12 Settembre 2022
Domani

Bocchetti: «Meloni è patriarcale ma rifiuta il vittimismo della sinistra. La voteranno tante donne povere» 

di Daniela Preziosi


Giorgia Meloni sarà eletta dalle donne, o soprattutto dalle donne? Per quanto negli ambienti della sinistra per bene l’ipotesi possa sembrare paradossale, arriva a questa conclusione la previsione di Alessandra Bocchetti. Bocchetti, romana, saggista e teorica ma promotrice di pratiche, è un’istituzione per il femminismo, non solo quello romano. E la sua biografia è più o meno la storia del movimento. Da bambina studia dalle Orsoline, poi si occupa di cinema militante nella Unitelefilm, la casa di produzione del Pci. Poi arriva la rivoluzione delle donne: nel 1975 fonda il collettivo femminista Studio Ripetta: una comunità di femministe che intrecciano storia, filosofia, antropologia, sociologia, letteratura. Da quel cenacolo, nel 1978 fonda con altre donne il Centro Culturale Virginia Woolf – Università delle Donne. Sono suoi molti testi che animano, in genere sferzano, il dibattito fra femministe. Soprattutto le pratiche femministe e la critica al potere. Nel 2011 è sul palco della manifestazione Se non ora quando a Piazza del Popolo, insorgenza femminista contro il berlusconismo. È stata severa con il ddl Zan, nell’ultima stagione del parlamento: ce lo ha raccontato a luglio dello scorso anno, usando quella che per il mondo lgbt suona come una provocazione: «I gay pride con i loro carnevali sessuali, porno sadomaso, hanno smesso da parecchio, ai miei occhi, di significare libertà», ci spiegò, «Zan a piazza del Popolo si è presentato con due trans a mo’ di sorelle Kessler», «mi chiedo cosa ho in comune con chi per essere donna ne assume gli stereotipi più retrivi. Per essere donna non basta “sentirsi” donna. Bisogna assumerne la storia, non solo rossetti e tacchi a spillo. Il femminismo è stato il più grande processo di destrutturazione critica mai prodotto nella storia del pensiero. E adesso arriva Zan con le sorelle Kessler? Ma le donne non si sentono offese?». A ottobre uscirà il suo Basta lacrime (Vanda edizioni).

Lo ha detto anche Hillary Clinton: «L’elezione della prima premier in un paese rappresenta sempre una rottura col passato, ed è sicuramente una buona cosa. Però poi, come per ogni leader, donna o uomo, deve essere giudicata per quello che fa». Siamo alla vigilia di una probabile elezione di Giorgia Meloni. La considera anche lei una buona cosa, che poi dovrà essere giudicata per quello che fa? Sento fare ipotesi. Dove sta prendendo i voti la Meloni?

C’è chi dice da Forza Italia, chi dice dalla Lega o addirittura dal Pd. Non sento nominare quel bacino certo, quello di coloro che in genere non votano. Secondo me è proprio lì che prenderà tanti voti. Tra i non votanti due su tre sono donne e sono le più povere, le meno istruite, le più sfortunate, quelle che affrontano a mani nude le difficoltà del giorno per giorno, da sempre trascurate dalla politica.

I partiti della sinistra trascurano le donne più deboli?

Dovrebbero essere naturalmente soggetti di attenzione della sinistra, a loro la sinistra dovrebbe dare parola, ma la sinistra adesso è attratta da altri soggetti. A queste donne la parola sarà Giorgia Meloni a darla, una parola di riscatto, di speranza, di novità. Sarà un’illusione, ma tuttavia tante di queste donne si impegneranno a votare e voteranno lei, in lei vedranno quella forza, quello spazio, quell’ascolto che non hanno.

In lei, una donna di destra a dir poco tradizionalista?

Se non badi all’appartenenza, se non sai la storia, se non sei informata, la sua immagine è attrattiva. È una donna contro tutti, anche contro i suoi stessi alleati. Al posto di un uomo forte, una “donna forte”? Questo suo andare avanti da sola è un’immagine di forza. Sono queste donne che voteranno la Meloni e che la faranno vincere.

Un gruppo di associazioni di donne ha sottoscritto un documento a suo favore. Hanno risposto alcune, fra cui Natalia Aspesi, parlando di «falsa illusione» delle femministe.

È imbarazzante come si parla a vanvera del femminismo. Il femminismo non ha mai lavorato per avere una donna presidente del Consiglio, ha lavorato piuttosto a un cambiamento strutturale. Abbiamo lavorato contro l’assetto patriarcale. Una donna presidente del consiglio potrebbe essere un effetto ma non uno scopo. Comunque Meloni non avrà certo il voto delle femministe. Non basta una spolverata di femminismo all’ultimo minuto.

Una spolverata che peraltro non è pervenuta. Adesso Meloni ha chiesto alla Rai di censurare il cartone Peppa Pig perché in un episodio c’è una bambina con due mamme.

Le frequentazioni della Meloni sono imbarazzanti, compromettenti: Orbán, il Family Day di Verona, Vox, i peggiori nemici delle donne e della loro libertà. Antiabortista, votò sì in quel parlamento surreale dove ci si interrogava se quella minorenne fosse la nipote di Mubarak. La troviamo a fianco di Pillon (Simone, senatore leghista, antiabortista e tradizionalista, ndr). Ecco, mi piacerebbe sapere cosa ne pensa, da donna e da madre, del disegno di legge di Pillon, quella mostruosità che non protegge certo la famiglia perché solo a leggerlo fa passare la voglia di sposarsi e di mettere al mondo figli.

Glielo dico io: Fratelli d’Italia era d’accordo.

Certo, ma vorrei sapere se questo accordo da parte sua viene da convenienze tutte politiche o da convinzioni personali, perché a una donna e soprattutto a una madre quel disegno di legge dà il voltastomaco. Una trappola mortale in nome di una perfetta uguaglianza mai esistita tra donne e uomini.

E nonostante questo lei pensa che ci saranno molte donne che la voteranno?

Vede, lo dicevamo prima: Meloni è una donna forte. Appartiene a quella generazione di donne che non si chiedono più se le donne sono capaci di fare quello che fanno gli uomini, ma cominciano a pensare che lo possono fare meglio. La cifra del vittimismo, tanto caro alla sinistra, vera trappola per le donne, non le appartiene, le politiche delle pari opportunità le fanno orrore. In questo sono proprio d’accordo con lei. Tuttavia penso che la Meloni sia un vero pericolo per le donne. Il suo assetto è totalmente patriarcale. «Dio», «Patria» e «Famiglia» a casa sua sono scritti in maiuscolo. Le femministe hanno lavorato per metterli tutti in minuscolo, ben sapendo che la famiglia può essere un inferno, e che Dio e Patria decisamente non sono stati troppo amichevoli per le donne.

Resta che la sinistra italiana nel suo complesso non si presenta all’appuntamento con una premier donna. Perché?

La sinistra italiana ha avuto delle grandi donne che avrebbero benissimo potuto fare da premier, ma sono state liquidate senza neanche il trattamento di fine rapporto, messe a lato, fatte sparire. Ma di questo non do la colpa agli uomini. Gli uomini fanno il loro mestiere, attaccatissimi al potere come sono. Di questo sono piuttosto responsabili le donne: per mancanza di immaginazione, per troppa deferenza, per credere che l’ubbidienza sia una virtù. C’è da dire che l’ubbidienza spesso premia, ma non immette a grandi scenari: non sarai mai solista, ma sempre nel coro. Ma a pensarci bene forse non è neanche troppo responsabilità delle donne. La nostra libertà è cosa recente e noi donne stiamo imparando a essere libere. Non è cosa da poco.

Lei riconosce una forza personale a Giorgia Meloni. Secondo lei da dove viene questa forza?

Si capisce leggendo la sua autobiografia: un rapporto strettissimo con la madre, la certezza di essere stata una figlia desiderata, voluta contro tutto e tutti, essere uscita prestissimo dalla galassia paterna. Io non la voterò, naturalmente. È un’avversaria, forte e temibile, ma non una nemica. Mi piace pensare che mai una donna possa essere nemica delle altre fino in fondo. Anche se la storia ha di che smentirmi, mi piace pensare così.


(Domani, 12 settembre 2022)

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