4 Ottobre 2019
27esimaora.corriere.it

Cara ministra Bonetti

di Alessandra Bocchetti


Gentile ministra Bonetti,

per prima cosa, benvenuta. Chi le scrive è una libera pensatrice femminista. Le scrivo anche per la forza di un’esperienza comune importante, anch’io sono stata scout fino all’età in cui una scelta finisce per diventare stile.
Intanto grazie per averci rassicurato a proposito del disegno di legge Pillon, che, ci dice, manterrà ben chiuso in un cassetto, era una vera oscenità volta solo a rendere le donne deboli e sottoposte. Chiuso in un cassetto però non vuol dire che non esiste più. Questo nuovo governo può anche averci dato un sollievo, ma in realtà abbiamo bisogno di una vera cura e per una vera cura ci vuole un cambiamento radicale.

Lei oggi si trovain un posto dove potrebbe fare molto perché la politica rivolta alle donne ha bisogno di una vera rivoluzione. Ho letto con interesse la sua intervista sull’Avvenire (13 settembre), che condivido tranne in un punto che però è fondamentale, lei colloca le donne nella fascia debole della società e le mette insieme ai giovani. È proprio questo il punto della “rivoluzione” necessaria.

Le donne non sono affatto deboli, sono in realtà molto potenti. E il mio consiglio per lei è: non parta dalla debolezza delle donne, provi a partire dalla loro forza. Questo è il cambiamento necessario. Non contribuisca anche lei alla perversa narrazione sulle donne, al criterio che le racconta deboli per chi le vuole deboli, che le racconta povere per chi le vuole povere. La debolezza delle donne e la loro povertà non è una sventura, è un programma ben preciso di un ordine antico della società a cui apparteniamo e che finora la politica istituzionale vuole mantenere. La cosa di cui hanno bisogno le donne oggi è la consapevolezza della loro forza. E una buona politica dovrebbe orientarsi in questa direzione, altrimenti nulla cambierà veramente.

[…]
Dia una svoltae trasformi la politica per le donne finalmente in una politica delle donne che riguardi tutti non solo loro.

[…]

Cara ministra, le donne della terza ondata sono quelle che non si chiedono più se le donne sono capaci di fare quello che fanno gli uomini, ma sono quelle che cominciano a pensare che lo possono fare meglio. Ne tenga conto. Bisogna tenerne conto per fare una buona politica, quella che anche il suo partito chiama politica femminista. Chissà se intendiamo la stessa cosa… comunque tra il dire e il fare… staremo a vedere.
Buon lavoro, con simpatia e auguri.


(https://27esimaora.corriere.it/, 4 ottobre 2019)

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