di Giovanna Borrelli
“Ciò
che è importante è il rapporto dell’essere umano con l’insieme
della vita, un rapporto che non è stato mai così tragicamente
trascurato come nella nostra epoca, in cui con la nostra tecnologia
stiamo muovendo guerra al mondo naturale. È legittimo chiedersi se
una civiltà può farlo senza perdere il diritto di dirsi civile”.
Le parole di Rachel Carson, biologa marina e scrittrice statunitense,
suonano dopo più di mezzo secolo ancora attualissime. Le pronunciò
nel gennaio del 1963 durante la cerimonia di conferimento della
medaglia Schweitzer da parte dell’Animal Welfare Institute, a
Washington, un anno prima di morire a causa di un cancro al seno e
nel momento di maggiore popolarità della sua vita.
Il
suo libro più famoso, Silent
Spring, era stato pubblicato nel
1962 dopo una lunga e tormentata fase di scrittura accompagnata dalla
malattia. Prima pubblicato a puntate sul New
Yorker e poi raccolto in un
volume unico, è il risultato di anni di documentazione e ricerca sui
pericoli che gli Stati Uniti correvano a inizio anni Sessanta con
l’impiego massiccio di insetticidi. Sostanze in grado di fermare la
diffusione di malattie trasmesse dagli insetti, come la malaria, e di
aumentare la resa delle coltivazioni nei campi agricoli, ma di cui
non si conoscevano gli effetti sugli altri esseri viventi, umani
compresi. Carson raccolse, organizzò e mise insieme dati e casi di
studio sulle conseguenze dei pesticidi, in particolare del DDT, e
decise di comunicare le sue scoperte scientifiche non solo ai suoi
pari, ma anche al grande pubblico. Nel libro affermava la necessità
di ripensare il paradigma scientifico e tecnologico, angosciata dal
timore che gli esseri umani stessero mettendo in pericolo la vita sul
pianeta. La guerra e la tragedia di Hiroshima avevano segnato la sua
immaginazione con l’incubo che le alterazioni causate
dall’intervento umano stavano trasformando il mondo. Il cuore della
sua critica era rivolto all’idea di una natura statica, che non
tiene conto della dinamicità dell’ambiente, della relazione tra
forze fisiche, chimiche e biologiche, che fa sì che le sostanze
chimiche disperse nell’ambiente viaggino e si ritrovino ovunque,
arrivando fino agli esseri umani.
Proprio sulle conseguenze sul corpo umano
Carson si sofferma molto per spiegare il legame che esiste tra i
corpi dei viventi con l’ambiente fisico. L’idea che gli esseri
umani siano parte di un delicato e complesso ecosistema rovesciava
completamente il pensiero tradizionale che poneva gli umani al di
fuori e al di sopra della natura. Aveva sviluppato la visione
ecologica dell’unità della natura già nei suoi precedenti libri
sul mare, The Sea Around
Us e The
Edge of the Sea, grazie ai quali
aveva raggiunto grande fama e indipendenza economica. I lettori e le
lettrici erano invitati a pensare il mondo dalla prospettiva delle
creature che vivono nel mare e nel cielo. Le piante e gli animali del
mare sono descritti come individui attivi, sperimentano, imparano e
creano.
Definendo la natura come
una casa, Carson rafforzava l’idea di interrelazione tra gli
elementi che la compongono e la responsabilità di ognuno nell’averne
cura. Metteva in discussione il confine tra esseri umani e natura
sottolineando l’idea di continuità tra cielo, mare e terra. Un
mutamento culturale che poneva anche la necessità di riformulare i
diritti di cittadinanza in termini ambientali, di diritto a vivere in
un ambiente sano. E per Carson questo poteva essere garantito solo se
gli scienziati avessero rispettato il dovere di condividere la
conoscenza con l’opinione pubblica.
Il
6 giugno 1963, di fronte a una commissione nominata dal Senato per
indagare sui pericoli denunciati in Silent
Spring, unica donna e unica
ambientalista ad essere ascoltata, propose di istituire una agenzia
indipendente per la difesa dell’ambiente, libera dal controllo
politico e dall’ingerenza dell’industria, composta da esperti di
varie discipline. L’Environment Protection Agency (EPA) fu
istituita nel 1970, a sei anni dalla morte di Rachel Carson. Due anni
più tardi il DDT venne messo fuori legge negli USA.
Molte
donne parteciparono agli incontri pubblici, alle presentazioni e alle
conferenze dopo la pubblicazione di Silent
Spring. Le donne americane, che
avevano avuto un ruolo attivo nella conservazione dell’ambiente fin
dall’Ottocento, alla metà del Novecento erano organizzate in una
rete di associazioni a livello nazionale, tra le prime a mobilitarsi
per la pace, contro il nucleare e a organizzare imponenti
manifestazioni. L’iniziativa e il pensiero critico di Rachel Carson
furono fonte di ispirazione per il pensiero ambientalista e
femminista ecologista negli anni successivi, soprattutto a partire
dagli anni Settanta. La sua è considerata la prima voce ad essersi
levata contro il potere dell’industria e dell’establishment
scientifico dominante, da cui si estenderà poi la critica al dominio
e alla retorica dell’oggettività del potere maschile.
(Erbacce, 3/6/2019)