4 Maggio 2021
Corriere della Sera

Arcilesbica, femministe. Le critiche (inattese) alla legge sull’omofobia

di Alessandra Arachi


Non soltanto la maggioranza, il ddl Zan divide l’universo femminista. E divide anche le famiglie: Cristina Comencini guida lo schieramento delle donne che il testo sull’omotransfobia vorrebbero emendarlo, mentre la sorella Francesca sta con le femministe che vorrebbero approvarlo così come è. Premesso che sono tutte ovviamente favorevoli a una simile legge, il disegno di legge Zan ha tuttavia frantumato anche lo schieramento di «Se non ora quando» e adesso nella parte che si chiama «Libere» è la voce di tante storiche femministe che si leva a chiedere cambiamenti alla legge. «Aver esteso il ddl Zan anche ai reati di misoginia e disabilità fa regredire le donne nel passato, le considera una categoria, una minoranza, mentre siamo più della metà del Paese», commenta Francesca Izzo, storica del pensiero moderno e contemporaneo e da sempre femminista. E aggiunge: «Anche sull’identità di genere bisognerebbe fare dei cambiamenti».

È Marina Terragni a spiegarci quali cambiamenti per l’identità di genere. Storica femminista che ha fatto le battaglie accanto al Mit, Movimento italiano transessuali, Terragni dice: «L’identità di genere è un oggetto non definito e non puoi mettere in una legge penale un oggetto non definito. Nel testo si parla di identità autopercepita che è l’ambiguità che apre la porta alla Self-Id, l’autopercezione del genere. Per capire: in California, dove la Self-Id è diventata legge ci sono stati 270 detenuti che si sono dichiarati donne e hanno chiesto di andare nel carcere femminile, con il terrore delle detenute. In Gran Bretagna è successo lo stesso con uno stupratore che si è dichiarato donna. Non basta l’autocertificazione per cambiare sesso, ci vuole un percorso». Per Terragni è da modificare anche l’ingresso nelle scuole per parlare della gravidanza per altri (l’utero in affitto): «Non si capisce, per l’ora di religione ci vuole il consenso dei genitori e per questo no, perché lo decide una legge». Sulla gravidanza per altri, Gpa, si esprime anche la presidente di Arcilesbica Cristina Gramolini: «Bisognerebbe emendare il ddl Zan seguendo una legge approvata dall’Emilia-Romagna: la Regione non finanzia le associazioni che propagandano la Gpa. Con il ddl Zan criticare l’utero in affitto viene considerato omofobia». A chiedere emendamenti al disegno di legge Zan anche tante altre voci storiche del femminismo. Dice Terragni: «C’è l’Unione donne italiane, Udi, la Libreria delle donne e anche una associazione di uomini come Equality Italia, guidata da Aurelio Mancuso».


(Corriere della Sera, 4 maggio 2021)

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