovranità dei Paesi membri, il Parlamento Europeo produce indicazioni sulla salute sessuale e riproduttiva: self-id, maternità maschile, utero in affitto, fecondazione assistita per tutte-i, ormoni ai bambini, utero in affitto. La mano di Big Tech sulle nostre vite, per una mutazione antropologica dell’umano


Nel quadro del tema salute delle donne, alla plenaria dello scorso 23 giugno del Parlamento europeo sulla situazione della salute sessuale e riproduttiva e relativi diritti l’UE ha votato il Metic Report.

Salute delle donne: ma le parole “donne” e “sesso” sono state sostituite con genere.

Il Metic Report produce delle indicazioni che gli Stati membri devono seguire, indicazioni che rappresentano precise linee e costituiscono un’interferenza con la giurisdizione dei singoli Stati sulla gestione dei sistemi sanitari nazionali o delle scelte di politica sanitaria nazionale.

Il report del 23 giugno include il concetto di identità di genere«invita gli Stati membri […] a modificare di conseguenza le leggi, le politiche e le prassi che escludono determinati gruppi dall’accesso all’assistenza relativa alla maternità, alla gravidanza e al parto, anche eliminando le restrizioni giuridiche e politiche discriminatorie che si applicano sulla base dell’orientamento sessuale o dell’identità di genere».

Il report parla anche di «diritti riproduttivi» proponendo di superare gli ostacoli che causano «l’accesso limitato a trattamenti per la fertilità» ed estendendo la riproduzione medicalmente assistita: «invita gli Stati membri a garantire che tutte le persone in età riproduttiva abbiano accesso alle terapie per la fertilità, indipendentemente […] dall’identità di genere o dall’orientamento sessuale; […] invita gli Stati membri ad adottare un approccio olistico, inclusivo, non discriminatorio e basato sui diritti rispetto alla fertilità, che comprenda misure volte a prevenire l’infertilità e a garantire la parità di accesso ai servizi per tutte le persone in età fertile, e a rendere disponibile e accessibile la riproduzione medicalmente assistita in Europa». Inoltre leggiamo: «uomini transgender e persone non binarie possono essere in stato di gravidanza e dovrebbero, in tal caso, beneficiare di misure di assistenza alla gravidanza e al parto, senza essere discriminati sulla base della loro identità di genere».

C’è anche una parte sull’«educazione sessuale completa […] a vantaggio dei giovani» nelle scuole primarie e secondarie.

Tra le questioni principali del report anche il “diritto all’aborto” da includere tra i diritti umani, per loro natura inviolabili. Spiega Luisa Muraro in Aborto. Per noi femministe non è un diritto«Noi partivamo dal principio fondamentale di libertà femminile: una donna non può essere obbligata a diventare madre, la maternità inizia con un sì. Ma tendevamo a sottolineare che l’aborto non è un diritto. Un diritto ha sempre un contenuto positivo. L’aborto invece è un rifiuto, un ripiego, una necessità. La donna che non vuole diventare madre subisce un intervento violento sul suo corpo per estirpare questo inizio di vita. Pensavamo, e pensiamo tuttora, che se si fa dell’aborto un diritto, si autorizza l’irresponsabilità degli uomini».

Dalla posizione di minoranza di due eurodeputate: questo report: 
– Esula dal suo ambito di applicazione affrontando temi quali la salute, l’educazione sessuale e la riproduzione, nonché l’aborto e l’istruzione, che sono competenze legislative degli Stati membri. 
– La relazione tratta l’aborto come un presunto diritto umano che non figura nella legislazione internazionale, il che viola la stessa Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e i principali trattati vincolanti, contraddicendo anche la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo e della Corte di giustizia dell’Unione europea.  
– Nella relazione si individua altresì una manipolazione ideologica dei diritti umani, aventi natura universale e immutabile, attraverso un’influenza internazionale che erode la sovranità dei Paesi, compromettendone la rispettiva legislazione.  
– La relazione minaccia la libertà, l’uguaglianza e la dignità delle donne, andando contro la loro stessa natura attraverso la dissociazione dell’identità dal sesso biologico.  
– Mediante un programma ideologico incentrato sul genere, la relazione presenta una donna isolata e vittimizzata, slegando la salute dalla vita e dando priorità a un benessere soggettivo che incoraggia le donne a rinunciare alla loro fertilità e alla maternità.

Da questo report emerge con forza la direzione intrapresa a livello europeo e internazionale: identità di genere, ideologia gender neutral nelle scuole, riproduzione artificiale.

In più Paesi stiamo vedendo proposte di legge che includono identità di genere e autocertificazione del sé e che ampliano l’accesso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA). 
In Spagna la Ley Trans ha allargato l’autocertificazione di genere ai minori di 12 anni: il consenso dei genitori serve fino a 16 anni, ma se tra i 14 e i 16 il minore è in contrasto con i genitori è possibile chiedere che venga tolta loro la potestà genitoriale e che il minore sia affidato a un tutore. Di fatto, questo nega la possibilità dei genitori di opporsi al percorso di transizione, il bambino e la bambina di fatto vengono strappati alla potestà genitoriale da un sistema tecno-medico che entrerà con forza nella loro vita valutando i loro disagi e le loro difficoltà e stabilendo l’inizio del percorso di transizione.


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(https://feministpost.it/, 13 luglio 2021)

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