25 Ottobre 2021
Feministpost

Valanga viola a Madrid

di Sara Punzo e Carla García


2000 donne secondo le fonti del Governo, secondo le partecipanti 6000, si sono riunite a Madrid da tutti gli angoli della penisola e dalle isole spagnole. Un incontro che ha sorpreso le stesse femministe che hanno voluto dare un segno forte: LE FEMMINISTE CI SONO. Non siamo la minoranza. Un’unione che ha avuto come obiettivo la rivendicazione delle principali forme di oppressione delle donne che il femminismo vuole sradicare dalla società spagnola:

–Prostituzione e pornografia

–Utero in affitto

-Genere come ideologia e diktat e mezzo d’oppressione internazionale basato su teorie ascientifiche e narcisiste

-Imposizione della cosiddetta “legge trans”.

Anche stavolta, così come in molte altre dimostrazioni, manifestazioni e dichiarazioni ai media, le femministe di Spagna hanno espresso il loro dissenso nei riguardi di Irene Montero, ministra delle Pari Opportunità che spinge ormai da anni per l’approvazione della “legge trans” a livello di governo centrale e per la sua validità in tutte le comunità autonome spagnole. Una spinta che ha l’aspetto di un’imposizione. Montero non solo rifiuta il confronto, ma da sempre si mostra indisponibile perfino ad ascoltare o a leggere la posizione e le ragioni che femministe storiche spagnole stanno esprimendo da un paio di anni attraverso le reti e i mezzi di comunicazione.

Giusto la settimana scorsa al congresso del PSOE il capo dell’esecutivo Pedro Sánchez ha promesso una legge per abolire la prostituzione. Le manifestanti gli rimproverano di non aver mantenuto la promessa in altre occasioni. Nel 2018 aveva già annunciato una legge contro lo sfruttamento e il traffico sessuale, ma l’annuncio non ha avuto alcun seguito. Una parte del femminismo ha letto questa inaspettata proposta come un modo per mettere a tacere le obiezioni sulla Ley Trans: un patto, uno scambio, una legge abolizionista in cambio di una Lgbtq.

I maggiori gruppi e le più grandi organizzazioni femministe spagnole si sono unite e hanno marciato insieme. La preparazione di questo evento nazionale ha richiesto molti mesi. Le femministe di tutta la Spagna si sono organizzate per raggiungere Madrid con pullman, treni, mezzi di trasporti privati. Le reti social sono state il principale mezzo per la realizzazione dell’evento.

Una dimostrazione del fatto che le donne non si lasciano intimorire dalla violenza e dall’arroganza degli Lgbtq – ormai dominati dalla corrente queer – né dall’aggressività dei rumorosi movimenti “transfemministi”, nelle cui agende non vi è nessun punto a favore delle donne, ma si promuove piuttosto il loro sfruttamento e la loro cancellazione.

Ci siamo emozionate vedendo le sorelle spagnole marciare, gridare, sorridere e abbracciarsi, dando l’esempio alle donne di altri paesi che ora si sentono meno sole e sono pronte per opporsi ai soprusi che vivono giornalmente in nome della tolleranza. Quello che le sorelle spagnole ci insegnano è che: Il femminismo non è diviso, o lotti per la liberazione delle donne o no. O sei femminista o non lo sei.

I cartelli e gli slogan più significativi e d’impatto:

– La pornografia è scuola per stupratori.

– La differenza fra uno che va a puttane e uno stupratore sono i soldi.

– Puttaniere, paghi per violentare. Sottomissione non è consenso.

– Ormonizzare bambine e bambini non è un diritto.

– Genere=Oppressione.

– Né cis né trans. La femminilità non è un’identità.

– Commercializzare l’utero di una donna povera è un crimine.

– Spazi sicuri per donne e bambine.

– La mia vagina non è uno strumento di lavoro.

– Se provoca traumi psicologici e postumi fisici e psichici non è un lavoro.

– L’uomo che ti stupra non ti chiederà con quale genere ti identifichi.

– Le donne non vengono “trovate morte”, le donne sono uccise da uomini.

– Non mi identifico con “il genere femminile che mi hanno assegnato alla nascita” e questo non mi rende né “uomo” né “gender fluid” né “non binary”. Mi rende FEMMINISTA.

Questi e tanti altri sono stati i temi lanciati dalle femministe a Madrid, che pretendono la realizzazione della loro agenda.

Le nostre sorelle spagnole hanno fatto un chiaro passo in avanti, un’onda che speriamo possa raggiungere anche l’Italia, liberare la rabbia e la voglia di ribellarci insieme.


(Feministpost, 25 ottobre 2021)

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