25 Giugno 2022
Io Donna

Alessandra Kustermann: «Aiuto le donne a ri-nascere»

di Paola Centomo


Per una ginecologa che è stata la prima primaria della Mangiagalli di Milano è impossibile smettere l’impegno, anche quando si va in pensione. Ora la dottoressa Kustermann ha a cuore un nuovo progetto: una casa che permetterà a donne e bambini vittime di violenza di riprendersi la vita. Cominciando dall’autonomia economica


A sessantotto anni Alessandra Kustermann non ha nessuna voglia di prendersi i tempi lunghi e distesi della pensione, che pure ha appena formalmente raggiunto. E anzi, accelera sulla sua ultima creatura, una casa davvero speciale per accogliere donne, con i loro bambini, che hanno subìto a lungo le violenze di un uomo e ora hanno deciso di uscire da tutta quella sofferenza.

Del resto, non ci si può aspettare altro da un medico che ha fatto della frontiera una pratica ed è sempre riuscita nel miracolo di far coincidere quello che fa con quello in cui crede. Alessandra Kustermann, tumultuosa ginecologa dalla parte delle donne, prima primaria della storia della Mangiagalli-Policlinico di Milano, i suoi fatidici “raggiunti limiti di età” se li sta giocando per trasformare una carriera di successo in una strada da aprire alle altre.

«Essendo primaria, avrei potuto lavorare ancora due anni. Ma avevo in testa l’idea di Ri-Nascita da tempo e già c’erano persone disposte a seguirmi. E poi, visto l’impegno, sentivo di avere le energie per seguire il progetto come meritava» racconta nella sua casa milanese dove, insieme a lei, al compagno e alla cagnolina Bella, vivono le fotografie, le storie, le tele di una vita certamente densissima. «Oggi aiuto le donne a ri-nascere»

Kustermann svela subito quello che ti aspetti: il carisma, la grazia, le fiamme. E una voglia di futuro da ragazza.

La sua Ri-Nascita sorgerà alla Cascina Carpana, complesso ottocentesco situato tra il parco Porto di Mare e il Parco della Vettabbia – area sud-est di Milano – di cui la onlus che lei presiede, SVS DAD (Soccorso Violenza sessuale – Donna Aiuta Donna), si è aggiudicata per 90 anni la concessione vincendo un bando del Comune: qui saranno realizzati una decina di appartamenti, mono e bilocali, dove verranno a vivere le donne e i figli nel loro nuovo inizio, e poi un ristorante, una caffetteria, una cucina didattica, un negozio di alimentari. E, ancora, un asilo per cani, un centro ippico, campetti per il calcio e il basket, un orto condiviso… E – cruciali – i laboratori per la formazione, dove le ospiti potranno imparare una professione e, nel giro dei due anni in cui vivranno alla cascina, rendersi autonome economicamente per poi uscire.

«Si chiama Ri-Nascita perché qui si rinascerà, avendo davanti tutte le potenzialità che ha in sé una vita quando nasce. Chiediamoci: perché le donne, alla fine, tornano con il partner che le maltratta? Smettiamo di risponderci che è perché lo amano. Sì, magari sì, alcune, poche. Ma le altre, le altre non hanno alternative. Come fanno a scappare da un uomo violento se non hanno una casa loro dove andare e un lavoro per mantenersi, se hanno i bambini piccoli?».

Sono ventisei anni che Kustermann fa esercizio di comprensione e rispetto delle donne che chiedono aiuto dopo il male subìto, da quando proprio alla Mangiagalli fondò il Soccorso Violenza Sessuale e Domestica, primo centro del genere a nascere in Italia dentro un ospedale pubblico. Racconta che il male nasce con un germoglio quasi banale.

«Molte donne smettono di lavorare dopo il secondo figlio, anche qui in Lombardia, che si crede?! Dopo non ce la fanno più a reinserirsi, e questo è il primo punto. Il secondo è che un partner maltrattante è, all’inizio, un maltrattante psicologico. I ricatti partono già durante la gravidanza. Tu guadagni meno di me, quindi sei tu che devi lasciare il lavoro per stare dietro al figlio! Io voglio che nostro figlio sia ben cresciuto e ben curato, lo vuoi lasciare in mano alle baby-sitter?

«Le caricano di sensi di colpa. Nel tempo diventano capaci di escalation massacranti .Oggi i bambini hanno combinato guai, è colpa tua! Tieni la casa da schifo! Poi le minacce, il terrore, le botte davanti ai figli. E, sempre, quel far sentire lei inadeguata come moglie, incapace come madre, tutto sempre sbagliato, tutto sempre negativo… Sono così spudorati, questi mariti violenti, che hanno pure le amanti, tanto lei, a quel punto, è pronta a sopportare qualsiasi cosa. Tra i violenti ci sono uomini di successo, uomini di potere: danno alla moglie i soldi per la spesa e lei deve farci la cresta se vuole comprarsi le calze».

A Ri-Nascita, dove opererà anche l’associazione di volontariato Casa di accoglienza delle donne maltrattate (Cadmi), arriveranno le donne che hanno deciso di reagire, intestandosi lo strappo alla sottomissione. «Succede quando lui fa una cosa così sbagliata che a quel punto vanno via per sempre. Certo, sono stremate e annullate: hanno da reimparare la stima per se stesse, perché di questo hanno bisogno, stima e, finalmente, rispetto. Noi vogliamo essere accanto a loro in quel momento, e se saremo riuscite a farle pensare con fiducia a se stesse e al futuro avremo fatto un ottimo lavoro. Quando Ri-Nascita sarà pronta, me ne occuperò a tempo pieno: non concepisco l’età della pensione come l’età del ritiro. Cambia solo quello di cui ti occupi».

La nostalgia, certo, crepita. «Il fatto che non faccio più nascere bambini mi addolora, sia chiaro. In tutta la mia carriera, penso che almeno 30mila parti li ho seguiti, ma l’emozione di un bambino che nasce è rimasta la stessa. Non hai idea di come ogni bambino abbia una faccia diversa, ti restituisce la certezza che ogni essere umano fin dal suo inizio sia unico. L’altra cosa bella è che sono tutti un po’ come stupefatti: hanno gli occhi un poco gonfi, ma quelli che nascono con gli occhi aperti sembra che guardino con meraviglia».

Oggi Alessandra Kustermann supervisiona una volta la settimana, come volontaria, il centro Soccorso Violenza Sessuale e Domestica e il Consultorio famigliare che ha fondato alla Mangiagalli, «un posto che è una meraviglia, dove nel ristrutturare abbiamo lasciato i pavimenti d’epoca Liberty e tutti i loro colori. È un luogo pieno di allegria, pieno di luce, pieno di donne in gravidanza che fanno yoga, mindfulness…». Alla Mangiagalli, dove il giorno dell’addio c’era tutto l’ospedale ad applaudirla (e, in regalo, le hanno portato denaro raccolto per la sua Ri-Nascita), Kustermann arriva nell’87, già con in testa il proposito di chiedere rispetto per le donne.

«Decisi che avrei fatto Medicina a quindici anni. Dicevo a tutti che volevo studiare, fare i figli, fare il medico, non volevo rinunciare a niente. Mio padre, che era un uomo molto serio per cui ciò che si inizia si deve finire, mi diceva: non ce la farai mai! Per dimostrargli che si sbagliava, feci la seconda e la terza liceo classico insieme e quindi finii le superiori a diciassette anni. Questo per sfidarlo. Una follia, una fatica pazzesca, però ero contenta, ero una rompiscatole!

«Quindi mi sono iscritta a Medicina e a vent’anni ho deciso di sposarmi. Dramma per mio padre! Allora si era maggiorenni a ventun anni e lui doveva dare il suo consenso, così mi dice: Ah, io ti do il consenso, ma lo so che non finirai Medicina! A ventidue anni, nel ’75, mentre ancora studio nasce mia figlia Viola e meno di un anno dopo la nascita del secondo, Pietro, mi laureo e vinco la sfida».

La gravidanza del secondo figlio è determinante nel segnare la via della giovanissima dottoressa. «Purtroppo con Pietro ho avuto una gravidanza patologica e quindi ho passato diversi mesi in ospedale. E lì ho realizzato che le future madri venivano trattate come delle mentecatte. Io dicevo ai medici: mio figlio non si muove, oggi appena un colpetto, sono preoccupata; era il ’79, si era appena agli albori dell’ecografia… Cosa vuole capire lei?, mi rispondevano. Nessuno mi dava retta.

Un giorno un medico mi disse: Kustermann, dai, non legga il libro di ostetricia e ginecologia! Ma io stavo preparando l’esame, non lo volevano proprio capire che studiavo Medicina. Finché una sera, dopo avermi dato la cena, conclusero di botto: il bimbo è in sofferenza fetale, facciamo subito un cesareo! Pietro è stato quasi per morire in utero. Il punto era che io dicevo che non si muoveva, ma non venivo ascoltata. Sai la sensazione orrenda che una donna non valga niente, che la sua parola non conti nulla. In quel momento ho deciso che avrei fatto la ginecologa, perché volevo cambiare il modo in cui si trattavano le donne. Oggi nessuno si permetterebbe più di non ascoltare la parola di una paziente».

Del potere che ha avuto, del potere che ha, dice: «Serve a far accadere i cambiamenti in cui si crede». Per stare dalla parte delle donnesi dice che sia dura e protettiva, combattiva ed empatica, animatrice di discussioni vivaci, ma sempre capace di costruire relazioni oltre ogni ideologia.

«Difendo in tutti i modi, come si sa, la legge 194 sull’aborto, però rispetto i medici obiettori di coscienza e ne capisco le ragioni, purché la loro obiezione sia autentica. Ma se è una soluzione di comodo non la posso tollerare. Quando ci fu il referendum sulla 194 anche mia madre, che era cattolica, la appoggiò dicendo: io non nego a un’altra donna il diritto di decidere. Quella legge ha funzionato. Oggi le interruzioni di gravidanza sono 70mila all’anno, erano 250mila nell’83, anno con i primi dati seri. Prima, 500mila: l’aborto le donne lo facevano lo stesso e ne morivano, ma ora ce lo siamo dimenticato. Devo dire che tra i giovani medici che arrivano in Mangiagalli i non obiettori sono oggi la maggioranza assoluta. È una cosa nuova, degli ultimi due-tre anni».

Quanto ai numeri delle violenze, invece, non c’è riscatto. «La violenza sulle donne è ancora terribile. I numeri di femminicidi sono gli stessi da 15 anni e, anzi, ho l’impressione che stiano aumentando i casi in cui gli uomini si vendicano con l’uccisione dei figli. Per quanto riguarda anche la violenza sessuale, noi siamo il centro di riferimento per tutte le violenze di Milano e provincia, quindi qualunque ospedale, qualunque caserma dei carabinieri manda le vittime in Mangiagalli. Circa 500 l’anno. Certo, sono aumentate le donne che denunciano.

«Sono cresciute pure le violenze sessuali legate alle feste e al consumo di droga, anche se la droga dello stupro più diffusa rimane l’alcol. I ragazzi e le ragazze bevono, ormai lo sappiamo. Quando vado nelle scuole ai ragazzi dico: guardate che non c’è un valido consenso sessuale nel momento in cui una ragazza è ubriaca. E alle ragazze dico: ragazze, state attente, tornate a casa tutte insieme, non lasciate mai l’ultima da sola».

A fine 2023 Cascina Carpana sarà ultimata e pronta a fare irruzione nella vita di donne che, in questo momento, neanche possono immaginarsela un’esistenza nuova e lieve.

«Ci saranno animali della fattoria in libertà. Tanti bambini nel cortile e nella nostra scuola di circo, i bambini della cascina e quelli che verranno da fuori, perché Ri-Nascita sarà un luogo aperto a tutti. Nella grande cucina verranno preparati i pranzi del ristorante, che se non sarà stellato, poco ci manca, perché vorrei che le donne ospiti imparassero a lavorare anche nella ristorazione di lusso, per il loro domani. Gestiranno un bed&breakfast per accogliere i viaggiatori. L’associazione sportiva dilettantistica CampaCavallo si occuperà dell’ippoterapia e i cavalli terranno compagnia ai loro figli. Impareranno un mestiere anche nei laboratori di sartoria ed ebanisteria di design. Ho già chiesto la collaborazione all’Istituto Europeo di Design, alla Naba, alla Scuola del Design del Politecnico».

Kustermann chiama i rinforzi, la società civile risponde: «Carlo Ratti (il famoso architetto-ingegnere-urbanista che insegna al Mit di Boston, Ndr) si è offerto di realizzare il progetto di ristrutturazione della cascina, la Sda dell’università Bocconi mi ha appena assicurato che i suoi docenti terranno corsi di economia domestica alle donne di Ri-Nascita…» (Se volete donare: retedeldono.it/it/progetti/svs-dad-onlus/svs-donna-aiuta-donna).


(Io Donna, 25 giugno 2022)

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