23 Agosto 2023
Newsletter Wired - Roba da femmine

Sottrarre e costruire

di Maria Cafagna


Non ho molto da aggiungere sui tragici fatti che hanno coinvolto una giovane donna a Palermo, semmai credo avremmo tutte e tutti bisogno di fare un grande lavoro di sottrazione rispetto a quello che sappiamo, che abbiamo voluto sapere, che abbiamo cercato e su quello che abbiamo appreso contro la nostra volontà.

Partiamo dai fatti e da qui in poi si parlerà si stupro, quindi se questo argomento risulta in qualche modo traumatico, chiudete questa mia e ci sentiamo la settimana prossima.

Una giovane donna ha denunciato di essere stata violentata da 7 uomini – di cui uno minorenne – nella notte tra il 6 e 7 luglio scorsi. Le indagini, le intercettazioni e le immagini delle telecamere di sorveglianza avrebbero confermato la versione fatta dalla vittima alle forze dell’ordine: la donna ha raccontato di essere stata invitata da una persona di sua conoscenza per un’uscita di gruppo al mercato della Vucciria di Palermo; lì la ragazza sarebbe stata indotta a bere e trascinata in stato di incoscienza in un’area isolata del Foro Italico dove sarebbe stata ripetutamente abusata dal branco. La ragazza avrebbe chiesto a più riprese di chiamare un’ambulanza ma ha chiamato prima il suo fidanzato e poi i soccorsi.

A seguito della denuncia, le indagini che hanno portato all’individuazione dei presunti colpevoli. Della violenza esisterebbe anche un video filmato da uno dei componenti del branco che avrebbe detto agli altri di averlo cancellato subito dopo i fatti, ma che invece avrebbe conservato. Secondo quanto riportato da diversi organi d’informazione, nell’ordinanza il gip ha scritto che gli indagati sarebbero stati “capaci tutti insieme di esprimere un comportamento altamente antisociale e devastante, nelle conseguenze fisiche e psichiche arrecate alla vittima” e avrebbero dimostrato una “elevatissima pericolosità sociale, di totale assenza di freni inibitori e di violenza estrema e gratuita ai danni di una vittima inerme, trattata come un oggetto, senza alcuna pietà”.

Fin qui i fatti terribili di quella sera che dovrebbero farci rabbrividire dall’orrore anche così. Eppure dopo che la notizia è stata resa nota molti giornali, diversi programmi televisivi e un numero imprecisato di account social hanno pubblicato molti dettagli sulla vicenda tra cui le immagini di video-sorveglianza che vedevano la ragazza scortata dal branco e i profili social dei presunti colpevoli.

Giova a questo punto ricordare che le sentenze le fanno i tribunali e non X o, come lo chiamavano tutti, Twitter: questo non vuol dire che dobbiamo accettare passivamente quello che ci dicono i giudici che, come abbiamo visto, in moltissimi casi si sono dimostrati incapaci di pene esemplari in casi di molestie o violenza sessuale e di genere; ma siamo davvero sicure che sia la giustizia sommaria la soluzione? Che alla violenza brutale con cui anche queste ore i maschi (e purtroppo moltissime femmine) si stanno trincerando al grido di not all man, occorra rispondere con altra violenza?

C’è chi ha chiesto la castrazione in caso di condanna (per poi fare marcia indietro quando a chiedere la castrazione chimica è stato Matteo Salvini), chi invocava la lotta armata, chi chiede di punire tutti gli uomini con la stessa medaglia con cui per secoli sono state sottomesse le donne: coprifuoco, censura, violenza.

Premesso che queste barricate io ancora non le ho viste forse perché molte persone sono ancora in ferie, ma anche se fosse la mia domanda è: a chi giova? A cosa serve invocare la violenza fisica (a parte ad alzare l’engagement)? E ancora, a cosa serve sapere cosa è stato fatto esattamente a quella povera ragazza, cosa si sono detti i presunti violentatori prima, dopo, durante? Che ci importa dove sono andati dopo aver commesso il reato? Perché aggiungere orrore ad altro orrore?

Molte persone hanno chiesto di smettere di pubblicare questo tipo di contenuti per non far rivivere il trauma alla vittima, ma io vi chiedo di tenere in considerazione anche un altro elemento: a chi è già sensibile a questo genere di tematiche, basta la fredda cronaca di quanto accaduto per provare rabbia e per chiedere che vengano applicate pene esemplari; ma credete davvero che le persone ignoranti, le persone malintenzionate, i porci e i pervertiti proveranno umana pietà leggendo quelle intercettazioni? La risposta è semplice ed è no. Prova ne è che in questi giorni su Telegram molti uomini stanno chiedendo la pubblicazione del video girato durante lo stupro da uno degli indagati. Cosa pensate che facciano queste persone davanti a questi racconti dettagliati, che corrano a mettersi il cilicio intorno alla coscia?

In uno dei suoi ultimi scritti Michela Murgia ha parlato di come i giornali trattano i casi di femminicidio perpetuando, di fatto, lo stigma della vittimizzazione secondaria; noi che diciamo di avere a cuore la giustizia, la solidarietà e la tutela delle persone più fragili, dovremmo domandarci anche qual è il modo corretto per raccontare uno stupro e dovremmo farlo non tanto e non solo per non dare in pasto alla feccia dei dettagli per loro “intriganti”, ma per tutelare le vittime.

Dovremmo lavorare di sottrazione e non di addizione alla violenza, specie se quella violenza che applichiamo seppur con nobili intenti, ricalca nelle forme e nei contenuti la violenza sessista e machista a cui siamo state e a cui siamo ancora sottoposte in varie forme, nei contesti più disparati, tutti i giorni.

Lo so, spaccare tutto in senso fisico e metaforico ha un che di liberatorio, ma alla lunga non serve. Come dice Niccolò Fabi in un bellissimo pezzo, nel mezzo c’è tutto il resto e tutto il resto è giorno dopo giorno e giorno dopo giorno è silenziosamente costruire.

Bene, non dico di farlo silenziosamente, anzi, ma ora come ora e specie dopo la scomparsa di Michela Murgia, occorre costruire un’alternativa al pietoso stato delle cose e lasciarci alle spalle un modo di raccontare, vivere e guarire il mondo che ha portato a ingiustizie, squilibri e infelicità. Dovremmo farlo a cominciare dalle parole che, come diceva un certo neo-settantenne, sono importanti.


(Newsletter Wired – Roba da femmine, 23 agosto 2023)

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