1 Luglio 2020
la Repubblica

Omotransfobia, le femministe contro la legge. Francesca Izzo: “No all’identità di genere, il sesso non si cancella”

di Monica Rubino


Francesca Izzo, storica del pensiero moderno e contemporaneo, tra le fondatrici del movimento femminista “Se non ora quando”. Perché criticate il ddl Zan contro la omotransfobia, depositato ieri alla Camera?

Abbiamo scritto una lettera ai firmatari delle varie proposte di legge, ora riunite in un testo unico, chiedendo loro una riflessione sulla terminologia utilizzata, che suscita ambiguità.

Qual è il termine sotto accusa?

È il gender, ovvero l’espressione “identità di genere” che è una questione molto controversa. Le donne in tutto il loro processo di liberazione e di uscita da una condizione di oppressione sociale hanno messo in discussione il genere che veniva loro assegnato e che le poneva in condizione di subalternità. Con questa espressione si sostituisce l’identità basata sul sesso con un’identità basata sul genere dichiarato. Come scriviamo nella lettera, attraverso «l’“identità di genere” la realtà dei corpi – in particolare quella dei corpi femminili – viene dissolta. Il sesso non si cancella».

E al posto di “identità di genere” cosa bisognerebbe scrivere nella legge?

Chiamiamo le cose con il loro nome: orientamento sessuale va bene, ma è meglio nominare esplicitamente la “’transessualità” piuttosto che “l’identità di genere”. Se si parte dall’assunto che definire le differenze discrimina chi non rientra in quelle categorie, le conseguenze possono essere anche grottesche. Le differenze vanno riconosciute e nessuno deve essere discriminato, ma non vogliamo cancellare il fatto che ci siano donne e uomini.

È la linea di J.K. Rowling, l’autrice di Hanry Potter, accusata di transfobia per aver difeso Maya Forstater, la ricercatrice licenziata dopo il tweet in cui sosteneva che «la differenza sessuale è biologica»?

Sì, e infatti abbiamo citato J.K. Rowling esplicitamente nella nostra lettera. In Francia lo scorso autunno è scoppiato il caso della filosofa Sylviane Agacinski, estromessa dalla comunità accademica perché contraria alla maternità surrogata. In Italia è di poco più di un mese fa la richiesta avanzata da alcuni circoli Arci alla presidenza di espellere l’Arcilesbica perché sostiene che le donne trans non sarebbero da considerarsi per la loro identità di genere, ma per il sesso biologico. Mi sembra assurdo che usare il termine “donna” sia diventato discriminatorio.

La legge prevede un capitolo anche contro la misoginia. Che ne pensa?

Ecco, anche questo mi è parso molto strano. Il mio parere strettamente personale è che mi è sembrato curioso che tutto quello che riguarda le donne, dallo stalking al femminicidio, abbia trovato posto in una legge che difende le persone omosessuali e transessuali. Le donne non sono una categoria, ma la metà del genere umano.


(www.repubblica.it, 1° luglio 2020)

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