di Mira Furlani
Due giorni fa, 25 marzo 2021, è morta Uta Ranke-Heinemann. Ci conoscevamo. Nel 1988 partecipò a Brescia al Seminario delle Comunità cristiane di base intitolato “Le SCOMODE figlie di Eva”. La sua autorevole presenza spinse le donne partecipanti, fra cui io stessa, a celebrare l’Eucarestia senza prete. Fu la prima celebrazione eucaristica pubblica di sole donne. Esiste e sta circolando una foto ricordo.
Uta è stata una scrittrice, teologa e storica delle religioni. Era la figlia dell’ex presidente della Repubblica Federale Tedesca Gustav Heinemann; sposò l’insegnante Edmund Ranke.
Nata da famiglia protestante, si convertì al cattolicesimo. Grande studiosa, fu la prima donna abilitata dalla Chiesa cattolica a insegnare teologia nelle università (1970), ma anche la prima donna che la Chiesa cattolica allontanò dall’insegnamento (1987). Raggiunse fama internazionale grazie alla pubblicazione dei libri “Eunuchi per il regno dei cieli”, (Rizzoli) che illustra la morale sessuale della Chiesa in due millenni del suo sviluppo, e “Così non sia, introduzione al dubbio di fede”, (Rizzoli).
Fu per anni professora di Teologia cattolica. Nel 1987 perse la cattedra per aver sostenuto che la verginità di Maria debba essere intesa in senso teologico, e non biologico. Pur non essendoci stato nessun provvedimento formale, Uta, in quanto teologa, ritenne di essere incorsa nella scomunica automatica prevista dal Codice di Diritto Canonico per il delitto di eresia.
In seguito fu docente di Storia della religione all’Università di Duisburg-Essen.
Durante i giorni del Seminario a Brescia abbiamo pranzato insieme. Ricordo la sua ironia intelligente e il coraggio delle sue posizioni, sia teologiche che sociali.
(Facebook, 27 marzo 2021)