di Patrizia Toia
Carissime, carissimi,
pochi lo sanno ma la prima programmatrice di computer al mondo si chiamava Ada Lovelace Byron. Durante la prima metà dell’Ottocento, fu lei a rendere programmabile la “macchina analitica” e a prefigurare il concetto di intelligenza artificiale.
Purtroppo però poi la storia della tecnologia digitale è stata una storia essenzialmente di uomini, una tendenza che sta cambiando ma troppo lentamente, vista la centralità del mondo tecnologico.
Le tecnologie informatiche offrono enormi possibilità per le donne e per la parità di genere, ma insieme alle possibilità ci sono anche molti rischi. Si pensi ad esempio al cyberbullismo sessista.
Si tratta di tematiche molto importanti su cui al Parlamento europeo a Bruxelles abbiamo voluto confrontarci con le protagoniste e le esperte del mondo digitale italiano e europeo, per raccoglierne le idee, i suggerimenti e le critiche.
Da questo confronto, è nato insieme a Gianna Martinengo e molte altre, l’instant book “Women & Digital Jobs in Europe” 2018, che abbiamo presentato questa settimana agli Uffici del Parlamento europeo a Milano e che vi invito a leggere.
Di seguito il link dove scaricarlo: Women & Digital Jobs in Europe (pdf)
(segreteria@patriziatoia.info, 12 marzo 2019)
Segnaliamo che l’ultimo numero di Internazionale, il 1297, 8-14 marzo, dedica a questo tema la copertina, cioè l’argomento centrale, con il titolo Hanno rubato il computer alle donne (Nota della redazione del sito).