20 Agosto 2021
Rawa.org

RAWA: non si può credere che i diritti delle donne e la democrazia facessero parte dei piani di USA e NATO

di RAWA (Revolutionary Association of the Women of the Afghanistan)


Dal sito della RAWA (Revolutionary Association of the Women of the Afghanistan) del 20 agosto 2021 (http://www.rawa.org/rawa/2021/08/21/rawa-responds-to-the-taliban-takeover.html).


La Afghan Women’s Mission ha contattato RAWA per chiedere di cosa ha bisogno durante questa emergenza. In questo breve dialogo con la condirettrice di Afghan Women’s Mission, Sonali Kolhatkar, la RAWA spiega come si stia evolvendo la situazione a partire dalle proprie osservazioni. Clicca qui per fare una donazione a Rawa.

Sonali Kolhatkar: Per anni Rawa ha criticato l’occupazione statunitense, e ora che è finita sono tornati i talebani. Il presidente Biden avrebbe potuto ritirare le forze statunitensi in modo da lasciare l’Afghanistan in una situazione più sicura di quella attuale? Avremmo potuto fare di più per assicurarci che i talebani non fossero in grado di riprendere il potere così velocemente?

RAWA: Negli ultimi vent’anni, una delle nostre richieste è stata quella di porre fine all’occupazione da parte degli Usa e della Nato e, ancora meglio, che portassero via con sé i loro fondamentalisti islamici e i loro tecnocrati e lasciassero decidere al nostro popolo il proprio destino.

Questa occupazione ha provocato soltanto spargimenti di sangue, distruzione e caos. Ha reso il nostro paese corrotto, instabile, governato dal narcotraffico e pericoloso, soprattutto per le donne.

Questo finale era prevedibile fin dall’inizio. L’11 ottobre 2001, nei primi giorni dell’occupazione statunitense in Afghanistan, Rawa aveva dichiarato:

«Il ripetersi degli attacchi statunitensi e la crescita del numero di vittime civili innocenti non solo fornisce un pretesto ai talebani, ma causerà anche un potenziamento delle forze fondamentaliste nella regione e nel resto del mondo».

La ragione principale per cui eravamo contrarie a questa occupazione era che gli Stati Uniti sostenevano il terrorismo sotto la presentabile bandiera della “guerra al terrore”. Fin dai primissimi giorni, quando i saccheggiatori e gli assassini dell’Alleanza del Nord salirono al potere nel 2002, fino agli ultimi cosiddetti colloqui di pace, alle trattative e agli accordi di Doha e alla liberazione di 5.000 terroristi dalle prigioni tra il 2020 e il 2021, era assolutamente ovvio che anche il ritiro delle truppe statunitensi non sarebbe finito bene.

Il Pentagono dimostra che nessuna strategia di invasione e ingerenza si è mai conclusa lasciando condizioni di sicurezza. Tutte le potenze imperialiste invadono gli altri paesi per i propri interessi strategici, politici ed economici, ma cercano di nascondere i loro reali motivi e progetti attraverso menzogne e potenti campagne stampa.

È una presa in giro dire che valori come “diritti delle donne”, “democrazia”, “costruzione della nazione” facevano parte dei piani degli Stati Uniti e della Nato per l’Afghanistan! Gli Stati Uniti stavano in Afghanistan per sprofondare la regione nell’instabilità e nel terrorismo accerchiando le potenze rivali, soprattutto Cina e Russia, e minando le loro economie a colpi di conflitti locali.

Certo, il governo statunitense non avrebbe voluto un ritiro così disastroso, vergognoso e imbarazzante, che si lasciasse dietro un tale caos da costringerlo a spedire di nuovo le truppe dopo quarantott’ore a controllare l’aeroporto e garantire un’evacuazione sicura al personale diplomatico.

Crediamo che gli Stati Uniti abbiano lasciato l’Afghanistan a causa delle proprie debolezze, non perché sconfitti dalle loro stesse creature (i talebani). Ci sono due ragioni significative per il ritiro delle truppe.

La principale è l’articolata crisi interna degli Stati Uniti. I segni del declino del sistema statunitense si erano visti già nella debolezza della risposta alla pandemia da Covid-19, nell’assalto al Campidoglio e nelle grandi proteste di piazza degli ultimi anni. I politici sono stati costretti a ritirare la missione militare per concentrarsi sugli scottanti problemi interni.

La seconda ragione è che la guerra in Afghanistan è costata eccezionalmente cara, addirittura trilioni di dollari, tutti pagati dai contribuenti. Questo ha intaccato così pesantemente il bilancio degli Stati Uniti da costringerli ad abbandonare l’Afghanistan.

Le bellicosità della politica statunitense dimostra che il suo scopo non è mai stato rendere l’Afghanistan un posto più sicuro, meno che mai ora che se ne stanno andando. Inoltre, pur sapendo che il loro ritiro sarebbe stato caotico, l’hanno messo in atto e portato a termine.

Ora l’Afghanistan è nuovamente sotto i riflettori perché al potere ci sono i talebani, ma la situazione è stata la stessa negli ultimi vent’anni e ogni giorno centinaia di nostri connazionali venivano uccisi e il nostro paese devastato, ma raramente i media ne davano notizia.

S.K.: I leader dei talebani dicono che rispetteranno i diritti delle donne considerati conformi alla legge islamica. Alcuni media occidentali stanno presentando in una luce positiva queste dichiarazioni. I talebani non sono gli stessi di vent’anni fa? Pensate che ci sarà qualche cambiamento nel loro atteggiamento verso i diritti umani e i diritti delle donne?

RAWA: I grandi media stanno solo spargendo sale sulle ferite della nostra gente rovinata; dovrebbero vergognarsi del modo in cui cercano di edulcorare l’immagine dei brutali talebani. Il portavoce dei talebani ha dichiarato che non c’è nessuna differenza tra la loro ideologia del 1996 e quella odierna. E quel che dicono sui diritti delle donne sono esattamente le parole che usavano negli anni neri in cui erano al potere: applicare la sharia.

In questi giorni i talebani hanno proclamato un’amnistia in tutto l’Afghanistan e il loro slogan è «la gioia che può procurare concedere l’amnistia la vendetta non può procurarla». Ma in realtà uccidono tutti i giorni.

Proprio ieri un ragazzo è stato ucciso a colpi d’arma da fuoco nel Nangarhar solo perché portava il tricolore afghano invece della bandiera bianca dei talebani. Hanno giustiziato quattro ex-ufficiali a Kandahar, arrestato il giovane poeta afghano Mehran Popal nella provincia di Herat per aver scritto dei post contro i talebani su Facebook e la sua famiglia non sa cosa ne sia stato di lui. Sono solo pochi esempi delle azioni violente dei talebani, nonostante le “belle” parole educate del loro portavoce.

Ma noi crediamo che le dichiarazioni dei talebani siano solo una messinscena e che stiano solo cercando di guadagnare tempo per riuscire a organizzarsi. È successo tutto così in fretta e adesso stanno cercando di darsi una struttura di governo, di creare i loro servizi segreti e di nominare un ministro della Propaganda della Virtù e della Prevenzione del Vizio, che avrà la responsabilità di controllare i minimi dettagli della vita quotidiana delle persone, come la lunghezza della barba, il codice d’abbigliamento e che ogni donna sia scortata da un mahram (un accompagnatore maschio, rigorosamente padre, fratello o marito). I talebani sostengono di non essere contrari ai diritti delle donne, purché si inseriscano nella cornice della legge islamica/sharia.

La legge islamica/sharia è un concetto vago e interpretato in modi diversi dai singoli regimi islamici a seconda dei loro diversi progetti e regole politiche.

Inoltre, i talebani vorrebbero che l’Occidente li riconoscesse e li ritenesse interlocutori credibili, e tutte queste dichiarazioni fanno parte della facciata pulita che vogliono presentare. Magari tra qualche mese dichiareranno che terranno le elezioni perché credono nella giustizia e nella democrazia! Queste pretese non cambieranno mai la loro vera natura e resteranno fondamentalisti islamici: misogini, disumani, barbari, reazionari, antidemocratici e antiprogressisti. Insomma, la mentalità talebana non è cambiata e non cambierà mai!

S.K.: Perché l’esercito nazionale afghano e il governo sostenuto dagli Stati Uniti sono crollati così in fretta?

RAWA: Alcune delle ragioni principali sono:

1) Tutto si è svolto secondo l’accordo che prevedeva di consegnare l’Afghanistan ai talebani. Il governo degli Stati Uniti, negoziando col Pakistan e con altri attori locali, è stato d’accordo a formare un governo composto soprattutto da talebani. Per questo i soldati non erano disposti a farsi ammazzare in una guerra che sapevano non sarebbe andata vantaggio della popolazione afghana, perché era già stato deciso a porte chiuse di riportare i talebani al potere. Zalmay Khalizad [negoziatore statunitense di origini afghane, Ndt] è odiatissimo tra gli afghani per il suo ruolo sleale nel riportare i talebani al potere.

2) La maggioranza degli afghani sa bene che questa guerra permanente non è la nostra e non serve la causa del paese, ma che è invece condotta da potenze straniere per i loro interessi strategici, e che gli afghani sono solo carne da cannone. La maggioranza dei giovani che entrano nell’esercito lo fanno solo per sfuggire alla gravissima povertà e disoccupazione, quindi non hanno né la motivazione né il morale per combattere. È importante ricordare anche che gli Stati Uniti e l’Occidente per vent’anni hanno fatto di tutto perché l’Afghanistan restasse un paese importatore e per ostacolare lo sviluppo di un’industria locale. Questa situazione ha originato un enorme aumento della disoccupazione e della povertà che ha favorito i reclutamenti alle armi da parte sia del governo fantoccio sia dei talebani, e ha incrementato la produzione e il traffico di oppio.

3) L’esercito afghano non era così debole da essere sconfitte nel giro di una settimana, ma ricevevano dal palazzo presidenziale ordini di non combattere e di arrendersi. La maggioranza delle province sono state consegnate ai talebani senza combattere.

4) Il regime fantoccio di Hamid Karzai e Ashraf Ghani per anni ha chiamato i talebani “fratelli insoddisfatti”, e ha rilasciato di prigione molti dei loro più feroci capi e comandanti. Chiedere ai soldati afghani di combattere una forza che non è considerata di “nemici” ma di “fratelli” ha incoraggiato i talebani e ha abbassato il morale delle truppe afghane.

5) La piaga della corruzione nelle forze armate era arrivata a livelli senza precedenti. Un gran numero di generali (in gran parte brutali ex-signori della guerra dell’Alleanza del Nord) di stanza a Kabul arraffavano milioni di dollari, anche tagliando le razioni e il soldo dei militari al fronte. L’ufficio del SIGAR [Ispettore generale speciale per la ricostruzione dell’Afghanistan, organismo del governo Usa, Ndt] aveva denunciato il fenomeno dei “soldati fantasma”: alti ufficiali dell’esercito, la cui principale occupazione era di riempirsi le tasche, trasferivano sui loro conti in banca il vitto e la paga intestati a decine di migliaia di soldati inesistenti.

6) Ogni volta che le truppe erano assediate sotto il fuoco dei talebani, le loro richieste di rinforzi venivano ignorate da Kabul. In molti casi decine di soldati sono stati massacrati dai talebani dopo essere stati lasciati per settimane senza rifornimenti di cibo e munizioni. Quindi il numero dei caduti tra le forze armate era molto alto. Durante il Forum economico mondiale del 2019 a Davos, Ashraf Ghani aveva confessato che dal 2014 erano stati uccisi 45.000 membri del personale di sicurezza afghano, mentre nello stesso periodo solo 72 dipendenti di Stati Uniti e Nato avevano perso la vita.

7) L’aumento continuo nel complesso della società di corruzione generalizzata, ingiustizia, disoccupazione, insicurezza, precarietà, frodi, povertà diffusa, droga, contrabbando eccetera ha spianato il terreno al ritorno dei talebani.

S.K.: Qual è il modo migliore in cui adesso gli statunitensi possono aiutare RAWA, il popolo afghano e i diritti delle donne?

RAWA: Ci sentiamo fortunate e felici di aver avuto dalla nostra parte per tutti questi anni le e gli statunitensi amanti della libertà. Abbiamo bisogno che le cittadine e i cittadini americani alzino la voce per protestare contro le politiche di guerra del loro governo e che sostengano il fortificarsi della lotta popolare in Afghanistan contro questi barbari.

Resistere è nella natura umana e la storia ne è testimone. Abbiamo gli esempi gloriosi della lotta dei movimenti “Occupy Wall Street” e “Black Lives Matter” negli USA. Abbiamo visto che nessuna forma di oppressione, tirannia, violenza può fermare la resistenza. Le donne non si lasceranno più incatenare! Già il mattino dopo l’ingresso nella capitale, sui muri di Kabul campeggiavano le scritte «Abbasso i talebani!» dipinte da un gruppo di giovani afghane coraggiose. Le nostre donne ormai hanno una coscienza politica e non accetteranno più di vivere sotto il burqa, a cui si sono rassegnate più facilmente vent’anni fa. Continueremo le nostre lotte, studiando i modi migliori per proteggerci.

Pensiamo che il disumano impero militare degli Stati Uniti sia non solo nemico del popolo afghano, ma anche la più grande minaccia per la pace mondiale e la più grande causa di instabilità. Ora che questo sistema è sull’orlo del declino, intensificare la lotta contro gli spietati guerrafondai della Casa Bianca, del Pentagono e del Campidoglio è il dovere di tutti i pacifisti, i progressisti, le persone di sinistra e di quelle che amano la giustizia, da sole o in gruppi.

Sostituire un sistema marcio con uno giusto e umano non solo libererà milioni di statunitensi poveri e oppressi, ma porterà benefici duraturi in ogni angolo del mondo.

Adesso la nostra paura è che il mondo possa dimenticare l’Afghanistan e le donne afghane come durante la dittatura talebana della fine degli anni ’90. Perciò chiediamo alle persone e alle istituzioni progressiste degli Stati Uniti di non scordarsi delle donne afghane.

Noi alzeremo ancora di più la voce e continueremo a resistere e a lottare per una democrazia laica e i diritti delle donne


(Rawa.org, 20 agosto 2021, traduzione nostra)

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