18 Aprile 2018
Corriere della Sera

A CityLife Park “La Grande madre” non ama la lingua madre!

Laura Minguzzi

 

Venerdì 13, giorno di benvenuto e di apertura del Miart, sono partita con la mia bicicletta da Rogoredo per andare alla presentazione dell’installazione partecipativa “Sacrilege” dell’artista gallese Jeremy Deller, di Massimiliano Gioni, curatore del progetto. Avevo già ascoltato a Palazzo Reale la sua presentazione della mostra da lui stesso curata per la Fondazione Nicola Trussardi, “La Grande madre”. Giovane, preparato, intelligente, continuatore di una storia milanese ricca di donne intelligenti e attive, e sto pensando alla epocale mostra di Lea Vergine all’inizio degli anni ottanta nello stesso luogo, Palazzo Reale, cioè la celeberrima “L’altra metà dell’avanguardia”, Massimiliano Gioni mi aveva fatto allora un’ottima impressione. A Miart sono invece rimasta delusa e mi spiego. Ha esordito dicendo che per risparmiare tempo avrebbe conversato con l’artista solo in inglese. Non ci sarebbe stata nessuna traduzione. Alla faccia della lingua madre! Da lui non me l’aspettavo. L’Italia non è ancora un paese bilingue o lo è?!. Forse Miart è solo per addetti ai lavori. Io pur conoscendo un paio di lingue straniere per mia sfortuna non so tanto bene l’inglese da potere seguire, in modo partecipato, come suggeriva il senso della installazione stessa, un talk su temi di arte pubblica. La traduzione in lingua italiana sarebbe stato un vero servizio pubblico, avendo anche pagato 15 euro il biglietto d’ingresso.

(Corriere della Sera, 18 aprile 2018)

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