di Robin Morgan
«Oh no, non stiamo traslocando, abbiamo uno stile di vita fluido.»
Anche se ho vissuto per lunghi periodi in campagna – una volta, in particolare, in una fattoria in Nuova Zelanda – sono innegabilmente e profondamente una donna di città. Anzi, una donna di New York, lo confesso. Il che può servire almeno in parte a spiegare perché in questo momento mi concentro sulle città.
Ma c’è una ragione più vasta. Gli Stati Uniti hanno sempre contenuto una dicotomia interna: mentalità cosmopolita vs frontiera, urbano vs rurale (e tutto ciò che metaforicamente ne consegue), costa est vs costa ovest (e ora entrambe anche vs gli stati del centro). Questa contrapposizione ha avuto un’influenza senza uguali sulla vita delle persone nella nostra repubblica, perché è esistita fin dall’inizio. Tra coloro che hanno formulato la Costituzione, per ogni cittadino, come Ben Franklin, c’erano tre agricoltori e proprietari di piantagioni. Perfino l’urbano John Adams aveva una fattoria (di cui naturalmente si occupava la moglie Abigail). Questa repubblica quindi è nata come un paese per la maggior parte agricolo – ed è questo che da allora ha dato forma alla nostra cultura e alla nostra politica.
È una storia che sta per cambiare radicalmente.
Sta succedendo qualcosa in questa nazione, qualcosa che in realtà è iniziato prima e gradualmente, ma che è stato precipitato dal Covid e dai cambiamenti imposti dalla pandemia. Non è diverso dai cambiamenti storici, per non dire sismici, che le pestilenze del passato hanno apportato alla società, come quando la peste nera decimò la popolazione europea nel Medioevo e fece crollare l’intero sistema feudale, poiché i servi della gleba capirono che potevano essere più liberi ed economicamente indipendenti continuando a svolgere i loro mestieri, ma lasciando i possedimenti feudali e diventando sarti, fabbri, tessitori, ecc. Da lì nacquero le corporazioni, che a loro volta diedero vita alla classe media.
Questa volta il grande cambiamento sociale ha a che fare specificamente con le città. La vita nelle città è cambiata per sempre in questo paese, e continuerà a trasformarsi ancora più drasticamente. E la causa non è il gender gap, anche se ne fa parte. È il density gap.
Come hanno scritto Tim Wallis e Krishna Karra sul New York Times l’anno scorso, “Il modello che osserviamo qui è coerente con il divario urbano-rurale che siamo abituati a vedere sulle mappe tradizionali dei risultati elettorali. Ciò che attraversa il divario può essere cruciale per vincere le elezioni. È anche per questo motivo che Trump, cercando di fare appello agli elettori indecisi, ha ritratto la periferia come sotto assedio e minacciata dal crimine. Ma le periferie non sono né politicamente né geograficamente monolitiche. Sono i luoghi in cui gli elettori democratici e repubblicani si incontrano e si sovrappongono, in una varietà di modi. A ogni estremità dello spettro politico, le aree più democratiche tendono ad essere densamente sviluppate, mentre le aree più repubblicane sono un mix più vario: non solo periferie, ma fattorie e foreste, come pure terreni rocciosi, sabbiosi o argillosi”.
Il Times ha anche pubblicato una serie di articoli che hanno analizzato le elezioni del 2020 per cercare di svelarne il risultato dal punto di vista demografico. La risposta è la densità. I distretti che hanno meno di 50 persone per miglio quadrato sono prevalentemente rossi (repubblicani), ma i distretti con più di 50 persone per miglio quadrato sono prevalentemente blu (democratici). In relazione a questa griglia, non importa tanto se gli elettori sono bianchi, neri o brown; non importa se sono maschi o femmine, istruiti o meno, o quanti soldi guadagnano, se sono vecchi o giovani.
Quel che conta è quante persone si hanno attorno.
Mettiamo questo dato a confronto con quella che si suol chiamare la Grande Storia: quanti voti elettorali nei seggi del Congresso sono stati persi o guadagnati dagli stati. La vera Grande Storia è quella della famiglia che si è trasferita da New York nella periferia della Hudson Valley; si stanno trasferendo in una zona che prima era pienamente rossa e repubblicana, ma stanno portando con sé i loro valori progressisti mentre gradualmente rendono più popolosa quell’area. In Arizona, in Texas, in tutto il sud-ovest, gente che prima era cittadina al cento per cento si sta reinsediando, e importando i suoi valori. Inoltre, la maggior parte delle persone che cambiano residenza lo fanno all’interno del paese, spostandosi a una distanza tra le 30 e le 50 miglia. Questo significa che la gente di Dallas (che è più blu) si trasferisce in luoghi al di fuori di Dallas (che sono rossi), e comincia a trasformare quei sobborghi in viola.
Ma, vi chiederete, cosa c’entra la pandemia in tutto questo?
La pandemia ha cambiato completamente chi siamo e come viviamo, e non torneremo alla vecchia normalità. Siamo stati conquistati dalla vendita al dettaglio a distanza, dall’educazione a distanza, dalla medicina a distanza e soprattutto dal lavoro a distanza. I ragazzi devono ancora andare a scuola, perché senza questo l’economia crolla – una realtà che dovrebbe insegnarci qualcosa sull’importanza cruciale del lavoro delle donne nella cura dei figli! Ma una volta che i ragazzi sono tornati a scuola, i genitori non hanno più bisogno dell’insegnamento a casa. Possono lavorare in remoto e la famiglia può vivere ovunque. Hanno anche più tempo libero a disposizione, il che cambia la società, così come il venir meno della necessità del pendolarismo cambia l’ambiente. Se puoi fare acquisti online e farti consegnare la roba, perché andare al negozio e poi trascinarti i pacchi a casa? Se non c’è bisogno che la gente lavori negli uffici, che farne di tutti quegli enormi e costosi immobili? Una risposta è: alloggi a prezzi accessibili. Se le grandi catene lasciano le grandi città, come stanno già facendo, cosa prende il loro posto? Le piccole attività, che in questo paese sono per la maggior parte di proprietà di donne, riempiranno il vuoto. E tutto questo avviene in un paese in cui gli americani eurodiscendenti presto non saranno più la maggioranza. Perlomeno in questa nazione non c’è quasi nessun angolo in cui questo tipo di cambiamenti non arriverà.
Questo è meno vero per i paesi più poveri, che non hanno lo stesso accesso a Internet, dove c’è molto più lavoro manuale, e dove la popolazione vive ancora in condizioni di estrema povertà. Ma gli effetti a catena si sentiranno anche lì. E, qui, questi effetti saranno veri e propri terremoti economici, sociali, politici e anche psicologici.
Prendiamo per esempio il Collegio Elettorale, che per molti di noi è così difficile da mandare giù, e che fu creato dai Fondatori deliberatamente, per ottenere un equilibrio – così pensavano – tra il potere della terra e quello delle persone. (Ecco perché una mucca del Montana ha più voti di intere città della California). Quando la nazione fu concepita come agricola, i proprietari terrieri avevano bisogno di rappresentanza (e ai Fondatori stava bene) – ma sfortunatamente, col tempo i proprietari terrieri divennero avidi e superarono il limite, cosicché da un bel po’ la minoranza sta praticamente governando la maggioranza, cosa che i Fondatori decisamente non volevano. Questa nuova tendenza influenzerà anche il Collegio Elettorale.
Tutto cambierà, alcune cose rapidamente, altre gradualmente, e alcune cose sono già cambiate.
Siamo animali sociali, che hanno bisogno gli uni degli altri per la sopravvivenza, il conforto e la compagnia. Se la nostra specie amante della socialità ce la farà a emergere da questa dolorosa pandemia con adattamenti trasformativi che possano liberalizzare la nostra politica, ridurre i nostri viaggi (aiutando così il pianeta), umanizzare le nostre vite, civilizzare la nostra forza lavoro, e in generale affrontare le disuguaglianze sessiste, razziste, ageiste e tutte le altre, questa sarà una conseguenza involontaria ma davvero benefica. Teniamo gli occhi aperti!
L’articolo è apparso sul blog di Robin Morgan il 17 giugno 2021
(Erbacce, 10 luglio 2021, traduzione di Margherita Giacobino)